Il Deathmatch Wrestling diventa pian piano sempre piú famoso ma non tutti sanno che le sue radici risiedono in Giappone. In particolare i Barbed Wire Exploding Deathmatch, tipologia di incontro resa celebre dalla pazza FMW, storica creazione di Atsushi Onita. Il match con le corde esplosive non é il tipico scontro hardcore, ha ritmi compassati e ricorda il tipico match All Japan anni 90, ma con estrema violenza. C’é studio, finalizzato poi a spot cruenti e spettacolari.
Andiamo a studiare un po’ di storia di questa tipologia di match in vista dello scontro tra Kenny Omega e Jon Moxley!
La storia del Deathmatch Wrestling
Quando l’AEW, promotion americana, ha annunciato il suo Barbwire Explosion Deathmatch fra il campione Kenny Omega e lo sfidante Jon Moxley, il wrestling web ha avuto un sussulto. La rivalità fra Omega e Moxley in AEW è di lunga data ed i due si sono gia affrontati in incontri particolarmente duri con l’uso del filo spinato, ma qua si vuole andare ben oltre, con un incontro esplosivo.
Ovvio la reazione generale è confusa: esplosivi?! Mentre il filo spinato è un cliente non comune ma già visto sulle TV americane, l’esplosivo è quasi ed esclusivamente materiale giapponese. Sono Donato Nesta e di solito vi prendo per mano e vi porto nei salotti del wrestling italiano, ma una delle mie passioni più grandi è l’arte di fare deathmatch, un’arte che non si può improvvisare, come visto con scarsi risultati spesso in europa, e non si può neanche improvvisare senza dei flop clamorosi, come match ridicoli o eccessivamente mal gestiti che portano a gravi infortuni.
Facciamo un salto nel passato, che esperienza hanno i due protagonisti nei deathmatch? Kenny Omega atleta eccezionale, ha combattuto contro autentici deathmatcher, in primis il fenomenale tedesco Thumbtack Jack, ma la cosa che più lo avvicina ad un deathmatch (oltre ovviamente all’incontro con Jon Moxley) sono i vari Campsite della DDT, eventi in cui i lottatori lottavano all’interno di un parco nazionale giapponese, giocando un po’ a rincorrersi ed un po a lanciarsi nei fiumi, senza dimenticare l’uso di piccoli fuochi d’artificio.
Jon Moxley è un capitolo a parte, cresciuto nella HWA e dopo una gavetta a Porto Rico, è stato preso sotto l’egida dei Naptown Dragons ossia Drake Younger, Dustin Lee, Scotty Vortekz ed infine xOMGx, dove gli viene concesso ampio spazio in IPW. Lo sposalizio che lo consacrò però avviene in Ohio, quando un certo Sami Callihan e Brett Lauderdale, ora factotum della GCW, provano a lanciare un prodotto chiamato American Luchacore, e da lì fu amore.
Sami Callihan portò in CZW Jon Moxley ed insieme a Joe Gacy fondarono gli Switchblade Cospirancy. Questa Stable fece la fortuna di Moxley, che divenne anche campione CZW. Da citare due suoi incontri, sicuramente il match contro Brain Damage al CZW Tournament of Death 8 e poi il Three way fra Mox, Nick Gage e Drake Younger in un evento sfortunato in termini di pubblico, ma epico per il calore dei tifosi gialloneri.
Per molti il deathmatch è spazzatura, non è wrestling ma solo violenza, e questa è un’opinione comune. Altre persone invece vedono i deathmatch come una rivincita personale sulla frase che spesso si sente: “il wrestling è finto“.
La verità è che per comprendere un deathmatch, bisogna apprezzare il sacrificio e la capacità di raccontare una storia attraverso il dolore, non tutti possono capire le difficoltà e la fantasia di poter portare qualcosa di veramente innovativo sul ring.
I Deathmatch sono la massima espressione d’innovazione nel pro wrestling, e sono la forma più anti conformista del prodotto.
Arriviamo ora alle nostre amate esplosioni. Se Donald Trump è, secondo Johnny Rotten, frontman dei Sex Pistols il, Punk per eccellenza della classe politica mondiale, Atsushi Onita lo è nel pro wrestling. Scartato a causa di un infortunio in AJPW, il buon Atsushi si è visto chiudere le porte in faccia da tutti, considerato in giovane età già un rottame.
Non starò qui a raccontarvi tutta la storia della FMW, ma quest’uomo portò 33.000 persone in uno stadio a vedere dei deathmatch, quest’uomo si fece eleggere nel parlamento giapponese e si fece anche cacciare fuori per aver avuto delle “piacevoli discussioni“ con delle “stagiste”.
Mentre negli anni 90 l’AJPW dava spettacolo con Misawa, Kobashi e compagnia cantante, e Inoki in NJPW ci regalava Partnership da sogno con gli Stati Uniti, Onita creò dal nulla uno stile talmente tanto trash e assurdo da diventare un must.
I Deathmatch classici, quelli con neon, vetro, e via discorrendo, hanno una linearità sui bump. La scuola americana prevede un inizio lento e via via un climax di Bump, mentre invece la linea giapponese spesso prevede un uso rapido di molti oggetti, per poi passare ad una fase finale molto incentrata sul pro wrestling.
Dimenticate tutto, i deathmatch con esplosivo non sono nulla di tutto questo, sono incontri lenti e che giocano sulla paura di farsi esplodere qualcosa addosso.
Spesso una mazza coperta di filo spinato, con questo esplosivo, o delle tavole di legno con filo spinato, e nella sua forma peggiore l’intero ring senza corde ma con filo spinato esplosivo.
Gli incontri vivono di psicologia, di paura (un po’ come i grandi match AJPW degli anni 90), una forza di volontà che spinge i due lottatori a sfidarsi in un’arena dove il primo errore può essere fatale.
Non servono mosse spettacolari, o cadute folli, l’intero incontro, dal minuto uno a quello finale, vive di tensione.
Avete sentito dire che le finali negli sport tipo il calcio raramente sono belle per via della tensione? Ecco, un deathmatch esplosivo prevede questa tensione, un errore è perdi l’incontro. Che esplosivi sono? Spesso sono cariche di fuochi d’artificio che esplodono via remoto o con un pulsante nascosto.
Sono pericolosi? Tantissimo, le ustioni riportate all’interno di questi match sono spesso gravi, ma c’è un altro rischio, ovvero quello di cadere nel ridicolo. Non c’è niente di più penoso di un match esplosivo senza pathos, o senza una grossa esplosione.
Se i fans delle Major guarderanno questo incontro con curiosità e attesa, i fans dei deathmatch, ridicolizzano già in partenza questo incontro, sapendo che le capacità di regia della AEW renderanno l’incontro una buffonata, o meglio di un’AMERICANATA.
Per scrivere questo articolo mi è stato chiesto di consigliare a voi un match esplosivo, all’inizio volevo gettarmi sui grandi classici ossia Onita vs Hayabusa, anche Foley vs Funk in IWA, ma voglio andare contro corrente, come giusto che sia per un match come questo, e fare aprire gli occhi a molte persone.
Si parla di parità di sessi, di Women’s Revolution, o di come anche le donne meritino un posto al tavolo insieme agli uomini, e non posso che essere più d’accordo.
Mentre però attualmente in America e in Europa il femminismo è storia recente, in FMW esisteva già la meritocrazia, e davanti a 33.000 persone il match migliore di tutto l’evento, e Semi Main Event nonché miglior match della storia della promotion, è stato quello fra Combat Toyda e Megumi Kudo.
FMW 7th Anniversary Show – 5 Maggio 1996
No Ropes Exploding Barbed Wire Death Match: Megumi Kudo vs Combat Toyoda
Match reperibile su Youtube e consigliatissimo, con le interviste pre match tradotte. Se sei un fan della WWE o della AEW o NJPW e sei arrivato a leggere fino a qua, complimenti! Ora entriamo nel match.
La storyline del match è molto semplice, queste due sono acerrime rivali, e la loro rivalità è arrivata ad un picco talmente alto che l’una non ha motivo di esistere senza l’altra, tant’è che in questo match di ritiro di Toyoda, le due arrivano quasi purificate dall’odio o dal rancore, e affrontano il deathmatch a carte scoperte.
Megumi Kudo è l’anti-Onita della FMW, mi spiego meglio: lei è il simbolo della FMW tanto quanto Onita, anche per via del percorso simile.
La Kudo è stata scartata dalla All Japan Women Pro Wrestling all’età di 16 anni perché non all’altezza, e per un periodo questa ragazza giapponese ha deciso di diventare maestra d’asilo, ma Onita la ritira dentro credendo in lei.
Immaginate che sia una finale, le due si studiano, le due non aumentano il ritmo, e le corde esplosive fanno gola, quindi il gioco di portare l’altra li vicino è il leit motiv della prima parte.
Finalmente “KA BOOM” direbbero i fumetti, l’esplosione colpisce una delle due, e i più attenti noteranno il sangue colare dalla spalla, ed una brutta bruciatura sulla malcapitata.
A questo punto l’incontro sale di ritmo e le cadute di testa delle due farebbero venire il mal di testa anche a Kawada, Taue, Misawa e Kenta Kobashi.
L’incontro rimane lento ma duro, durissimo, ogni manovra fa male, e le due scelgono o di far esplodere l’avversaria o di farla cadere più forte possibile di testa.
L’incontro stesso è un capolavoro e vi lascerò scoprire il finale da soli!
Grazie per essere arrivati fino a qua, e grazie di aver dedicato un po’ del vostro tempo per conoscere meglio questo fantastico mondo dei deathmatch!