“Pro-wrestling is back”, il pro-wrestling è tornato. Parole di Michael Cole, telecronista WWE, dopo la storica vittoria di Cody Rhodes a WrestleMania.
La frase ha catturato subito l’attenzione dei fan di tutto il mondo per l’utilizzo di quella parola, “pro-wrestling”, che ironicamente la principale federazione di questa disciplina aveva deciso di accantonare in favore del termine “sport-entertainment”. Una scelta mai andata giù agli appassionati che si sentono, al contrario, fan di wrestling.
È solo una questione terminologica o c’è dell’altro? Se il pro-wrestling è tornato, prima dov’era andato? E perché siamo così contenti che sia tornato? A queste ed altre domande proveremo a dare risposta nell’articolo di oggi.
Pro-wrestling is back. Ma in che senso?
“Pro-wrestling is back” non è solamente una semplice scelta di termini, e qualunque fan della WWE penso abbia potuto accorgersene durante l’ultimo anno.
Con la federazione passata nelle mani della holding Endeavor tramite il nuovo gruppo TKO, sono tanti i cambiamenti che, poco a poco, sono arrivati sui nostri schermi durante i programmi WWE.
Al di là di nuove scelte estetiche e nuove strategie di espansione a livello globale (come la scelta di tenere sempre più PLE al di fuori degli Stati Uniti), a livello creativo la novità principale è il ritorno dell’importanza che la WWE dà alle sue storie, da sempre tra le principali richieste dei fan della disciplina.
Storie il cui apice è stato raggiunto durante l’ultima Road to WrestleMania: dalla rivalità tra le ex amiche Bayley e Iyo Sky all’odio di Drew McIntyre per CM Punk, che gli ha impedito di concentrarsi sulla vittoria del titolo dei pesi massimi; dalla determinazione dell’underdog Sami Zayn per detronizzare il campione intercontinentale più devastante di sempre Gunther alla storia per eccellenza, quella che ha visto Cody Rhodes diventare campione WWE nel main event che ha chiuso la settimana.
La dimensione narrativa al centro del wrestling contemporaneo
Nell’epoca moderna, con internet che ha messo definitivamente la parola fine al wrestling “come se fosse vero”, sono proprio le grandi storie raccontate sul ring a far sì che la disciplina meriti di essere seguita rispetto ad una serie su Netflix o alla live del proprio streamer preferito.
Di questo la WWE e la sua nuova dirigenza sono pienamente consapevoli, ed è proprio ciò che sembrano voler comunicare con quanto offerto negli ultimi mesi, declinato con la frase “pro-wrestling is back”.
Un messaggio rivolto ai fan di wrestling di vecchia data, dopo che in tanti avevano cercato altrove la loro disciplina preferita, mentre Stanford se ne allontanava scegliendo lo “sports entertainment”.
Ma un messaggio rivolto soprattutto ai tanti potenziali nuovi fan, occasionali o addirittura a quelle persone che, non sapendo come passare il tempo libero in una serata qualunque, possono scegliere di dare una chance agli spettacoli WWE.
Pro-wrestling is back: vale anche per l’Italia?
Si tratta di un tipo di fan che 10 anni fa abbiamo già incontrato, proprio qui in Italia, durante il periodo del cosiddetto “boom”: ragazzini che, tra una serie animata e l’altra, non si perdevano una puntata di SmackDown su Italia 1 e famiglie intere che, saltuariamente, sceglievano di assistere a show di wrestling italiano dal vivo invece che andare al circo o a vedere un film al cinema.
Dire che quei tempi stanno tornando, forse, sarebbe una previsione ancora troppo azzardata. Ma che il percorso prosegua in quella direzione è sotto gli occhi di tutti: dal ritorno della WWE con il live event di Bologna agli show delle federazioni italiane, sempre più frequenti ed affollati, fino ad arrivare alla decisione di DMAX di trasmettere in chiaro entrambe le notti di WrestleMania XL.
Necessario citare anche l’ottimo successo riscosso dagli show settimanali e dai pay-per-view della All Elite Wrestling sui canali SKY Sport, con il commento di Salvatore Torrisi e Moreno Molla.
Che si arrivi prima o dopo ad un nuovo “boom” del wrestling italiano, tuttavia, un ruolo importante lo avremo sicuramente noi, fan storici che non hanno abbandonato la disciplina nemmeno nei momenti di carestia.
Ma come possiamo far capire a parenti e amici che ciò che seguiamo con tanta passione e coinvolgimento non è una semplice “americanata” ma un qualcosa che merita di essere guardato, in tv o dal vivo, e che potrebbe molto probabilmente piacere anche a loro?
A questa domanda, che sicuramente in molti ci siamo fatti a più riprese nella nostra vita da fan, proviamo a dare una o più risposte nei paragrafi che seguono.
Tra pochi secondi comincerà il main event della Night 1 di #WrestleMania su #DMAXWWE!
Farete il tifo per “The Final Boss” The Rock e per Roman Reigns oppure supporterete Cody Rhodes e Seth Rollins?
Diteci la vostra nei commenti!🎨@manuel_ish pic.twitter.com/SqyLDKL3CK
— The Shield Of Wrestling (@TSOWrestling) April 13, 2024
Il pro-wrestling come arte performativa più completa di tutte
Spesso, quando mi chiedono “ma perché ti piace il wrestling (se sai che è finto)?” la prima risposta che mi viene da dare è quella più razionale: il pro-wrestling è un’arte performativa che, per completezza, supera tutte le altre.
All’interno di uno show di pro-wrestling infatti, c’è letteralmente tutto: c’è il teatro, con i wrestler che interpretano i loro personaggi; c’è la componente atletica, non solo per i fisici dei lottatori ma anche e soprattutto per ciò che i loro corpi riescono a fare sul ring; c’è, infine, la componente tecnica, quella che rende la nostra disciplina simile ad una danza: sul quadrato, la coordinazione tra quelli che apparentemente sono avversari è tutto, ed è dalla loro capacità di far notare la presenza di questa coordinazione il meno possibile al pubblico che spesso viene fuori la qualità di un incontro.
A questo, poi, si aggiunge tutta la presentazione che sta intorno ad uno show: le luci, i video promo e le musiche d’ingresso sono tutti elementi che arricchiscono lo spettacolo rendendo uno show di wrestling un qualcosa di unico nel panorama delle arti performative.
L’unicità del pro-wrestling: le interazioni tra fan e lottatori
C’è un elemento tuttavia che manca a questo mix quasi perfetto: la possibilità che i fan hanno di interagire con i wrestler contribuendo alla riuscita dello spettacolo.
Tifare e dare il cinque al babyface, fischiare e insultare l’heel, fino ad inventare veri e propri cori da stadio per far sentire quanto stia piacendo (o no) un match sono tutti pezzi dell’esperienza di uno show di wrestling, che diventano parte dello spettacolo stesso e spesso ne vanno ad influenzarne il risultato o gli sviluppi futuri.
Il tifo nel wrestling è un tipo di tifo che, se aggiunto agli altri elementi che compongono questo spettacolo, lo rendono davvero un qualcosa di irripetibile in qualsiasi altro contesto: in quale teatro o stadio posso vedere i protagonisti, siano essi attori o sportivi, fare gesti atletici spettacolari mentre recitano la loro parte e interagiscono con me che, dagli spalti, li incito o li sberleffo?
Le emozioni al centro: il pro-wrestling per Jim Cornette
Al di là della risposta più razionale e ragionata sul perché uno spettacolo di wrestling sia una forma di intrattenimento meritevole di rispetto e soprattutto di una chance dallo spettatore più casual, la verità è che la disciplina è bella qualunque sia il motivo per cui ci piace, e non ci sono risposte sbagliate da dare alla domanda “perché ti piace il wrestling?”.
Personalmente credo che la descrizione migliore di che cosa è il pro-wrestling, che riesce al tempo stesso a farne capire anche il valore per chi ne è appassionato, l’abbia data Jim Cornette intervistato da Vice per la serie “Dark Side of the Ring”.
Ed è con questo estratto che vi saluto e vi do appuntamento al mio prossimo articolo, sempre qui su The Shield of Wrestling.
The Shield Of Wrestling è anche su carta stampata! Puoi trovare tutti i numeri di TSOW Magazine, CLICCANDO QUI.
Stiamo cercando nuovi elementi per il nostro staff! Ci sono diverse posizioni disponibili: se sei interessato, CLICCA QUI.
Per farti due risate a tema wrestling, segui i nostri amici di Spear Alla Edge su Instagram!

