You Cannot Kill David Arquette è un docufilm indipendente incentrato sulla vita del celebre attore statunitense passato alla storia per aver vinto il WCW World Heavyweight Championship. Riuscirà David a redimere il suo nome? Io sono Michael Formica e vi do il benvenuto a questa nuova recensione!
Con la durata di 90 minuti, You Cannot Kill David Arquette, docufilm indipendente diretto da David Darg e Price James, narra il ritorno nella scena del wrestling da parte di David Arquette, celebre attore hollywoodiano diventato famoso per aver vinto in maniera rocambolesca il WCW World Heavyweight Championship nel 2000.
Durante uno stallo nella sua carriera da attore, David decide di rimettersi in gioco per scollarsi di dosso la cattiva reputazione che, tale scelta di booking da parte della WCW, lo ha esposto nel corso degli anni. Da reietto e simbolo di disgrazia, riuscirà un attore hollywoodiano ormai vicino alla soglia del mezzo secolo di età a redimere il suo nome?
La Recensione
Nel proseguire della recensione eviterò di farvi dei possibili spoiler così da non influenzare negativamente la vostra visione. Tuttavia, prima di iniziare l’effettiva recensione devo specificare che, essendo questa pellicola un docufilm, il metro di giudizio cambia inevitabilmente poiché tale tipologia di filmato ha logiche e linguaggio alquanto differenti da un qualsiasi film.
Una volta iniziata la visione, è impossibile non rimanere stupiti dalla passione del wrestling che traspare dalla narrazione. Un amore vero e sincero come sinceri sono i personaggi coinvolti. David Arquette si mette quasi a nudo e non solo parla di quella breve e discussa apparizione nel mondo del wrestling ma anche di quanto quella vicenda abbia intaccato la sua vita professionale lasciandolo con un doppio amaro in bocca. Odiato dal mondo del wrestling e deriso ad Hollywood (sia chiaro, il titolo WCW è solo una parte della sua carriera altalenante), due cocenti delusioni verso le cose che ama di più dopo la sua famiglia. E certe delusioni non passano con gli anni e Arquette decide di provarci e di condurci in questo duro viaggio assieme a lui facendoci vivere quel percorso che chiunque abbia mai messo piede all’interno di un ring di wrestling (o che anche abbia solo sognato di farlo) sa quanto sia burrascoso.
Nonostante il budget modesto, il comparto tecnico non mostra particolari sbavature. Saggia la scelta dei registi di svolgere la maggior parte delle riprese a mano libera senza l’utilizzo di flycam o steadycam, scelta stilistica che rafforza maggiormente la percezione di “essere presenti” durante lo svolgersi dei fatti. Il comparto sonoro non eccelle ma non crea nemmeno problematiche.
Tra sangue, sudore e passione: una redenzione che diventa una dichiarazione d’amore per il wrestling
All’interno del film troviamo diversi volti del wrestling americano. Da Ric Flair ad Eric Bischoff, da Ken Kennedy a Joey Ryan fino a Jungle Boy e Peter Avalon senza dimenticarci di DDP e Booker T, di spazio ce n’è per tutti. Ed è proprio Eric Bischoff a dare vita ad una delle riflessioni più grandi dove in un faccia a faccia con David si scusa per non aver ponderato al meglio la scelta di dargli una cintura così importante. “Mai esporre il business” dice la prima regola dei promoter, regola che è stata infranta grazie ad un suggerimento iniziale di Vince Russo e che ha inevitabilmente intaccato la vita di molte persone, in particolare modo quella di David. Eppure, veniamo a scoprire che i soldi ottenuti da quelle apparizioni tv sono stati donati dall’attore alle famiglie Hart e Pillman per aiutarli della scomparsa di Owen e Brian, segno di quanto questa triste parentesi di Arquette in WCW sia stata decisamente più onesta di quanto non avessero in mente i creativi della federazione.
La passione di Arquette è viva, tangibile. E gli occhi con cui guarda il mondo del wrestling alla soglia dei 50 anni è invidiabile. Difficile aggiungere altro senza inciampare in qualche spoiler perciò eviterò di dilungarmi oltre e di procedere subito con le conclusioni.
Giudizio finale
Da fanatico della disciplina, questo docufilm ha catturato la mia attenzione per tutti i 90 minuti. Un frammento di vita raccontato con grande sapienza senza mancare mai di rispetto né la disciplina e né le attese. Dall’essere uno dei simboli del declino del wrestling a finire nella PWI Top 500 con 19 anni di ritardo, la parabola di Arquette è un qualcosa che suda passione, amore, rivalsa. Non solo, racchiude perfettamente lo spirito e i sogni di coloro che vogliono/vorrebbero intraprendere questo percorso raccontando quella dura realtà che si annida in un mondo mitologico di finzione premeditata che nessuno si aspetta. Viene da chiedersi cosa avrebbe potuto fare David se avesse iniziato la sua carriera all’interno del ring in giovane età piuttosto che a 49 anni.
You Cannot Kill David Arquette è un docufilm da vedere assolutamente. E’ la classica pellicola immancabile nella bacheca di un fan della disciplina che non si limita solo a raccontare una delle pagine più controversie del wrestling ma che ispira, fa sognare e ne scrive una dichiarazione d’amore che inevitabilmente porta ad una redenzione che solo gli audaci possono raggiungere.
Di seguito potete vedere il trailer del docufilm.