Antonio Inoki e la storia in merito al suo incontro con il dittatore dell’Uganda, tra verità e bugie.
Una delle figure più controverse del pro-wrestling mondiale è sicuramente quella di Antonio Inoki. La leggenda del puroresu non fu solo un wrestler ma anche un attivo politico e, tra le tante idee che aveva in mente, vi fu anche quella di affrontare in un match il Presidente dell’Uganda.
Ma andiamo con ordine e partiamo dall’inizio di quella che sarebbe potuto essere uno degli eventi più assurdi nella storia degli sport da combattimento.
Antonio Inoki, il dittatore dell’Uganda e… Muhammad Ali
Pensavate che uno show di wrestling in Corea del Nord con ben due date e la partecipazione di oltre cento mila fan in arena fosse troppo? Non sapete, allora, dell’incredibile storia che gira nei meandri del web e del giornalismo sportivo in merito all’incontro tra Antonio Inoki e il dittatore dell’Uganda, con arbitro speciale Muhammad Ali.
È il 1978 e la New Japan Pro-Wrestling è stata fondata da pochi anni da Antonio Inoki, ma le idee di quest’ultimo vanno già oltre la Terra del Sol Levante. il 30 Dicembre di quell’anno, sulle pagine di alcuni giornali giapponesi, emerge la notizia di un possibile match tra Inoki e Idi Amin, Presidente dell’Uganda ed ex pugile, ritiratosi da campione ugandese.
Il passaggio dalla teoria alla prassi si sarebbe dovuto concretizzare con il promoter Yoshio Ko, noto ai più per essere stato l’uomo dietro il The War of the Worlds, ovvero il match del 1976 tra Antonio Inoki e Muhammad Ali al Nippon Budokan di Tokyo. Ebbene, nel 1979, durante una conferenza stampa, fu annunciato che, in un incontro a ”regole flessibili”, mischiando i generi di lotta, Inoki e Amin si sarebbero affrontati in Uganda, nella capitale di Kampala, in uno stadio da calcio da 35 mila posti a sedere.
In aggiunta, l’emittente Top Rank Boxing si sarebbe occupata della trasmissione televisiva del match negli Stati Uniti e negli altri paesi occidentali.
Il primo avrebbe guadagnato 500 mila dollari; il secondo nulla, perchè era una figura pubblica e, infine, l’arbitro speciale, Muhammad Ali, avrebbe guadagnato 1 milione di dollari. Gran parte dei guadagni sarebbe però andata nelle tasche del governo ugandese. In quel periodo, Amin era un feroce dittatore che, secondo alcune stime da enti umanitari internazionali, aveva causato tra le 80 mila e le 300 mila vittime, gran parte per ragioni di origine etnica.
La verità sulla storia…
In realtà, però, fu quasi tutto un piano orchestrato dalla strana mente di Yoshio Ko, visto che poche settimane dopo l’ ”annuncio”, l’ambasciatore ugandese in Giappone, Samusoni Bigombe, aveva smentito tutto. Nonostante ciò, e nonostante la figura altamente controversa del dittatore Amin, settimane dopo la smentita, Antonio Inoki si era detto ancora interessato al match e che non si trattasse affatto di un’invenzione.
A rendere la storia ancora più assurda furono le altre dichiarazioni di Inoki: a sua detta, il limite che ha impedito la messa in scena del match erano state le regole fin troppo “rigide” da adottare durante lo scontro, le stesse che aveva già dovuto affrontare durante l’incontro con Ali. Nessuna menzione era stata fatta sulle vere limitazioni all’evento, ovvero il coinvolgimento di un cruento assassino.
Fortunatamente, questo vero e proprio incubo non ha preso luogo. Inoltre, poco dopo la faccenda, Idi Amin fu anche scacciato in esilio dal paese.
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We all know that Antonio Inoki has done some crazy things during his career. Many of which have been down right insane. But one of his more outlandish moments didn’t actually take place. pic.twitter.com/2PeH2ibWPY
— Allan (@allan_cheapshot) February 1, 2025
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