Altri otto lottatori WWE sono stati rilasciati la scorsa notte. Il mattatoio di casa McMahon continua a lavorare, ma sono davvero necessari questi tagli?
Con gli otto della scorsa notte sono 82 i lottatori WWE ad aver ricevuto la notifica di licenziamento dalla compagnia nel 2021. Una triste sfilza di uomini e donne che si trovano a perdere il lavoro per cause non certamente loro ma attribuibile a quello che a Stamford chiamano “tagli al budget”. Quello che è stato un alibi perfetto nel 2020 non calza più per il 2021 e i fan, adesso, non ne possono davvero più.
WWE, la mattanza continua
Con un atteggiamento che possiamo definire spietato e, per certi versi, autolesionista, la WWE ha deciso di buttare all’aria numerosi grandi progetti che, se supportati da una dirigenza decisa e un team creativo più competente, avrebbero potuto aiutare nella risalita degli ascolti che potrebbero essere peggiori se non fosse per i soliti 10 big che vengono spremuti ogni settimana.
Il consuetudinario ciclo di licenziamenti arriva dopo le notizie del bilancio che, senza nessun dubbio, sfonderà il muro del miliardo di dollari di fatturato. Sotto la guida di Nick Khan la WWE si è tramutata da “casa dei sogni dei lottatori” a “incubo dei sognatori” col solo scopo del miglioramento del bilancio.
Secondo Forbes si tratta di una tattica per aumentare il valore di vendita della compagnia a dei possibili acquirenti. Ma a che costo? Vale davvero sacrificare il talento di chi dovrebbe, o potrebbe, portare altri milioni di dollari nelle casse con la sola arte per cui la WWE vive ossia il wrestling?
Che succede a Stamford?
Il rilascio degli Hit Row ha scatenato le ire dei fan nelle ultime ore per il trattamento ricevuto: perché promuoverli nel Main Roster con sostegno della dirigenza per poi smembrarli e, dopo due settimane, licenziarli? Tagli al budget? Non ci crede più nessuno.
La stessa domanda possiamo farla per altri casi: perché rendere Braun Strowman campione Universale a WrestleMania e poi rilasciarlo poco dopo? Tagli al budget? Non ci crede più nessuno.
Perché licenziare gente come Bray Wyatt, Rusev, Nia Jax, Aleister Black, Buddy Murphy o Keith Lee? Va bene, nessuno ha il posto garantito ma chi si salva da questa Royal Rumble aziendale sarà finalmente ben sfruttato o dovremo aspettarci il prossimo ripensamento per una nuova mattanza?
Ovviamente la compagnia paga due variabili: l’assoluta incapacità di scrivere delle storie avvincenti e, specialmente, la grintosa rimonta della AEW.
Con questa scellerata mossa autolesiva, la WWE ha ridotto il parco lottatori di molto. Ormai il piano è chiaro: l’unico brand da valorizzare è la stessa compagnia, non più i lottatori. Intanto gli ascolti crollano e i fan non vanno più agli show, come nel recente caso di Survivor Series. Non può essere sempre WrestleMania o Crown Jewel. Serve un ritorno alle radici e serve presto, la gente inizia davvero a non sopportare più le prese in giro. Questo “intrattenimento” inizia a stancare.
In giorni come questi non c’è da essere felici, il wrestling sfugge dalle mani dei fan e delle stesse potenze lasciando spazio al rancore e alla rabbia. Sentiamo l’inevitabile scorrere del tempo e nessuna soluzione positiva all’orizzonte. La mattanza in WWE non finirà certo stanotte ma la pazienza di alcuni fan sì.
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