Nella Wrestlemania più atipica di sempre, il Firefly Fun House Match tra “The Fiend” e John Cena sembra esser stata una delle cose più surreali viste in un evento di pro-wrestling, un viaggio mentale nella testa del leader della Cenation, ma facciamo un piccolo passo indietro.
Dopo la perdita del titolo universale, la notte dopo Super Showdown, a Smackdown Bray Wyatt sfida ufficialmente John ad un match al “Grandaddy of them all”.
L’intensa rivalità tra i due, basata anche sul loro precedente scontro (Wrestlemania 30 n.d.r.) di sei anni prima, mista alle incresciose circostanze, per usare termini cari ai commentatori della federazione di Stamford, hanno fatto si che i due si sfidassero in un “Firefly Fun House” match, stipulazione pressochè ignota a tutti.
Cena, ignaro a cosa andrà incontro, entra regolarmente nell’arena, ma viene dopo poco teletrasportato nella “Firefly Fun House”.
Il match si svolgerà interamente lì, un posto magico in cui demoni e angeli convivono; Cena varca la porta che si chiude con un cartello che recita tesualmente “lasciate ogni speranza ‘o voi che uscite” travisando la celebre citazione dantesca.
Qui inizia un magico viaggio mentale, una sorta di riscrittura della storia tra i ricordi, le gioie e i dolori del 16 volte campione del mondo, che divideremo per comodità in piccole parti.
Ruthless Aggression
Il primo magico e misterioso abitante di queste lande sconosciute è il pupazzo che rappresenta il chairman in persona, Mr. McMahon, che esorta il nostro eroe a mostrare un pò di “ruthless aggression” con l’iconica minaccia di evitare di dover sentire il mai piacevole “you’re fired!!!”.
Cena si ritrova così a rivivere ancora una volta il suo debutto, con un Bray al centro del ring che riprende le parole di Kurt Angle.
John si presenta così con il suo attire del debutto, e prova a colpire due volte Wyatt che evita entrambi i colpi del bostoniano, schernendo il suo avversario con frasi come “capisco perché sei stato quasi licenziato” o canticchiando la theme song delle gemelle Bella “you can look, but you can’t touch”, chiaro riferimento alla sfortunata relazione di Cena con Nikki.
Saturday Night Main Event
Facciamo un bel salto all’indietro nel tempo e dopo alcune immagini di repertorio torniamo con Bray che impersona una versione tutta sua di “Macho Man” Randy Savage al quale dopo poco si unisce Cena, presentato come Johnny Largemeat, che interpreta ovviamente Hulk Hogan.
Johnny inizia ad alzare compulsivamente i pesi con Macho Bray che chiude il tutto con l’iconica catchphrase di Hogan, modificata per l’occasione, con Egomania al posto di Hulkamania.
Una bella frecciatina a come negli anni sia Cena che l’Hulkster siano stati al centro delle rispettive epoche, praticamente vincendo sempre e facendo terra bruciata attorno a loro.
Doctor Of Thuganomics
Torniamo avanti di venti anni dove John si presenta nella sua amata e mai dimenticata versione rapper, con tanto di catena e maglia dei New York Yankees (i New York Yankees sono la squadra di baseball più vincente ma odiata d’America, e CM Punk in un famoso promo del 2011 paragonò il leader della Cenation alla sopracitata squadra) e inzia un rap dissing su Bray citando la sua sfortunata parentesi come Husky Harris, che di tutta risposta rinfaccia a Cena di esser stato un bullo per tutta la sua carriera.
Bray si materializza alle spalle del bostoniano, con in mano la catena che fino a pochi istanti prima era al collo di John, e lo colpisce in faccia con la stessa.
Vintage John Cena direbbe Micheal Cole, peccato che stavolta il ragazzo di West Newbury è stato la vittima del colpo.
WrestleMania XXX
Siamo giunti al momento in cui è scattato qualcosa nella mente di Bray, la grande sconfitta di sei anni prima.
Wyatt si presenta con il look dell’epoca con tanto di richiamo alla sua catchphrase storica “He’s got the whole world in his hands”.
Ma questo viaggio mentale è ormai chiaro essere una riscrittura della storia.
Bray porge una sedia a John che non esita, a differenza di sei anni prima quando si rifiutò, e prova a colpirlo, ma Wyatt sparisce nel nulla.
NWO
Altro time-skip, siamo in piena Monday Night War, in una classica puntata di Nitro in cui Bray, in pieno cosplay di Bishoff, entra sullo stage con tanto di maglia del New World Order e introduce niente di meno che “Hollywood” Cena.
John, in un altro parallelismo con Hogan, appare vestito di nero con la maglia del NWO, e il titolo WCW, potete immaginare da soli con quale scritta sopra.
Il tutto impreziosito dal commento del pupazzo Vince: “It’s such good shit”, frase di recente indicata dal AEW World Champion, Jon Moxley, come molto amata dal chairman della WWE e che non ha bisogno di traduzione.
Hogan in quel Luglio del 1996, al ppv Bash at the Beach, ebbe il coraggio di cedere al lato oscuro, effettuando la scelta più drastica della sua carriera, turnare heel, scelta che Cena non ebbe mai il coraggio di prendere.
Cena entra nel ring e attacca Bray buttandolo a terra e continuando a colpirlo con una serie di pugni; nel mentre appaiono alcune delle più scottanti e significative sconfitte di John… con Rob Van Dam, con Edge, con Shawn Micheals, con Batista, con The Miz, con CM Punk, con The Rock, con Randy Orton, con Brock Lesnar, con Roman Reigns, con The Undertaker… fin quando John si accorge di star colpendo solo “Huskus the pig” e non il suo avversario.
The Fiend, la fine del viaggio
Ma nel momento di massima tensione alle spalle del bostoniano appare il vero burattinaio di quest’incubo, “The Fiend”, che attacca Cena con la sua “Mandible Claw” per poi finirlo con la “Sister Abigale” mentre riecheggiano le parole del 16 volte campione del mondo, dei suoi promo della vigilia, in sottofondo.
Il maligno schiena l’indifeso avversario con un conteggio effettuato da Bray Wyatt in persona.
Tra le risate sinistre di “The Fiend” John Cena scompare, e il video riparte con la faccia di un Titus O’Neil che dopo alcuni secondi senza fiato dice di non aver idea di cosa abbia appena visto.
Il genio di Bray ha trovato compimento in questo folle e solo apparentemente illogico viaggio mentale, una riscrittura della storia di uno dei più grandi campioni WWE di sempre.
Un CAPOLAVORO, e non ci sono altre parole per descriverlo, di quella che sicuramente passerà alla storia come la più insolita Wrestlemania di sempre.