Il COVID-19 è stato uno degli eventi più incisivi sulla popolazione mondiale dalle due guerre mondiali. Una pandemia mondiale che ha fermato il mondo intero. Mentre il motore sembra essere in riscaldamento, tornare indietro è sempre un colpo al cuore sentendo le storie di tutte le persone che hanno avuto disagi e problemi legati al Coronavirus. Anche il wrestling ne ha pagato le conseguenze e per alcuni nostri atleti è stato un momento molto difficile, così come ha svelato Karim Brigante in una recente intervista.
Karim Brigante: il suo viaggio della speranza negli USA
Ospite dello show “Attenti a quei due” Karim Brigante ha raccontato tantissime storie personali, dalla morte di suo padre fino alle sue numerose apparizioni in giro per il mondo soffermandosi, tra l’altro, sul suo racconto personale che lo ha visto protagonista di un momento spiacevole vissuto nel pieno del primo tragico lockdown negli USA:
Quando iniziò tutto ero proprio negli Stati Uniti, ero appena tornato dall’Inghilterra e finalmente potevo tornare in America. Avevo tanti show a St.Louis e in Tennessee. Ero lì anche per un motivo personale, volevo visitare la tomba del mio allenatore Harley Race che era venuto a mancare da poco e proprio in quel momento arrivò il COVID. C’era il panico, tutto iniziava a chiudersi, anche gli aeroporti.
Il rischio di superare il periodo del visto temporaneo costrinse Brigante ad un vero e proprio viaggio della speranza:
Tutti i voli erano cancellati, c’era un solo volo per l’Italia che partiva da New York ed io ero a St.Louis. Quindi presi un pullman da lì per New York, 28 ore di viaggio ininterrotte, ho attraversato mezza America sotto pandemia e ho preso l’ultimo aereo disponibile.
Questo è solo una parte della bella intervista a Karim Brigante che potete vedere qua sotto, restate connessi su The Shield Of Wrestling per tutti gli aggiornamenti.