WrestleMania 21 è senza ombra di dubbio l’evento che cambiò tutto.
Cari amici quello che faremo oggi non sarà né rivedere incontro per incontro quello che successe, né tanto meno valutare match quali lo splendido incontro tra Kurt Angle e Shawn Michaels.
Quello che faremo oggi sarà prendere la macchina del tempo di The Shield Of Wrestling e tornare fino al 3 aprile 2005, nel meraviglioso Staples Center di Los Angeles, per capire insieme l’impatto storico di quella edizione e del peso che ancora oggi ha avuto nello sviluppo di quattro distinte persone, che nel giro di qualche anno avrebbero dominato, senza mezzi termini, il business.
Allacciate le cinture, partiamo.
Legend killer
Oggettivamente lo scenario perfetto con gli attori perfetti; Randy Orton dopo una precoce vittoria del titolo mondiale con conseguente distaccamento dall’Evolution, si era ritrovato ad essere un sicuro prossimo main eventer. La gimmick gia abbondantemente utilizzata dell’ammazza-leggende funzionava ancora perfettamente e trovò il suo naturale obiettivo nella Leggenda con la L maiuscola, il Phenom The Undertaker.
Il match si scriveva da solo, garantiva ad entrambi un ottimo spot nella card, attraeva non solo perché era un incontro inter-promozionale tra RAW e SmackDown, ma soprattutto perché metteva al confronto due diverse generazioni, e lo faceva nel teatro più prestigioso del mondo del pro-wrestling, WrestleMania.
L’incontro è tutt’oggi uno dei migliori incontri di Orton, che pur perdendo innalzò notevolmente il suo status, conseguenza di un eccellente lavoro. Randy non riuscì ad essere l’1 nel 12-1, risultò essere invece la tredicesima vittima del becchino, ma la sensazione che il futuro fosse tutto dalla sua parte era chiara a tutti.
E la sensazione a distanza di quindici anni non si rivelò errata: Randy vanta nel suo palmares ben altri 12 titoli mondiali in aggiunta a quello vinto in precedenza, più numerosi riconoscimenti tra cui oltre diversi altri titoli, due volte la vittoria del Royal Rumble Match e una volta il Money In The Bank… ma dove nacque il Money In The Bank?
Ultimate Opportunist
Fu proprio WrestleMania 21 ad avere l’onore di mandare in onda per la prima volta il Money In The Bank Ladder Match, un tradizionale incontro a più persone con la scala, il cui obiettivo era prendere una valigetta con un contratto al suo interno da “incassare” entro un anno, che garantiva un’occasione per un titolo massimo in qualsiasi momento.
Nato da un’idea del GOAT Chris Jericho, lo stesso Y2J, Chris Benoit, Christian, Shelton Benjamin, Kane ed Edge battagliarono per un infuocato quarto d’ora, in un incontro sbalorditivo, sorprendente e assolutamente avanti per l’epoca. La sensazione di non aver mai visto nulla di simile era forte, la curiosità attorno alla valigetta ancor di più.
Il classico incontro che non delude, ad oggi forse ancora il miglior MITB; l’importanza storica di quel ladder match fa si che oggi l’appuntamento con Money In The Bank sia una data fissa nel calendario WWE, con tanto di PPV a tema.
Edge, il vincitore perfetto, portò all’estremo il concetto di possedere la valigetta, e resta ad oggi il più iconico possessore. L’opportunista per eccellenza incassò dopo la vittoria di John Cena in un Elimination Chamber a New Year’s Revolution 2006, laureandosi campione WWE per la prima volta e diventando, negli anni a seguire, un assoluto main eventer. Gli undici titoli mondiali parlano per lui e il suo ritorno alla Royal Rumble di quest’anno, dopo nove anni di assenza, rappresenta ancora uno dei più grandi miracoli della storia del pro-wrestling.
Ad Edge il merito (o la colpa) di aver formato un’intera generazione di codardi e vigliacchi, tanti lo hanno imitato ma quasi tutti hanno fallito, quel che è certo è che la stella della Rated-R Superstar nacque quella notte.
Unleash the Animal
Non parliamo del miglior main event di WrestleMania di sempre, quello sicuramente no, ma parliamo di una delle ascese più forti, inserita in una delle migliori rivalità della storia della WWE.
La storia di Batista è strana, non sarebbe dovuto essere lui il bestione dell’Evolution, ruolo inizialmente designato a Mark Jindrak, ma seppe sfruttare l’occasione che il fato gli diede.
Una storia costruita nel minimo dettaglio seguita passo passo, che portò la totalità del pubblico a sostenere l’animale. E’ impossibile non sentire un brivido lungo la schiena quando si rivedono scene quali la scelta dell’avversario di Batista dopo la vittoria della Rumble.
Batista scelse di restare a RAW, scelse di affrontare il suo mentore, colui che aveva creduto in lui ma lo aveva anche usato per mantenere sempre e comunque, ad ogni costo, quella maledetta cintura, l’unica vera cosa che importava al Re dei Re.
L’animale, scegliendo di sfidare Triple H, decise di mettersi automaticamente contro il numero uno, contro l’uomo da battere; un percorso lungo e pieno di fatiche che culminò lì, nell’incontro che chiuse la ventunesima edizione del Grandaddy of them All.
Un incontro e una vittoria che lanciarono Batista come nuovo volto della WWE (al pari di John Cena) in una carriera che avrebbe potuto regalare molto più dei sei titoli mondiali. Una carriera che Batista ha voluto chiudere proprio contro Triple H. Ma se Batista è ormai la star del cinema affermata, deve parte del suo successo proprio a questa notte di LA, che guarda caso aveva a tema proprio il mondo cinematografico di Hollywood.
The Champ is here
Se non è oggettivamente questa la notte che ha cambiato il corso della storia WWE, almeno negli ultimi 15 anni, credo che poche altre possano vantarsi di esserlo.
Parliamo di una rivalità solida ma non eccezionale, nostalgicamente amata, ma nulla di innovativo. Parliamo di un incontro decisamente non all’altezza per il blasone del titolo in palio. Ma stiamo parlando della notte in cui John Cena vinse il suo primo titolo mondiale, il primo di sedici, che gli permettono di poter affiancare Ric Flair, in cima all’olimpo.
Che siate fan di Cena pronti a cantare “Let’s go Cena”, o che siate suoi accaniti detrattori pronti ad urlare a squarciagola “Cena sucks”, dovete riconoscere come questo sia stato il momento in cui John ha smesso di giocare, per caricarsi più di chiunque altro sulle spalle la federazione diventando non solo un main eventer assoluto, ma il punto di riferimento e il volto della compagnia dentro e fuori dal ring.
Il mito di John Cena nacque in quella serata di aprile, in un match brutto, di una storia banale, ma quello che venne dopo fu senza ombra di dubbio epocale.
Il bagno tra la folla di John resta una delle immagini più forti di quella WrestleMania.
Si conclude qui il nostro viaggio, tra ricordi e nostalgia, di una delle notti più sottovalutate ma significative della storia della WWE, la notte di WrestleMania 21, l’evento che cambiò tutto.