Bray Wyatt col suo nuovo personaggio di The Fiend è sicuramente una delle cose più interessanti dell’ultimo periodo WWE, un personaggio che fin dal primo momento è sembrato legato, come da un fil rouge, al passato. Un passato che Bray non vuole esaltare o nostalgicamente ricordare, bensì distruggere.
The End of the Eater of Worlds
Il primo taglio col passato fu quello più forte di tutti, con sé stesso.
Ormai circa un anno fa Bray fece il suo ritorno on screen in una nuova veste: non più il folle guru delle paludi, ma una persona calma e gentile, ben vestita, che presentava anche un programma per bambini: la Firefly Fun House.
In questo suo nuovo ruolo il suo passato fu soltanto vagamente richiamato attraverso i pupazzi ricorrenti dello show: Abby the witch non è altro che un richiamo a sister Abigail, Mercy the buzzard richiama chiaramente la storica catchphrase “Follow the buzzards”, Huskus the pig richiama invece l’ancor più precedente ruolo di Husky Harris.
L’addio definitivo alla sua vecchia gimmick avvenne in una puntata della Fun House in cui Bray tagliò un cartonato del Guru con una motosega, non proprio in maniera family friendly.
Ma la morte metaforica dell’Eater of World ha portato a nuovi clamorosi sviluppi con la nascita di The Fiend, il demoniaco alter ego di Bray.
The Fiend never forgets
Il debutto di The Fiend avvenne dopo settimane di trepidante attesa in cui il maligno attaccò Finn Balor in una puntata di Raw. L’attacco portò ad un conseguente match tra i due in quel di Summerslam, vinto in appena 3 minuti da The Fiend. Balor fu soltanto il primo nella lista delle vendette di Wyatt, un avversario con cui Bray uscì per ben due volte sconfitto nel 2017.
L’attenzione di Bray si spostò poi sul campione universale Seth Rollins, in cui il tema del passato è strettamente legato alla persona di Seth, una persona a cui era stato perdonato tanto dai fan, ma non da The Fiend che non poteva né perdonare né dimenticare. Dopo un primo imbarazzante Hell In A Cell, Bray vinse il titolo a Crown Jewel per essere poi spostato, dopo il draft, a SmackDown.
Da Universal Champion iniziò poi una rivalità con Daniel Bryan, in cui il passato tornò decisamente a galla poiché i due ebbero, a cavallo tra il 2013 e il 2014, una rivalità che portò alla breve parentesi di Daniel nella family. Il rinnovato feud fu ben costruito, andando a sviscerare nei mesi anche la presenza di un possibile, misterioso punto debole del Fiend.
La linea narrativa coerente e minuziosamente costruita crollò a Super ShowDown in cui The Fiend perse in pochi minuti contro Goldberg.
Una sconfitta amara da digerire per ogni fan e amante del wrestling: non solo il miglior personaggio degli ultimi anni aveva perso contro un ormai ex lottatore part timer (e già sul messaggio mandato dalla compagnia potremmo discuterne ore) ma più di tutto la sconfitta era arrivata senza un perché, senza una spiegazione, senza che ci fosse minimamente spiegato quale fosse il vero segreto per battere il maligno.
Una scelta dettata solo da meri interessi economici e karmicamente punita, che ha portato Bray a concentrarsi su altri obiettivi, su tutti John Cena.
John, volenteroso di lasciare spazio alle nuove leve (quasi ironico, si), annunciò la sua non partecipazione a Wrestlemania venendo poi fermato e sfidato da The Fiend. Questa è stata senza dubbio la faida che maggiormente si è legata al passato poiché ci si è legata sia nella costruzione, in quanto Bray sembrò mosso dal vendicare quel match perso 6 anni prima a Wrestlemania XXX, ma anche durante il match stesso, di cui ho avuto l’onore di poterne già parlare su queste pagine, in cui ci fù un richiamo all’intera carriera di John che terminò in una riscrittura e successiva cancellazione di essa.
Rimediato, almeno in parte, allo scempio arabo, Bray è nuovamente proiettato verso il titolo universale, quasi casualmente ora nelle mani di Braun Strowman, una vera e propria creazione del vecchio Guru delle paludi.
Il richiamo alla loro storia passata non è mancato di esserci nelle puntate, con la riesumazione dell’antica maschera da “black sheep” del Monster Among Men.
Una scelta curiosa per questo, ormai prossimo, incontro rappresenta quella che a sfidare Braun non sarà The Fiend, ma Bray Wyatt stesso, nella sua versione in camicia e pullover, di cui abbiamo già avuto visione contro The Miz, una scelta forse legata a preservare la quasi totale imbattibilità di The Fiend, seppur assolutamente ridicola in quanto essa è stata già ampiamente maltrattata.
Il passato deve rimanere nel passato
La furia cieca, mossa sempre da quel famoso fil rouge che è il passato, ha portato, maggiormente all’inizio, The Fiend a prendersela con alcune leggende del business.
Nei mesi a seguire, seguendo sempre lo stesso canovaccio scenico, sono stati brutalizzati dalla Mandible Claw l’hardcore legend Mick Foley, l’eroe olimpico Kurt Angle, il telecronista e WWE Hall of Famer Jerry “The King” Lawler e Demon Kane.
Una sorta di giustizia privata e autonoma in cui The Fiend ha tentato di spazzare via di fatto ogni rapporto della WWE stessa col suo passato.
Una linea poi sfortunatamente abbandonata che avrebbe potuto mettere in scena alcuni segmenti molto interessanti in cui a mietere sotto i suoi colpi sarebbero potute esserci leggende di ancor più peso e importanza storica quali Hulk Hogan, Ric Flair o Stone Cold.
The Fiend non ti cambia, ti fa solo capire chi sei
Questo è il punto più astratto da analizzare, poiché riguarda un punto di vista personale sulla vicenda: qualsiasi atleta che ha combattuto con The Fiend ha subito un’evoluzione interna, questo è un fatto fuori discussione.
L’analisi di molti sulla questione riflette l’idea che lo scontro col Fiend ti porti inevitabilmente ad andare oltre ogni limite psicologico, e questo generi poi un cambiamento.
Ma se invece che un cambiamento questo fosse soltanto un capire chi tu sia, un realizzare quale sia la tua vera indole?
E per capire tutto ciò è possibile solo attingere al passato, vero motore di tutte le storie, un passato glorioso, in cui sono arrivati i migliori successi magari.
Ed ecco che Seth Rollins riabbraccia il male turnando finalmente heel, Finn Balor ritrova la sua aggressività lasciata forse nel paese del Sol Levante, The Miz torna ad essere l’arrogante di un tempo, ritrovando anche l’amico John Morrison, e Daniel Bryan ritrova la forza dello YES movement.
Purtroppo fa storia a parte lo spin-off Goldberg, che come abbiamo avuto più volte modo di ripetere, non ha continuato il solco di una strada ampiamente tracciata, interrompendo tutto il buono che si era costruito in questi mesi.
Parlare di Bray Wyatt e del suo alter ego The Fiend è sempre molto difficile poichè dal suo genio è nato un universo ricco e complesso, dove è possibile esprimere differenti analisi sui molteplici temi che offre.
Ma questo rappresenta la grandezza di questo personaggio, mai banale, mai scontato, che speriamo riesca a superare del tutto le scorie della sconfitta araba. Una storia però sempre strettamente legata, da un fil rouge, al passato.