La Crossover Wrestling è una federazione di pro-wrestling italiana nata nel 2018 a Reggio Emilia. Il suo obiettivo dichiarato è quello di fondere il wrestling con altri mondi dell’intrattenimento come quello del cosplay. Pertanto, gli atleti che si esibiscono sono di diversa estrazione tra cosplayer che si stanno formando a modo loro nella nuova disciplina ed altri lottatori che si prestano alle usanze della promotion.
Nell’ultimo anno sono stati introdotti due personaggi: URSSUS e Zar, noti in tag team come Armata T-14. La loro gimmick, come fanno intendere i nomi, è uno scimmiottamento di numerosi stereotipi sulla Russia e sull’Unione Sovietica, se vogliamo anche un po’ confusi tra di loro.
Crossover Wrestling: storyline di pessimo gusto
Un odierno post su Facebook della Crossover Wrestling indicherebbe il loro tag team Armata T-14 come responsabili dell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina e “chiede l’immediato abbandono del campo di battaglia da parte dell’Armata T-14 e si riserva il diritto di sanzionare pesantemente il duo e chiunque lo sostenga direttamente o indirettamente”. Il post reca la firma del presidente della federazione, Cristian Panarari.
Il wrestling è spettacolo, intrattenimento, e talvolta per creare clamore attorno a sé si sono utilizzati nel corso della storia degli espedienti più o meno apprezzabili. Viene però da chiedersi quale sia il limite della decenza e quanta sensibilità si abbia per argomenti così seri e distanti da ciò che il wrestling dovrebbe essere: show per divertire e svagarsi. The Shield Of Wrestling non è chiaramente la piattaforma adatta per parlare della questione, né l’autore dell’articolo si ritiene sufficientemente competente. Riconosciamo però la realtà dei fatti: Paesi dilaniati, vite umane spezzate.
Non crediamo sia questo metodo, poco professionale e assolutamente non rispettoso, nonché noncurante della situazione reale, a fare del bene alla disciplina. Non è il buzz a tutti i costi che renderà la Crossover Wrestling ma soprattutto lo sport-spettacolo apprezzati e riconosciuti in Italia e nel mondo e, a prescindere da ciò, bisogna rispettare la drammaticità degli eventi.