Quello a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane è stato un preoccupante crollo dei ratings WWE, che hanno portato RAW dopo più di 1400 puntate a raggiungere il punto più basso della sua storia in termini di ascolti.
L’infelice situazione ha portato molti ad interrogarsi su quali possano essere le cause di questa rovinosa caduta; proviamo insieme a buttar giu qualche idea su questa debacle.
Assenza di pubblico
Non possiamo non partire da qui, essendo questa l’unica ma fondamentale differenza con un classico show di wrestling.
La WWE, come tante altre imprese, si è trovata travolta dall’emergenza coronavirus, nel pieno della costruzione del suo evento più importante all’anno, Wrestlemania.
La scelta, da un punto di vista aziendale condivisibile, di continuare nello spirito di “the show must go on” l’ha portata a raggiungere la terra promessa del Grandaddy Of Them All; ma la federazione di Stamford non ha perso l’occasione e, nell’immobilismo di qualsiasi altro sport, ha deciso di andare oltre, procedendo nel proporre la sua canonica programmazione settimanale, forse nella speranza di cogliere i frutti economici di essere l’unica ancora in piedi.
Procedere significava però farlo sempre a porte chiuse, sempre senza spettatori, sempre al Performance Center di Orlando. Il pubblico, come facilmente pronosticabile, si è dimostrato una parte essenziale e vitale per la riuscita di un buono show di wrestling.
Seppur l’audience del main roster non fosse così calda come altri, si sente visceralmente la mancanza durante i match di un “This is awesome” o di un “Boring”, dei fischi assordanti per il villain di turno o degli applausi convinti per l’eroe della storia proposta. Una mancanza che assume ancor più peso quando un grande incontro, o un grande spot, avviene nell’assordante silenzio di quella palestra, togliendo a quel momento il valore che avrebbe meritato.
Ma il punto è evidentemente un altro, perché dopo più di 2 mesi ormai ci siamo abituati a questa situazione, e noi fan di questa disciplina continuiamo a seguirla nonostante tutto.
Ma gli ascolti di RAW o di SmackDown sono figli non solo dei fan accaniti, ma evidentemente anche dei casual fan, ossia di coloro che guardano i programmi WWE senza costanza, saltuariamente e che vedono da un giorno all’altro l’assenza di una delle componenti fondamentale dello show, il pubblico.
Questo silenzio che circonda gli episodi non aiuta il telespettatore a guardare con interesse la puntata, non aiuta ad immedesimarsi con quello che si sta vedendo, e questo impasse può essere superato solo da una ferrea voglia di continuare a seguire il prodotto, in assenza della quale il telespettatore cambia canale senza pensarci troppo.
Assenza di star power
Il periodo post-Wrestlemania è poi anche noto per essere un periodo di flessione dei ratings TV, e questo è storicamente dato dal fatto che la WWE, per proporre quanto più imperdibile lo Showcase Of The Immortals, si affida a leggende o part timer che possano aumentare l’attenzione mediatica o quanto meno richiamare quanti più fan all’evento.
I top name coinvolti nelle settimane prima di Wrestlemania spariscono poi col termine della stessa, facendo notevolmente calare l’attenzione verso le puntate sempre di quei fan non abituali.
Facciamo un esempio concreto con le quattro rivalità di spicco maschili di RAW svoltesi a Wrestlemania: a presenziare agli show con costanza nelle ultime settimane sono stati solo Drew McIntyre e Seth Rollins, non troppo casualmente messi l’uno contro l’altro.
Ai due, solo nell’ultima nefasta puntata di RAW, si è aggiunto AJ Styles, in un ritorno a sorpresa che almeno ridona al lunedì sera uno dei suoi protagonisti principali.
Assenza importante per settimane anche quella della campionessa femminile Becky Lynch, anche se poi abbiamo giustamente capito il perché, nonostante lei qualche indizio forse ce lo avesse anche dato.
Assenza di storie all’altezza
Punto dolente e diciamo che, con o senza pubblico, non è neanche questa gran novità. La WWE non è riuscita a sopperire alla mancanza di atmosfera con delle storie adeguate, che permettessero di coinvolgere il telespettatore quanto più possibile.
Per lo show rosso è sicuramente risultata positiva l’impostazione del feud tra il Messia e il campione WWE, ma la costruzione di Drew come campione credibile continua a non essere convincente: look e in-ring skills non mancano allo scozzese, ma distruggere ogni settimana l’alleanza americo-messicana di Zelina Vega non consolida la credibilità di nessuno, né di McIntyre, né di Andrade come campione USA.
Il resto appare un contorno solo per raggiungere le fatidiche tre ore, pieno di squash o match inutili.
SmackDown, come ha spesso fatto nella sua storia recente, continua a proporre degli show brutti, e non ci sono altre parole per descriverli.
Puntate noiose, ripeteve, stessi incontri, stessi cliché e assenza di personaggi carismatici, con le dovute e poche eccezioni.
La faida tra il campione Universale meno legittimato ad esserlo, Braun Strowman, e il suo vecchio creatore Bray Wyatt aveva delle potenzialità interessanti, che non sono state ancora del tutto espresse.
Il passato è un tema cardine delle rivalità che coinvolgono l’ex Guru delle Paludi, ed è stato immancabilmente riproposto anche in questa rivalità, ma è stato fatto in maniera banale, seppur forse ci sia ancora qualcosa da approfondire nelle prossime settimane.
La situazione attorno al titolo femminile blu è raccapricciante: si è ben capito dove la federazione voglia arrivare tra Bayley e Sasha, e le storie fino al loro incontro si evolvono nella medesima maniera, con lo stesso canovaccio, ripetuto per settimane e mesi.
E la gente al netto di tutto questo è stanca di vedere puntate così.
What’s next?
Citando l’amato podcast del nostro sito, cosa deve riservarci il futuro e soprattutto la WWE farà qualcosa per rialzare i ratings?
Un primo tentativo è stato fatto nell’ultima puntata di RAW: la scena di Seth Rollins, durissima e molto cruda, rientra sempre in quelle eccezioni al TV-PG che la federazione si concede nei momenti di difficoltà.
E per l’assenza di star power si è provato a risolvere calando il jolly, coinvolgendo Randy Orton e Edge nella costruzione del più grande match di wrestling di sempre (un po’ presuntuoso Charley, non trovi?) a Backlash, un rematch forse non necessario in quanto la storia aveva già finito di raccontare tutto, ma che potrebbe sicuramente portare i sempre citati casual fan a non cambiare canale il lunedì sera.
I problemi ci sono, alcuni non sono colpa della federazione, altri sicuramente si, non ci resta da amanti delusi che sperare che questi catastrofici ratings WWE costringano la federazione a proporre degli show imperdibili, nei limiti ovviamente di quello che si può fare. Per essere fiduciosi il materiale non manca.