La Ganso Bomb, Kenny Omega, Gabe Kidd, King’s Road, Four Pillars e Tokyo Dome: tutto l’occorrente per un ponte tra passato e futuro.
Siamo al Tokyo Dome per Wrestle Dynasty 2025, un evento che unisce la All Elite Wrestling, il Consejo Mundial de Lucha Libre e la New Japan Pro Wrestling. Nel pre-main event, al centro del ring, si consuma l’atto finale di una carneficina: il rientrante Kenny Omega si batte contro la stella emergente Gabe Kidd in un crescendo di azione, violenza e voglia di riscatto.
396 giorni dopo una diagnosi di diverticolite e timore perfino del ritiro, Omega, resiliente come Kobashi, torna nel Tokyo Dome per ricordare a tutti di essere ancora “The Best Bout Machine”. Gabe Kidd, membro del Bullet Club War Dogs, d’altro canto, intende affermarsi come il presente e futuro della disciplina: motivato dalla voglia di annientare l’eredità di Omega, il cui nome è stato legato al Bullet Club, è agli occhi di Kidd ormai obsoleta; è deciso a sorpassare ogni limite per assicurarsi la vittoria.
Ed è proprio questo climax di brutalità che culmina in uno spot clamoroso a riportarci indietro nel tempo cioè quello dell’esausto Gabe Kidd che, in un ultimo sprint di carica, sferra una Ganso Bomb a Kenny Omega seguita da un Piledriver in pieno stile King’s Road.
The Four Pillars of Heaven
La legacy di mosse letali come la Ganso Bomb o la Burning Hammer si riflette nell’incontro tra Omega e Kidd, regalandoci momenti dal sapore di quel puroresu anni ‘90 della All Japan Pro Wrestling e riferimenti allo stile lottato della King’s Road dei leggendari Four Pillars.
Si definisce King’s Road lo stile di wrestling sviluppato nella All Japan Pro Wrestling di Giant Baba negli anni ‘90 e associato agli incontri dei suoi Four Pillars (Mitsuharu Misawa, Kenta Kobashi, Toshiaki Kawada e Akira Taue). Si caratterizza per l’assenza quasi totale di segmenti parlati, per la prevalenza delle azioni in-ring come veicolo narrativo delle storylines tra characters, e, citando le parole di Toshiaki Kawada, “è una manifestazione del fighting spirit e del bisogno di oltrepassare ogni limite raggiunto nell’incontro precedente”, ed è proprio di questa visione che si fa simbolo la Ganso Bomb, dal giapponese “powerbomb originale”.
Tra esperti e appassionati non si hanno origini sicure sull’inventore o esecutore della prima Ganso nella storia del wrestling ma è sempre stata associata a Toshiaki Kawada (infatti viene denominata anche Kawada Driver) e alla sua prima esecuzione durante il suo incontro del gennaio 1999 contro Mitsuharu Misawa per il Triple Crown Heavyweight Championship. Quest’incidente non fece altro che alimentare la mitologia che tuttora avvolge la longeva rivalità tra i due Pillars consacrandola come una delle faide più emozionanti di sempre nel professional wrestling.
La nascita della Ganso Bomb
Verso la metà dello scontro, Kawada sferra un colpo d’avambraccio in rotazione a Misawa e, prendendo male le misure, finisce per rompersi il braccio. Kawada continua comunque a lottare nonostante il dolore per altri 15 minuti e, nella sequenza finale, riesce a porre Misawa nella posizione perfetta per sferrargli una powerbomb.
Misawa reagisce cercando di portare a segno una Frankensteiner ma Kawada lo blocca poiché, lavorando con un solo braccio ed essendo esausto dal match, non riesce nè a reggere la difesa di Misawa nè a sollevarlo per sigillare la powerbomb di conseguenza, dopo alcuni ultimi tentativi per sollevarlo senza successo, finisce per far atterrare Misawa dritto sulla testa, non sulle spalle o sulla schiena come consueto e senza alcuna protezione: così nacque la Ganso Bomb.
Il pubblico, in un mix tra inorridito, sotto shock e preoccupato si eleva dagli spalti in urla e schiamazzi per la pericolosità della manovra inedita, i commentatori non hanno idea di cosa accada ma sanno sicuramente che una compressione della spina dorsale di questo genere può provocare danni irreversibili se non addirittura mortali. In ogni caso, la Ganso Bomb incredibilmente non chiude il match poiché Misawa pensava fosse un incidente e non il finale pianificato ma Kawada riesce a vincere l’incontro con una Vertical Brainbuster immediatamente successiva, come se la Ganso fosse stata solo un antipasto, ironico considerando la rischiosità di un colpo simile.
Per questo Kawada fece ricorso alla sua nuova creatura solo altre due volte nel corso della sua carriera. La seconda contro Keiji Muto nel 2002 e la terza nel 2005 nuovamente contro Misawa in NOAH, nel loro ultimo match prima dell’improvvisa morte di quest’ultimo nel 2009.
Questa terrificante manovra, inoltre, si accodava ad un certo filone di sperimentazione competitiva dei Four Pillars nell’utilizzo delle loro Ultimate Finishers adibite a sigillare le rivalità più ostiche delle loro carriere con forti impatti alla zona testa e del collo.
Un passato da rispettare
Non è solo la brutalità che rende la Ganso Bomb così potente: è la sua connessione con il passato del wrestling, un passato che Omega e Kidd non solo rispettano, ma incarnano. Ogni esecuzione di una mossa come questa è un tributo, un richiamo ai grandi del passato e, al tempo stesso, una sfida a superare il loro esempio.
Mitsuharu Misawa aveva la sua Tiger Driver ‘91 eseguita per la prima volta nel 1991 su Akira Taue, così denominata in omaggio al suo passato con la gimmick di Tiger Mask, sviluppata dal famoso manga. Misawa bloccava l’avversario agganciandosi a entrambe le braccia, lo sollevava come per una powerbomb, ma lo lasciava cadere direttamente sulla parte alta del collo e delle spalle, aumentando pericolosamente l’impatto.
Sarà utilizzata pochissimo e come soluzione estrema nella storica rivalità con Kenta Kobashi e anche con Kawada per poi essere perfino vietata negli anni seguenti. Nel 2023 e 2024 ha raggiunto nuove vette di popolarità in AEW grazie a Will Ospreay che l’ha portata a segno nei match contro Kenny Omega, Bryan Danielson e MJF.
Kenta Kobashi aveva, invece, la sua Burning Hammer: l’avversario veniva caricato in posizione supina sulle spalle di Kobashi, questi lo lanciava violentemente provocando un brusco atterraggio sulla testa o sul collo con una caduta all’indietro.
Kobashi la sviluppa appositamente per utilizzarla su Misawa e riuscire finalmente a sconfiggerlo e fu proprio lui a subirla per primo nell’ottobre 1998. Anche qui, dopo il primo utilizzo, gli spettatori sono affascinati e inorriditi al tempo stesso temendo che Misawa abbia potuto subire danni fisici permanenti.
Questa devastante mossa fu utilizzata solo sette volte di cui la maggior parte su Misawa e su Jun Akiyama; inoltre diverrà una delle manovre più imitate e omaggiate di sempre da parte di lottatori con i più disparati background e stili come simbolo di sacrificio, competitività e aggressività nel wrestling.
Infine, Akira Taue sviluppò la sua Ore Ga Taue cioè una chokeslam eseguita spesso anche dall’apron ring che scaraventava l’avversario sulla schiena da una posizione sopraelevata, generando un forte impatto sulla zona vertebrale e lombare.
Ciò che, però, distingue la Ganso Bomb dalle altre elencate è che per Toshiaki Kawada non è mai stata la mossa decisiva per la vittoria di un match mentre le altre generalmente sì con poche eccezioni.
La maledizione della Ganso Bomb
La maledizione della Ganso Bomb ha infatti colpito anche Gabe Kidd che, seppure abbia sfoderato una sequenza da brivido Ganso Bomb-Piledriver su un Omega ormai stremato, non sia comunque riuscito ad assicurarsi la vittoria dell’incontro, nonostante l’abilità di Kidd nello sfruttare lo studio del passato come arma a suo favore.
Il match non si conclude con la sua vittoria, ma con la riconferma di Omega come simbolo di resilienza e sacrificio. Come già fatto dai Four Pillars, Omega si rialza dal limite stesso della malattia, per dimostrare che la sua carriera non è ancora finita e che il suo posto tra i più grandi è cementato. Il giovane Kidd, sebbene sconfitto, ha però lasciato il segno, dimostrando che il suo posto nel futuro del wrestling è ormai una certezza.
In un trionfo di emozioni, fatica e pura forza di volontà, il Tokyo Dome ha assistito non solo a una battaglia tra due uomini, ma a un confronto tra generazioni che, se differiscono negli stili, condividono lo stesso messaggio inequivocabile: il wrestling è fatto di sacrificio, passione e continua ricerca di superare ogni limite.
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