La Royal Rumble con gli occhi di un bambino | Perché tutto è più bello quando hai solo 6 anni.
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Qualsiasi cosa è più bella se vista con gli occhi di un bambino. La vigilia di Natale è più bella se hai 6 anni, Disney Channel era più bello quando avevo 6 anni, anche mia mamma era più bella quando la guardavo con gli occhi di un bambino che andava a scuola con lo zaino firmato WWE sulle spalle. Ma se c’è una cosa che più di tutte è più bella quando sei un bambino quella è, senza dubbio, la Royal Rumble. Ed io, la Royal Rumble di quando avevo 6 anni, me la ricordo benissimo.
Non credo di aver mai aspettato qualcosa in vita mia come quella Rissa Reale del 2005. I primi giorni del Febbraio di quell’anno li passai fissando la schermata del caro vecchio eMule nell’attesa che il download della Royal Rumble si completasse: ai tempi non esisteva il WWE Network ed in qualche modo un bambino di 6 anni doveva arrangiarsi. Non mi sembrava vero, dopo aver sentito parlare per un mese (tra Valenti, Recalcati, Posa e Franchini) di questo evento imperdibile finalmente stavo per vedere la mia prima Royal Rumble. Per me è stato come un “battesimo”, come un passo che mi ha fatto entrare per sempre nel mondo del wrestling.
Dal momento in cui il download si completò in poi ricordo perfettamente tutti i miei “oooh” di stupore ad ogni ingresso nel Royal Rumble match, tutte le mie esultanze nel vedere entrare i miei eroi del tempo, la tensione immensa nel finale ed il mio “papà, corri a vedere” quando rimasero solo John Cena e Batista sul ring nel finale e caddero contemporaneamente fuori dal ring.
La Royal Rumble è più bella quando sei un bambino di 6 anni, c’è poco da fare.
Non sapevo chi fosse Daniel Puder ma quanto fui contento quando Eddie Guerrero, Chris Benoit ed Hardcore Holly lo massacrarono? Quanto fu bello vedere otto wrestler accanirsi sull’odiatissimo Muhammad Hassan ed eliminarlo tutti insieme dopo una 6-1-9? Chiunque, a 6 anni, avrebbe pensato “questo l’ha ammazzato” quando Gene Snitsky eliminò Paul London costringendo i medici ad intervenire e a portarlo via in barella. Tutti, a 6 anni, avrebbero riso all’eliminazione di Simon Dean dopo 20 secondi e si sarebbero messi le mani nei capelli dopo l’eliminazione di Rey Mysterio arrivato tra gli ultimi quattro.
Questo è ciò che deve fare una Royal Rumble. Far emozionare. Fare ridere, far impaurire, far preoccupare, far sperare, dovrebbe far tifare ed esultare.
Una Royal Rumble andrebbe vissuta come quando eri bambino: senza spoilerarsi nulla prima, senza leggere notizie e rumors, senza andare a cercarsi delle anticipazioni o provare a scoprire prima gli eventuali ritorni a sorpresa.
La Royal Rumble, non lo nego, è il mio match preferito. Ma ad essere onesto da quel lontano 2005 difficilmente una Rissa Reale è stata in grado di emozionarmi così tanto, nemmeno col ritorno a sorpresa di Edge nel 2010, nemmeno con la vittoria di Shinsuke Nakamura qualche anno fa.
A dire il vero le Rumble degli ultimi anni hanno lasciato molto a desiderare, a partire dalla scelta dei vincitori. C’era davvero bisogno di far vincere la Royal Rumble a Randy Orton nel 2017, o di far vincere Rumble e titolo a Triple H nel 2016? Era davvero necessaria la vittoria di Roman Reigns, avvenuta in modo ridicolo grazie all’aiuto di The Rock tra i fischi assordanti del pubblico in arena? Non serve tornare ancora indietro, basta prendere in considerazione il trionfo di Seth Rollins nella scorsa edizione: una Royal Rumble anche carina e piena di star power, per carità, ma tra le più scontate di sempre dato che si capii subito come sarebbe andata a finire.
Forse se la Royal Rumble dello scorso anno l’avessi vista con gli occhi di un bambino avrei urlato di gioia quando Rollins ha eliminato per ultimo Braun Strowman, ma purtroppo a 21 anni suonati da una Rissa Reale mi aspetto ben altro.
Cosa dovrebbe fare la WWE?
Credo sia arrivato il momento per la WWE di osare, di fare altro, di rinnovarsi. Partiamo dal solito salvataggio incredibile di John Morrison prima e di Kofi Kingston poi: bello la prima volta, carino la seconda, posso accettare anche una terza volta ma poi inizia a stufare dato che sono dieci anni che Kingston atterra magicamente sui pancake o si aggrappa a gradoni d’acciaio o poltrone dei commentatori per poi rientrare. Gente che arriva dal backstage per eliminare qualcuno: stop, vi prego! Ci avete privato di CM Punk per una scelta del genere! Basta gente che si nasconde sotto al ring, basta donne che entrano nella Rumble maschile senza un motivo, basta lottare dentro e fuori dal quadrato come se niente fosse.
Vorrei tanto che la WWE ci proponesse qualcosa di mozzafiatante. Servirebbe innanzitutto buon mix di top star, di upper carders affamati e determinati a vincere e a sfruttare quest’occasione d’oro, un paio di lottatori esperti prossimi al ritiro pronti a giocarsi il tutto per tutto nella Rumble, qualche giovane deciso a sfornare la prestazione della vita per farsi notare, jobbers (senza esagerare) che tentano in tutti i modi di NON battere il record di Santino Marella del 2009 e, soprattutto, ritorni a sorpresa di qualità.
Ci vuole, ovviamente, un senso agli ingressi dei lottatori e alle eliminazioni per creare nuove faide e chiudere quelle vecchie. C’è bisogno di qualche momento comedy per “staccare” dalla contesa e strappare un sorriso, c’è bisogno di qualità all’interno del ring, di alleanze e tradimenti durante il match, di sorprese inaspettate e magari, di qualche musica d’ingresso che risuonando nell’arena potrebbe far esplodere di gioia tutti i presenti. Ci starebbe bene, ogni tanto, anche qualche finale complicato e particolare proprio come quello del 2005 o quello del 1994 quando a trionfare furono in due: Lex Luger e Bret Hart.
Per questa Royal Rumble del 2020 ho poche speranze tante dubbi. L’ingresso di Brock Lesnar con il numero uno potrebbe portare a qualcosa di interessante, ma allo stesso tempo ho paura che metà Rissa Reale possa diventare un monopolio di The Beast. I nomi che si fanno in questi giorni per quanto riguarda i possibili vincitori non sono certo dei migliori: Cain Velasquez, Roman Reigns (ancora?), lo stesso Lesnar… insomma, spero vivamente in qualche sorpresa (qualcuno ha detto CM Punk? Drew McIntyre?) ma la vedo difficile.
La mia speranza più grande, però, è un’altra.
Ormai non ho più 6 anni, e magari quest’anno la Royal Rumble la vedrò in diretta in modo legale e non scaricandola dieci giorni dopo da eMule. Comunque vada, alle cinque del mattino spegnerò tutto e proverò ad addormentarmi. Comunque vada, la mia vita proseguirà ed io continuerò a seguire la WWE ogni giorno, come faccio da quasi quindici anni.
Però, quest’anno, almeno per una notte, vorrei tornare ad emozionarmi come quando ero bambino. Quest’anno vorrei tornare a saltare dalla sedia per ogni ingresso impronosticabile, a mettermi le mani le capelli e disperarmi quando il mio wrestler preferito viene eliminato e ad esultare quando i lottatori che odio vengono lanciati oltre la terza corda. Vorrei tornare a chiudere gli occhi ad ogni countdown e a riconoscere il wrestler che sta per entrare solo dalla sua theme song, ad urlare e fare il tifo come se fossi allo stadio, a cercare di capire subito chi potrebbe vincere e a ripetere continuamente “non ci credo” quando succede qualcosa di inaspettato.
Perché almeno per una notte, una sola, vorrei tanto che valesse la pena fare le cinque del mattino per tornare a vedere il mondo con gli occhi innocenti di un bambino di 6 anni.