Sognando Il Ring – La nostra recensione | Sognando Il Ring è il primo di quelli che saranno una lunga serie di film targati WWE e Netflix. Io sono Michael Formica e vi do il benvenuto a questa nuova recensione.
Potete trovare questa notizia e tutti i nostri contenuti anche sulla nostra app. SCARICALA QUI!
Con la durata di 1 ora e 41 minuti, Sognando il Ring, film di Jay Karas, nonché primo di una lunga serie di pellicole targate WWE e Netflix, è uscito nella celebre piattaforma e ha subito fatto parlare di sé.
Il film racconta le avventure di Leo Thompson, un ragazzino di 11 anni amante della WWE che, dopo una serie di circostanze fortuite, trova una maschera magica da wrestling che gli conferisce una super forza. Per far fronte ad alcuni problemi familiari, Leo utilizzerà questa maschera per partecipare a un torneo della WWE e, grazie all’aiuto della nonna e dei suoi migliori amici, dovrà vedersela con temibili sfidanti e sfide davvero difficili.
La Recensione
Nel proseguire della recensione eviterò di farvi dei possibili spoiler così da non influenzare negativamente la vostra visione, tuttavia è doveroso dire che questo film lascia tanto amaro in bocca. Sia chiaro, questo film non parla della disciplina, dei suoi retroscena e/o della vita dei wrestler, tutt’altro. È il classico film pensato e mirato per un target che può andare dagli 8 ai 12, forse 14 anni al massimo (e su quest’ultimo punto credo di esagerare) pertanto è difficile per una persona che è cresciuta a pane, wrestling e cinema come me non evidenziare determinati errori. Perché seppur comprendo le scelte di marketing non comprendo altre scelte stilistiche, a tratti persino forzate, che a mio parere rendono il film non molto entusiasmante persino per i bambini di 12-14 anni.
Andiamo con ordine. Si sente l’assenza di un vero regista, Jay Karas vanta un curriculum di regista e produttore che si è fatto le ossa con le sitcom statunitensi Superstore, Parks and Recreation e Splitting Up Together. Esperienze che la dicono assai lunga già dal gusto visivo della pellicola che risulta anonima e senza ottimi spunti risultando l’ennesimo compito registico targato Netflix. Il tasto dolente, inoltre, arriva con la scrittura ad opera di Larry Postel, Zach Lewis, Jim Mahoney e Peter Hoare, anch’essi provenienti dal genere comedy che hanno principalmente sfornato film dal dubbio successo. Se il team tecnico non è dei migliori, non lo è nemmeno la storia la quale, nonostante qualche ottima battuta che riesce a strappare un piacevole sorriso, va ad arenarsi nel momento in cui deve trattare con mano la parte del lottato creando un’aurea surreale attorno ai poteri del ragazzo.
Tra poteri e problemi di scrittura: che il film sia più una trovata pubblicitaria?
Tra super-velocità e super-forza, le scene esagerate non sono di certo mancate e alcune rasentano una tale infantilità che farebbero storcere il naso persino ai ragazzini. Un film che per certi versi sembra uscito negli anni 90 e che non sembra essersi accorto che il mondo legato alla Disney sta abituando i propri spettatori a prodotti di ben più alta qualità e spessore, vedi il comparto legato ai film d’animazione.
Nel cast troviamo Seth Carr che veste i panni del protagonista Leo, Tichina Arnold nel ruolo della nonna e gli unici due attori con più esperienza, ovvero Adam Pally che interpreterà il ruolo del padre di Leo e Ken Marino nel ruolo di manager cattivo di uno degli atleti partecipanti al torneo, avranno meno screen time di tutti gli altri. Il film ha un ottimo inizio concentrandosi sulla vita difficile della famiglia di Leo ma ben presto iniziano tutta una serie di cliché che, come dette in precedenza, rendono il film scontato, banale e troppo prevedibile lasciando in sospeso troppi dettagli. Quali sono le motivazioni di questi personaggi? Perché viene fatto un torneo così importante per la WWE in una sola città? Perché manca coraggio nell’affrontare certi problemi familiari dando così un forte messaggio allo spettatore?
L’unica nota positiva è la presenza di molte Superstars WWE. Tra questi, vedremo Kofi Kingston, idolo del protagonista Leo, The Miz, conduttore e mattatore del torneo, Babatunde Aiyegbusi che trova ampio spazio nel film, e persino Keith Lee, Mia Yim, Sheamus, Corey Graves, Renee Young e Otis, quest’ultimo protagonista di una delle scene più nonsense della pellicola. Non mancano le citazioni e le memorabilia. Vedremo riferimenti a Ric Flair, André The Giant e anche pezzi di RAW e SmackDown tra i New Day e gli Usos.
Ed è proprio qui che si fa strada una sensazione che rispecchia perfettamente il detto “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. Il film fa giustamente leva sui volti della WWE e il torneo viene inserito all’interno del mondo di NXT e, una volta finita la visione, il tutto sembra mettere in risalto più una marchetta per sponsorizzare la WWE che il voler raccontare una storia.
Giudizio finale
Difficile dare un giudizio a questa pellicola. Il film ricalca pesantemente il tono della PG-TV intrapreso negli ultimi anni dalla WWE e proprio per questo è impossibile per un adulto apprezzare appieno un prodotto che sicuramente andrebbe visto con gli occhi di un bambino. Tuttavia, dubito fortemente che questo film riesca a catturare l’attenzione di un bambino e se l’intento è quello di espandere il brand della federazione allora qualcosa andrà sicuramente rivisto.
Film prevedibile, piatto e a tratti fuori luogo. Il giudizio finale è alquanto negativo e se volete provare a vedere il film cercate di immedesimarvi nei panni di un bambino anche se è difficile non storcere il naso di fronte a certe scene e ad una scrittura fin troppo elementare.
Di seguito potete vedere il trailer del film.