Pills Of Wrestling #35: Bruno Sammartino | Veniva chiamato “La Leggenda Vivente Del Pro Wrestling” e nessuno come lui è riuscito ad essere così influente per la disciplina. Siete pronti a ripercorrere le tappe principali del wrestler italiano che più di tutti ha fatto la storia del wrestling?
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Impossibile parlare di wrestling, specie di quello italiano, senza prima soffermarsi sul suo massimo esponente, una figura leggendaria a cui dobbiamo molto più di quello che possiamo immaginare. Nel 1935 nasceva Bruno Leopoldo Francesco Sammartino e nessuno avrebbe mai immaginato che quell’uomo avrebbe gettato le fondamenta del pro wrestling diventando il pioniere dello sport spettacolo che noi tutti amiamo così tanto.
Dall’Italia al sold out al Madison Square Garden.
Dal suo paese natale abbruzzese, Pizzoferrato, Bruno si trasferì a Pittsburgh all’età di quindici anni e ben presto iniziò la carriera da lottatore professionista catturando l’attenzione dell’allora World Wide Wrestling Federation, vecchio nome dell’attuale WWE, diventando la loro star di punta. Con il ring name di Bruno Sammartino, verrà ricordato nel corso degli anni come “The Italian Strongman” (“l’italiano forzuto”), “The Original Italian Stallion” (“lo stallone italiano originale”) e “The Living Legend of Professional Wrestling” (“la leggenda vivente del wrestling”).
La sua popolarità raggiunse una tale importanza da fare il tutto esaurito al Madison Square Garden per 188 volte, numeri impensabili persino per Elvis Presley. Nel 1963 entrò nella WWWF e dopo pochi mesi, più precisamente il 17 maggio, sconfisse l’allora campione “The Nature Boy” Buddy Rogers in appena 48 secondi conquistando il WWWF World Heavyweight Chiampionship, titolò che dettenne per sette anni e otto mesi (2.803 giorni) diventando il campione più longevo della storia della disciplina.
Sconfitta e rinascita.
Il 19 gennaio 1971 perse il titolo contro Ivan Koloff proprio al Madison Square Garden e la sconfitta portò i 22.000 spettatori al silenzio tombale dinnanzi al proprio idolo battuto. Il primo dicembre del 1973 riuscì a riconquistare il titolo sconfiggendo Stan Stasiak dando vita ad un secondo regno durato circa quattro anni (1.237) a suo dire ben più impegnativo del primo viste le ardue difese titolate che ha dovuto sostenere.
Nikolai Volkoff, Toru Tanaka, Ken Patera, Stan Hansen e Bruiser Brody sono solo alcuni dei nomi storici che hanno cercato invano di strappare il titolo a Bruno Sammartino. Alla fine fu Superstar Billy Graham a porre fine al suo regno titolato che lo sconfisse usando le corde illegalmente per vincere il match. Con i suoi 4.040 giorni combinati da campione, Bruno fu portabandiera del “mat wrestling”, stile di lotta molto famoso all’epoca, e diventando il pioniere dello stile da “brawler” (“rissaiolo”) combinandolo all’uso di manovre e mosse che richiedevano grande forza fisica. Il suo spiccato carisma e il fatto che apparisse sempre come il classico bravo ragazzo lo resero uno dei wrestler più popolari tra gli anni sessanta e ottanta.
Gli ultimi anni.
Nel 2013 è stato introdotto nella WWE Hall of Fame da Arnold Schwarzenegger, suo amico di lunga data. Bruno morì il 18 aprile 2018 lasciando un vuoto davvero importante nel mondo del wrestling. Fortunatamente riuscì ad assistere all’inaugurazione di una statua in suo onore nella sua città natale, Pizzoferrato, consacrazione ricevuta il 5 agosto 2017.
Bruno Sammartino non è soltanto il wrestler italiano più importante mai esistito ma il migliore di sempre e il suo spirito deve essere un faro per tutti i lottatori che stanno cercando di realizzare il proprio sogno.