CM Punk è tornato nel meraviglioso mondo del Pro-Wrestling, debuttando nel secondo episodio di AEW Rampage denominato The First Dance.
Di fronte al SUO pubblico, quello della SUA Chicago, in un gremito e rovente United Center, il Best in the World è tornato a ballare, il primo di questa sua nuova avventura nell’idilliaca realtà della All Elite Wrestling.
Un momento che è già storia, epocale, che segna uno spartiacque e “rovina” il week end della WWE che si appresta a proporre SummerSlam e NXT TakeOver: 36.
CM Punk ci racconta una storia
La puntata di Rampage si apre con i cori del pubblico che cantano a squarciagola il nome del proprio beniamino. Se le aspettative prospettavano il suo arrivo a chiudere la puntata la AEW sceglie una strada diversa.
CM Punk apre l’episodio, dopo interminabili attimi di attesa che sfociano in un urlo incredulo e un pianto incontenibile dei fan.
Il Best in the World, visibilmente emozionato, percorre la rampa, si lancia tra il pubblico e si nutre dell’energia positiva dei presenti, che trasmettono in maniera virale il proprio amore.
La breve pubblicità spezza il ritmo e si torna live con CM Punk armato di ciò che lo ha reso un numero uno tra i numeri uno, il microfono.
Il discorso di Punk è qualcosa di indescrivibile, una lezione su come si faccia un promo in questo business, ma d’altronde parliamo di un vero e proprio professore di Harvard, che non ha faticato nella sua vita a stare dietro ai migliori di sempre in questo campo.
Si parte con l’emozione del ritorno e del perché abbia scelto di farlo: Punk rivela di averlo fatto per il suo pubblico, che per anni lo ha amato incondizionatamente pur non essendo d’accordo con determinate scelte, e di averlo fatto anche per sé stesso.
CM Punk racconta una storia, quella del suo abbandono della Ring of Honor nel 2005, rivelando come esso sia stato a tutti gli effetti il suo addio al professional wrestling, un esilio di 16 anni terminato venerdì 20 agosto 2021 ad AEW Rampage.
Stoccata da oro olimpico nella scherma alla WWE, ma il discorso prosegue e Punk svela la sua voglia di misurarsi con tanti giovani che per anni si sono chiesti dove fosse.
Uno su tutti merita la sua attenzione, Darby Allin, meravigliosamente inquadrato dalla regia in alto, ad occhi bassi, affianco al suo mentore Sting, che non smette invece di guardare il Second City Saint. CM Punk non esita, riconosce la sua smania di pericolo e lo mette in guardia su cosa voglia dire sfidarlo, per di più nella sua Chicago.
Il match ad All Out è realtà, Punk tornerà sul ring domenica 5 settembre, in PPV, sempre a Chicago.
CM Punk è tornato, cosa ci aspetta nel futuro?
E ora che ha davvero debuttato cosa succede? Per anni tutti hanno fantasticato il suo ritorno, ma ora?
Certo, non ha vinto la Royal Rumble quindi non andrà nel main event di WrestleMania, ma ha fatto un qualcosa di decisamente più affascinante.
Quello che lui ha detto nel suo ormai iconico promo è la verità; la parentesi in WWE non è da rinnegare, gli ha dato la fama e la conoscibilità a livello mondiale, lo ha reso una Superstar, come la stessa federazione propone di chiamare i suoi dipendenti. Ma CM Punk ha messo da parte per anni l’essere un wrestler a 360°.
La AEW è notoriamente il compromesso storico tra il mondo indipendente e il contesto major. La WWE nel suo dominio ventennale dopo la morte della WCW ha imposto dei paletti sul come essere una realtà major, paletti che la All Elite sta ribaltando a poco a poco.
Il progetto è ambizioso, sta mutando rispetto all’inizio, diventando un qualcosa che nessuno poteva immaginare. Un’alternativa, un fascino unico che ha spinto tanti a firmare, ma Tony Khan è riuscito nell’impresa di convincere anche Phil Brooks a porre la sua firma sul contratto.
Contratto sì, perché CM Punk ha firmato un lungo accordo con la AEW, che gli permetterà di apparire spesso negli show e gestire intelligentemente le sue lotte.
La federazione di Jacksonville sta bruciando ogni possibile tappa. Siamo su un livello diverso dal prospetto mal utilizzato dalla WWE o dal “vecchio” arrivato a dare conoscibilità al prodotto.
Il nome di CM Punk, ma anche quello di Daniel Bryan, sono due e vere e proprie dimostrazioni di forza. Due nomi che possono e devono spostare massa di pubblico verso il prodotto della AEW.
Due nomi che aiuteranno nella crescita di una federazione che si pone come unico limite quello di non porsi limiti.
Al netto di guerre tra federazioni, dal sapore di Monday Night War, il ritorno di CM Punk nel wrestling è un dono fatto ai fan.
La possibilità di godere ancora dei suoi match, di pendere dalle sue labbra in ogni promo e di interessarsi ad ogni storyline che lo vedrà coinvolto, è un regalo che Tony Khan, da fan di questo sport, fa ad altri fan.
CM Punk è tornato e può solo essere un bene per il prodotto.
*immagine di proprietà della All Elite Wrestling*
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