MJF è uno dei migliori wrestler al microfono non solo della All Elite Wrestling ma dell’intera industria del professional wrestling.
Quello a cui abbiamo assistito mercoledì notte, nel consueto appuntamento con Dynamite, va però oltre ogni promo da manuale eseguito in questi anni, va oltre ogni discorso offensivo volto a prendere astio dal pubblico, è quanto di più vero il panorama occidentale del wrestling abbia assistito da diverso tempo a questa parte.
Facciamo però prima un passo indietro.
Le due facce di MJF: l’idolo trasmette speranza
MJF si presenta nel ring pronto a snocciolare una delle sue classiche lectio magistralis nell’arte del promo, ma i fan, che come sempre erano pronti a pendere dalle sue labbra, non avevano idea che quello che stavano per sentire sarebbe stato un assoluto unicum nel modo di lavorare di Friedman.
The Salt of the Earth, ed è il nickname o la sua ben nota catchphrase stessa a farcelo intuire, non ama sminuirsi anzi, l’esatto opposto, ama apparire come il migliore.
Ma il protagonista della prima parte del suo discorso è un MJF ben diverso dal solito, addirittura fragile.
Il giovane racconta dei suoi problemi legati al deficit di attenzione, del suo odio per la scuola, e dei vergognosi atti di bullismo che era costretto a subire nella sua squadra di football.
Il pianto, e gli occhi lucidi saranno una costante nei circa 6 minuti di discorso, è stata l’unica valvola di sfogo per MJF, ma nulla poteva scalfire la sua felicità, perché da lì a poco sarebbe andato ad incontrare il suo idolo: CM Punk.
Quello che per Punk era un normalissimo venerdì lavorativo era invece per Maxwell un giorno di straordinaria importanza. Qui compare il secondo protagonista della storia, che fino a quel momento nella narrazione portata in televisione era il buono, o per usare termini tecnici, il babyface, ma che nel racconto assume in tutto e per tutto i panni del cattivo.
Le due facce di MJF: il tradimento del proprio idolo
L’incontro con CM Punk è stato illuminante, il piccolo Maxwell è volenteroso di realizzare il suo sogno quello di diventare un professional wrestler, perché lui ama questa disciplina.
MJF ci porta immediatamente avanti col tempo però, fino al gennaio del 2014, il giorno in cui il Best in the World abbandonò il mondo del wrestling.
Dell’addio di CM Punk alla WWE se ne è parlato fin troppo in questi anni, le problematiche che fecero maturare in lui una scelta di vita drastica sono ben note a tutti, ma per un ragazzo che amava follemente il suo idolo nessuna giustificazione sarà sufficiente per non considerare il tutto come un vile tradimento.
CM Punk esce dalla vita di Friedfman, nel momento in cui ne aveva più bisogno. È proprio qui che MJF compie la magia, quella di permettere allo spettatore o al fan seduto sugli spalti di immedesimarsi in lui.
Il processo cognitivo è semplice: il fan viaggia con la mente e torna fino al 2014 e ripensa a quel misterioso addio. Il tutto si amplifica in maniera irrefrenabile se si era fan di Punk; non si può non condividere quel sentimento con il giovane Maxwell, l’empatia per quel dolore è troppo forte.
Ed ecco che CM Punk diventa il cattivo della storia, grazie a un fine e reale mezzo oratorio.
La determinazione di MJF
Questo non butta giù MJF però. Il ragazzo trova paradossalmente nuova forza dalla delusione e in particolare voglia di rivalsa nei confronti del proprio idolo.
Una foto vista su Instagram, una famosa stretta di mano tra Punk e Bryan Danielson, lo convince che la sua vita e il suo destino sono quelli di essere un wrestler.
Una storia che assume sempre più caratteri di veridicità, in quanto alcuni fan sono riusciti a trovare vecchi post del ragazzo di New York che confermano, parola per parola quanto detto:
Una voglia di rivalsa sempre più crescente con l’obiettivo di essere meglio del proprio idolo, nonostante quest’ultimo fosse il migliore al mondo.
E si arriva ai giorni d’oggi, con i due che si affronteranno in un Dog Collar Match a AEW Revolution, prossimo evento in PPV della federazione di Jacksonville.
MJF però carico come non mai intima CM Punk che nulla lo farà cedere, poiché questo significherebbe non essere migliore di lui e lui è Maxwell Jacob Friedman!
Cosa resta dopo il promo di MJF?
L’arrivo di CM Punk che chiede a Friedman se fosse tutto vero quanto detto è il finale perfetto di uno dei promo più significativi degli ultimi anni.
MJF per la prima volta nella sua carriera si è mostrato debole, offrendo il suo lato più umano, per poi dopo poco far trasparire una determinazione fuori dal comune.
La battaglia con CM Punk assume un peso che va oltre ogni titolo, ogni conquista, ogni possibile discorso. Battere (ancora) CM Punk assume ora un valore unico, quello di dimostrare di essere davvero meglio di lui.
La storia narrata in televisione dalla AEW subisce qui uno scossone con una clamorosa inversione di ruoli. MJF per la prima volta nella sua carriera non viene visto come l’arrogante, viziato e cinico ragazzo newyorkese, ma viene presentato come un fan innamorato e ferito.
Manca sempre meno a questo match ma Maxwell Jacob Friedman ha calato l’asso, superando la flebile linea che divide la realtà dalla magistrale interpretazione.