Ronda Rousey è il nome che si vocifera nell’ambiente WWE per un possibile ritorno in vista della Royal Rumble 2022 e, successivamente, per la trentottesima edizione dell’evento più importante della federazione di Stamford: WrestleMania.
Quest’anno lo show si terrà ad Arlington, in Texas, all’AT&T Stadium, location in cui si sono svolte altre tre edizioni del Granddaddy of Them All: la 17, la 25 e la 32, con quest’ultima edizione che registrato il record di spettatori, con ben 101.763 presenti.
La carriera di Ronda Rousey in UFC
Ronda Rousey è un’atleta ben conosciuta non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il pianeta per via del suo passato glorioso in diversi sport professionistici. Ronda nasce judoka, sport in cui, tra i vari trofei e importanti riconoscimenti ottenuti, raggiungerà l’apice con la vittoria della medaglia di bronzo nel Judo ai Giochi Olimpici di Pechino 2008.
Successivamente si dedica alle arti marziali miste in cui, forte del suo judo anni luce avanti alle avversarie, riesce a dominare qualsiasi atleta si opponga avanti a sé. Nel marzo 2012, precisamente ad un anno dal suo debutto nelle MMA professionistiche e dopo appena quattro match disputati, vinti tutti in meno di un minuto, Ronda ottiene l’occasione titolata nella promotion Strikeforce.
Rousey si sbarazza in quattro minuti di quella che sarà la sua peggior nemica, l’ex campionessa UFC dei pesi gallo Miesha Tate. Difende il titolo contro Sarah Kaufman e poi approda in UFC dove per la prima volta Dana White decide di espandere la sua promotion anche al gentil sesso.
Ronda Rousey tra il 2013 e il 2015 farà la storia della promotion vincendo sei match su sei difendendo sempre la cintura dei pesi gallo UFC e stabilendo dei record impressionanti sia in termini di tempistiche all’interno della gabbia con le avversarie che vengono sconfitte in un lampo e sia in termini economici, tanto che UFC venderà milioni di PPV negli eventi in cui Ronda è presente.
Nel 2015 diventa nettamente il volto della promotion, la star più popolare delle MMA insieme ad un certo Conor McGregor, ma nel novembre 2015 viene battuta duramente dall’ex campionessa di pugilato Holly Holm. È uno shock per Ronda che in quel maledetto 15 novembre perde molta fiducia in sé stessa e comprende di non essere così invincibile come credeva.
Tornerà per un’ultima volta all’interno dell’ottagono per cercare di riprendersi la cintura, ma l’incontro finisce ancora peggio rispetto al precedente con la povera Ronda che viene distrutta in meno di un minuto da parte dello striking di un altro livello della brasiliana Amanda Nunes.
La Baddest Woman on the Planet debutta in WWE
Chiusa la carriera con le arti marziali miste, Ronda Rousey debutta nel Pro Wrestling e direttamente nella federazione più importante e popolare del mondo: la WWE. Al termine del Royal Rumble Match femminile, Ronda fa il suo debutto tra il boato del pubblico e a fine estate, a SummerSlam, batte facilmente Alexa Bliss laureandosi per la prima volta campionessa del mondo WWE.
Il regno di Ronda Rousey durerà per ben 232 giorni: l’ex fighter UFC perderà la cintura contro Becky Lynch nel Triple Threat (al quale partecipò anche Charlotte Flair) svoltosi nella serata di WrestleMania 35 del 7 aprile 2019 nel primo main event femminile della storia del PPV più importante della WWE.
Al termine di questo evento Ronda decise di abbandonare la WWE. Sono infatti quasi tre anni che Ronda Rousey non si fa più vedere negli show della federazione di proprietà di Vince McMahon, anni durante i quali si è dedicata ad altro ed è anche diventata mamma. L’ex campionessa UFC e WWE ha smesso non solo di competere ai massimi livelli nello sport, ma anche di apparire nel grande schermo così come stava facendo prima del 2019 con cinque film in cinque anni, comprese alcune apparizioni in Serie TV.
E ora, stando ai rumors, sembra sia arrivata l’ora di un ritorno in azione per “Rowdy” . Staremo a vedere se farà la sua comparsa direttamente alla Royal Rumble di questo fine settimana oppure nei prossimi show targati WWE, ma con un solo ed unico obiettivo: WrestleMania 38.
Editoriale a cura di Fabrizio Barbera.