CM Punk ha scatenato un tornado con le sue parole nella conferenza stampa post All Out, coinvolgendo gente in una rissa nel backstage.
Il veleno uscito dalla bocca di CM Punk ha colpito Adam Page, The Elite, Colt Cabana, ma sembra aver scatenato un effetto domino anche sulle parti non coinvolte, poiché nei giorni successivi molti wrestler hanno chiesto il rilascio dalla compagnia e altre la “testa” del nativo di Chicago, seminando il panico all’interno della federazione di Tony Khan.
A seguito di ciò, Kenny Omega e gli Young Bucks hanno avuto un confronto fisico con CM Punk e il suo amico Ace Steel; questo grottesco, ma quanto mai preoccupante accaduto ha costretto il patron della AEW a sospendere gli atleti coinvolti (oltre ai già citati si fanno i nomi di Christopher Daniels, Michael Nakazawa, Brandon Cutler e Pat Buck) e di conseguenza rendere vacanti le cinture conquistate ad All Out proprio dai principali protagonisti della diatriba (AEW World Championship e AEW World Trios Championship).
CM Punk, un Ego con la ‘E’ maiuscola
Non è passato un secolo da quando CM Punk ha debuttato in All Elite Wrestling, quando ha scioccato il mondo del pro-wrestling con il suo ritorno che appariva tutt’altro che scontato anno dopo anno. Abbracciato come il Messia dopo la resurrezione, il nativo di Chicago è tornato a fare breccia nei cuori dei suoi fan, anche in quelli di coloro che lo avevano etichettato come traditore quando aveva deciso di lasciare la WWE e non farci mai più ritorno. Nonostante ciò, un anno dopo CM Punk è diventato un problema: nel tempo il suo atteggiamento è diventato deleterio per colleghi e addetti ai lavori; il suo ego è prevalso sui buoni propositi schiacciando di fatto ciò lo circondava.
Certamente i promo sono scriptati, non sempre quello che viene detto al microfono è frutto del reale pensiero di chi pronuncia quelle parole. È innegabile però quanto CM Punk si sia tirato la zappa sui piedi con dichiarazioni che oggi suonano alquanto ipocrite. I complimenti ai colleghi, a quel backstage “ricco di talento e di ragazzi che mi hanno fatto tornare la voglia di lottare sul ring” – parafrasando uno dei primi promo del due volte campione AEW – ma che in sostanza oggi sono parole di comodo utili a nascondere la realtà del perché CM Punk sia tornato ad essere un pro-wrestler: un’offerta irrinunciabile arrivata sul suo tavolo da parte di Tony Khan.
La voglia di Phillip – vero nome di CM Punk – era quella di assaporare di nuovo la gloria, le urla dei fan che tifano per lui, di vedersi ancora una volta campione mondiale in una major promotion ed infine diventarne il volto, quello step che in WWE è sempre venuto a mancare per ovvie ragioni. Per questo il suo percorso di crescere le nuove leve si è interrotto bruscamente, perché dopo aver mandato ‘over’ numerosi prospetti homemade, il suo ego ha nuovamente fatto capolino spaventato dall’idea di non poter essere considerato – questa volta nel vero senso del termine – il ‘Best In The World‘.
Piano piano nella testa di Punk si è insinuato il seme del dubbio e questo lo ha portato ai fatti di All Out. Il meccanismo è scattato quando per la AEW la scelta di averlo come campione mondiale era l’unica strada percorribile e forse senza il primo infortunio oggi non saremmo qui a discutere del ‘media scrum‘, ma se i nodi sono venuti tutti al pettine forse in futuro l’implosione sarebbe stata decisamente peggiore. CM Punk al termine della rissa nel backstage avrebbe riportato un grave infortunio, il quale lo costringerebbe a stare fuori per otto mesi oltre alla sospensione comminata da Tony Khan. Lo rivedremo ancora in AEW? Domanda a cui non esiste (attualmente) una risposta.
Tony Khan NON può fare tutto da solo
I buoni propositi del nativo di Champaign-Urbana stanno lentamente diventando difficili da concepire per la mente umana. Se fino a nemmeno un anno fa si esaltava il clima all’interno del backstage in AEW dove regnava la pace e tutti si volevano bene, oggi il “fuggi fuggi” generale è proprio dovuto da una malsana amministrazione della compagnia. Essere amico dei tuoi dipendenti è lodevole finché questi non iniziano a trattarti come pari anche in termini di decisioni sul posto di lavoro; Tony Khan non si è mai sentito il presidente-capo della All Elite Wrestling, ma semplicemente un fan a cui è stato chiesto di guardare i suoi wrestler preferiti da una posizione di potere.
Oggi questo atteggiamento è diventato insostenibile: troppi galli nel pollaio significa svegliarsi la mattina ed avere tensioni per ogni minimo accaduto; circondarsi di lottatori sotto contratto come consiglieri ed assegnare loro ruoli dirigenziali non può che generare malcontento in chi dall’altra parte sale sul ring con il solo compito di essere un pro-wrestler. Tony Khan ha bisogno di aiuto per mandare avanti il suo giocattolo, deve evitare assolutamente che il controllo dello stesso venga preso da chi non è qualificato abbastanza per gestire l’ego di oltre duecento individui tra lottatori e addetti ai lavori, oltre ad iniziare a tenere il polso duro con chi vuole mettergli i piedi in testa.
La conferenza stampa che ha seguito la fine di AEW All Out è stata la ciliegina (con il verme) sulla torta e ha dimostrato l’inadeguatezza di TK nel gestire situazioni spinose in solitudine. Le sue espressioni facciali al limite del cringe e il linguaggio del corpo trasparivano disagio da tutti i pori: c’era una soluzione per evitare questo brutto episodio, ovvero interrompere tutto quanto e scusarsi con i giornalisti per questo fuori onda non programmato; invece la linea d’azione (o di non azione) ha portato ad una rissa nel backstage, alla sospensione di alcuni tra i suoi miglior atleti, a rendere vacanti due cinture (la più importante e quella appena presentata) e al perdere credibilità.
Khan dovrà farsi un’esame di coscienza e fare un passo indietro sulle sue convinzioni. Solo perché sono state quasi tutte azzeccate – come ha detto Chris Jericho: “abbiamo fatto nove cose giuste e due o tre sbagliate” – non significa essere sempre dalla parte della ragione. L’idea di trovare un compromesso tra CM Punk, Kenny Omega, Young Bucks e gli altri nomi coinvolti gioverebbe alle casse della federazione senza alcun dubbio, ma a volte in queste situazioni il pugno di ferro è inevitabile anche a costo delle perdite.
Siamo andati oltre al Marvel Cinematic Universe
Quando si scontrano due fan favourite appartenenti allo stesso mondo, la nostra mente ci proietta subito verso la Civil War di Iron Man e Capitan America. Due fazioni ben distinte pronte ad affrontarsi in quella che però volgarmente chiamerei “guerra tra poveri”, i cui protagonisti non sono in grado di venirsi incontro e discutere delle loro divergenze in maniera sensata, puntando i piedi a più riprese fino alla sottomissione volente o nolente del proprio avversario. La lotta CM Punk vs AEW ha assunto questa sfumatura, in cui è innegabile ci siano ben altri motivi dietro la frattura, ma è impensabile che la componente business non venga prima del proprio ego.
Le voci uscite nel corso degli ultimi dieci giorni sono andate dal veritiero al paradossale: richieste di rilascio da parte di alcune superstar della AEW, precedenti scontri tra CM Punk e altri wrestler della federazione venuti allo scoperto, la volontà di alcune top star di passare alla “rivale” WWE e addirittura la possibile implosione della promotion stessa. Di sicuro l’effetto domino ha fatto molto rumore e ha coinvolto non solo i protagonisti del ‘media scrum‘, ma anche per esempio alcune lottatrici (tra tutte Thunder Rosa è stata la più chiacchierata); quel che appare ai nostri occhi è una situazione non tanto lontana dalle fantasie dei fumetti creati dal compianto Stan Lee.
Al termine di una divagazione piuttosto stramba su quello che personalmente considero uno scontro inutile tra titani, va menzionato il particolare l’atteggiamento di altri pro-wrestler caduti dal pero per il loro scarso utilizzo in AEW. Questi hanno avuto poca considerazione quando erano sotto contratto con la WWE e speravano di diventare le macchine da soldi della “concorrenza”, senza farsi quel discreto bagno di umiltà sul perché non avessero mai sfondato all’epoca. Attualmente scontenti, prigionieri della loro firma e senza una via d’uscita sperano di poter tornare in quella terra promessa da cui erano scappati.
Sullo sfondo un gongolante Triple H veste i panni del ‘villain‘ Thanos, visto negli ultimi film degli Avengers: “Non potevate sopportare il vostro fallimento. Dove vi ha condotto? Di nuovo da me.”