Il 1° aprile lo storico Hell in a Cell Match tra The Undertaker e Triple H a WrestleMania 28 compirà dieci anni. Un incontro entrato nel mito della WWE e del wrestling in generale che ha rappresentato il capitolo finale di una tetralogia d’autore allo Showcase of the Immortals.
Un capitolo finale, la vera e propria fine di un’era, con i suoi sviluppi e la sua eredità, che meritano un racconto e un ricordo più approfondito.
Triple H vs The Undertaker, 10 anni dopo l’End of an Era
Un fil rouge lungo tre anni
Parlare dello storico Hell in a Cell senza citare le tre sfide che lo precedono è senza alcun dubbio un racconto incompleto. Il principio di questa storia durata ben 3 anni, dal 2009 al 2012, fu la sfida tra The Undertaker e Shawn Michaels.
La storia era ancora poco evoluta e si limitò ad essere una semplice opposizione tra luce e oscurità. La qualità nel ring fu a dir poco superlativa con Shawn che condusse un incontro quasi perfetto, con un solo madornale errore che gli costò la vittoria.
Questa sconfitta bruciò nell’animo dell’Heartbreak Kid che fece di tutto, compreso mettere la sua carriera in palio, per sfidare ancora il Deadman a WrestleMania. La sfida fu accettata ma ancora una volta The Undertaker si dimostrò superiore, sconfiggendo il rivale e costringendolo al ritiro.
Il rispetto dopo la dura battaglia, Shawn dovrà ritirarsi
Il Phenom non si fece vedere per un anno fino al suo ritorno a ridosso di WrestleMania 27. Taker venne così interrotto da Triple H e i due, senza proferire alcuna parola, sancirono la brutale sfida per il Grandaddy of them All.
The Undertaker vinse anche questa sfida ma pagò a caro costo questa vittoria, non riuscendo a tornare nel backstage sulle proprie gambe. Triple H soddisfatto nonostante tutto si convinse del fatto di aver sì perso una battaglia, ma di aver sicuramente vinto la guerra.
Si arriva all’anno seguente con il Deadman che ribalta quanto successo solo due anni prima: questa volta è lui a volere il rematch con The Game.
Hunter nel frattempo era diventato il COO della WWE e interrompere la Streak, punto di valore per la compagnia, era una mossa aziendale non accettabile.
Per convincerlo The Undertaker decise di puntare sull’orgoglio tirando in ballo il suo dualismo con HBK, rivelando come Triple H non possa interrompere la Streak, poiché Shawn, che è sicuramente il migliore tra i due, non era riuscito nell’impresa.
Parole al veleno che convinsero The Cerebral Assassin ad accettare la sfida ad una condizione: i due si sarebbero affrontati all’interno dell’Hell in a Cell, una stipulazione che, anche grazie ai coinvolti, aveva ancora il suo straordinario fascino di sfida brutale, seppur fu proprio quel periodo la genesi della perdita di valore.
Il set up era completo… o quasi! Ad aggiungere altro pepe alla sfida ci fu un’ultima aggiunta: la presenza di Shawn Michaels come arbitro speciale. Un punto decisamente controverso essendo Shawn in una posizione ambigua, tra la possibilità di aiutare l’amico fraterno o quella di impedire che quest’ultimo facesse un qualcosa che lui non era stato in grado di fare.
Triple H vs The Undertaker: il racconto del match
Tutti gli ingredienti erano pronti ad una miscela esplosiva. Si parte forte con le entrate con uno Shawn che, dopo aver ribadito di avere la Streak nel palmo della sua mano, entra nel ring, divertendosi e scherzando con la telecamera.
Segue Triple H, carico e concentrato, ed è poi il turno di The Undertaker, che una volta vis a vis con The Game mostra al pubblico il suo nuovo look con i capelli rasati, sacrificio rituale fatto per ottenere la sua occasione di rivalsa.
Segue una scena sublime: i due intensamente non smettono di guardarsi dritti negli occhi per poi alzare lentamente gli occhi al cielo, nell’attesa della discesa della gabbia, mentre nell’arena risuona la bellissima “The Memory Remains” dei Metallica, theme song del match.
A differenza dell’anno passato è Taker ad iniziare forte prendendosi subito un ampio vantaggio. Dopo poco è Shawn ad intromettersi per placare la violenza dei colpi prendendosi una spintone dal Deadman, facendo scattare il primo campanello d’allarme.
Hunter riesce poi a ribaltare la situazione ed entrano in gioco le prime armi nel match. Triple h inizia a colpire violentemente il suo avversario con la sedia sulla schiena e arriva addirittura ad infierire senza pietà; l’intento è chiaro e The Game lo aveva candidamente ammesso, per battere The Undertaker a WrestleMania bisogna finirlo.
Il Re dei Re tenta più volte di farlo arrendere e arriva spesso a chiedere a Shawn di interrompere la contesa, nonostante il Phenom sia profondamente contrario a questa soluzione.
La figura di HBK, come lecito attendersi, diventa assolutamente centrale nella sfida. Shawn sa che per la salute di Undertaker dovrebbe interrompere il match ma che allo stesso tempo questa è una responsabilità non da poco.
La brutalità di Triple H però sembra eccessiva e Michaels decide di intervenire in prima persona togliendo il martello dalle mani assassine di The Game. La sua figura accentratrice non piace a nessuno forse, e il Phenom senza che se lo aspettasse lo intrappola nell’Hell’s Gate.
Iniziano poi una serie di falsi finali su cui tutti spicca quello che è forse il più incredibile Kick-Out della storia della WWE e non solo. Dopo una Sweet Chin Music e un Pedigree The Undertaker ha la forza di uscire al due.
Neanche la Tombstone chiude le ostilità con Triple H capace di uscire al 2, con uno Shawn disperato all’angolo per il peso di tale responsabilità.
Triple H è al suo limite e striscia alla ricerca del suo vero e fidato amico, lo sledgehammer. The Undertaker ferma le sue intenzioni e fissa il nemico che, prima di farsi colpire dal martello, decide di eseguire l’iconico gesto della D-X.
La Tombstone Piledriver chiude la sfida e regala a The Undertaker il suo 20° successo allo Showcase of the Immortals.
Tre icone ottengono il giusto tributo dai fan
L’eredità dell’End of an Era
La scena finale con le tre leggende che si abbracciano sembra davvero chiudere un’era, così come la tagline del match suggeriva. Non è stato l’ultimo match di The Underatker, non è stato l’ultimo match di Triple H, addirittura Shawn Michaels è tornato a lottare, ma la sensazione che quella straordinaria generazione avesse offerto la sua meravigliosa last dance era forte.
E a conti fatti questa sensazione non era del tutto sbagliata: questo match rappresenta il vero capolavoro insuperabile di una tetralogia da sogno, in cui ogni mossa, ogni sguardo, ogni colpo duro e ogni parola si mischiano in un concentrato di perfezione unica.
Triple H sarebbe in breve divenuto centrale come figura villain d’autorità aiutando negli anni a venire Daniel Bryan, Roman Reigns e Seth Rollins ad ottenere il proprio WrestleMania Moment.
The Undertaker invece avrebbe continuato a difendere la sua streak fino alla sconfitta contro Brock Lesnar prima e con Roman Reigns poi, chiudendo la sua leggendaria carriera con un apprezzatissimo incontro cinematografico contro AJ Styles.
Se le loro carriere sono andate avanti ancora qualche anno è anche grazie alla riuscita dell’End of an Era che, come se ce ne fosse ancora bisogno, ha rimarcato la grandezza di due super protagonisti del ring, capaci di raccontare una storia sublime senza difetti.
Dieci anni dopo raggiungere quei livelli sembra a dir poco impossibile, ma l’esempio resterà sempre vivo, un’era può finire ma non i suoi ricordi indelebili.