Pills Of Wrestling #37: Gorgeous Ladies Of Wrestling | La rivoluzione femminile nel mondo del wrestling avvenuta negli ultimi tempi ha profonde radici sin dagli anni 80. Con le sue assurdità, oggi parleremo di un capitolo di storia che oggi giorno è conosciuto grazie all’omonima serie televisiva targata Netflix. Siete pronti a scoprire le vere Gorgeous Ladies Of Wrestling?
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Mai prima d’ora wrestling e cinema stanno andando così d’accordo. Sempre più spesso stiamo assistendo a lottatori che riescono ad avere successo nel settore cinematografico e persino i grandi produttori si stanno accorgendo della potenzialità narrativa di questa disciplina dedicandovi film a riguardo. The Wrestler (2008) e Fighting With My Family (2019) sono solo due dei più grandi esempi a riguardo, tuttavia, esiste una serie televisiva che dal 2017 è finita nelle case di milioni di persone suscitando sempre più interesse verso la disciplina. Di quale stiamo parlando? Di GLOW, serie targata Netflix che questa estate si concluderà con la quarta stagione.
Oggi non parleremo della serie in sé ma della storia a cui essa si ispira.
Le vere Gorgeous Ladies Of Wrestling!
Siamo nei magici anni 80. La WWE stava rivoluzionando la disciplina con l’Hulkamania e un imprenditore, affascinato da questo mondo fatto di lottatori e di storie, decide di contribuire a tale rivoluzione fondando nel 1986 una promotion tutta a tema femminile: Gorgeous Ladies of Wrestling, nota anche come GLOW.
Il merito di questa creazione va attribuita a David B. McLane, già citato imprenditore che ideò il tutto mentre stava lavorando come announcer e promoter per una federazione di Indianapolis, la World Wrestling Association. L’ispirazione di una promotion tutta femminile è dovuta dopo aver visto le reazioni dei fan presenti durante un match femminile. David propose l’idea allo show runner, il lottatore Dick the Bruiser il quale, però, non credeva che il pubblico di Indianapolis avrebbe accolto positivamente una promotion di wrestling femminile.
Amareggiato, McLane fece un atto di fede e andò a Hollywood indicendo un casting sia su The Hollywood Reporter che su Variety. Alla chiamata risposero più di 500 donne e, dopo aver selezionato coloro che riteneva più adatte, assoldò inizialmente il wrestler messicano Mando Guerrero per poi sostituirlo con il veterano Cynthia Peretti.
Dall’ipotetico successo televisivo al tracollo
McLane mise a segno un contratto televisivo con una compagnia chiamata Independent Network Incorporated (INI). L’executive dell’emittente propose di utilizzare il Riviera Hotel and Casino a Las Vegas Strip come location per lo show e ben presto un gruppo di circa una dozzina di lottatrici si trasferì. Grazie a nuovi investimenti e all’arrivo di altre lottatrici, GLOW inizia ad ottenere sempre più rilevanza tra il pubblico ed era pronto per il grande debutto passando in canali di distribuzione più grandi.
Tuttavia, le cose non andarono come previsto. Lo show fu infatti oggetto di critiche che lo hanno battezzato come privo di qualità e pieni di spazzatura. Come se non bastasse, GLOW fu facile bersaglio delle femministe dell’epoca che criticarono aspramente la mercificazione del corpo delle atlete.
L’eredità culturale
Dopo appena 4 stagioni, le Gorgeous Ladies of Wrestling chiusero i battenti e la loro eredità culturale è riemersa negli ultimi anni sia grazie all’omonima serie di Netflix che al wrestling-web. I personaggi colorati, la comicità spesso sopra le righe e un lottato sacrificato in nome della mera estetica femminile, hanno reso le puntate di GLOW un cimelio dal dubbio spessore morale.
Nel 2011 il Bleacher Report ha posizionato la serie tra le 25 peggiori promotion di wrestling finendo in quindicesima posizione. Ironia della sorte, il documentario “GLOW: The Story of the Gorgeous Ladies of Wrestling” rilasciato nel 2012 è stato un successo riuscendo persino a vincere il Best Documentary Award al San Diego Comic-Con Film Festival e il Audience Choice Best Documentary al Sidewalk Film Festival in Birmingham, Alabama.
Nonostante tutti gli eccessi e la bassa qualità dello show, è impossibile non sottolineare come McLane fu così lungimirante nel vedere le potenzialità del wrestling femminile, seppur nelle modalità sbagliate, già negli anni 80, quasi 30 anni prima della Women’s Revolution.
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