Manca sempre meno a WrestleMania 37 un evento che, pur con alti e bassi, rappresenta come al solito un punto centrale dell’annata di Pro-Wrestling mondiale.
Se l’edizione annuale vedrà il ritorno dei fan dal vivo sono le assenze a pesare come non mai, su tutte quella di John Cena che dal 2003, dopo ben 18 edizioni consecutive in cui è sempre apparso che fosse per un angle, un match vero o cinematografico, salterà l’annuale kermesse.
Un’assenza a cui lentamente ci siamo abituati, visto il ruolo totalmente marginale di John negli ultimi anni, ma che nel momento in cui è stata ufficializzata è stata letteralmente un pugno nello stomaco.
Questo ci offre la chance di ripercorrere la sua leggendaria carriera per parlare di quello che è stato e di quello che poteva essere una delle figure più controverse e discusse, amata e odiata, della storia del wrestling.
John Cena, il numero uno tra i numeri uno
Ruthless Aggression
Il signor McMahon apre le porte ad una nuova era della WWE sotto la ricerca di “un’aggressività spietata” e queste esatte parole, che si cristallizzano nella storia della promotion, vengono pronunciate da un giovane ragazzo dal fisico scultoreo che viene da West Newbury, una ridente cittadina del Massachusetts, che accetta così la sfida di Kurt Angle in quel di SmackDown. Era il 27 giugno 2002 e John Cena debuttava ufficialmente in WWE.
Una rapida ascesa lo consacrano al top del roster blu, favorita anche da un cambio di gimmick, nella famosa e amata versione da rapper, che mette in mostra le sue fenomenali abilità oratorie.
In appena due anni John ha l’onore e l’onere di aprire il ventennale di WrestleMania al Madison Square Garden vincendo lo US Championship contro The Big Show, nel tripudio generale della gente di New York City, la stessa città che sarà tra le più aspre e avverse nei suoi confronti negli anni a venire.
Il 2005 segna la sua definitiva consacrazione come main eventer e WrestleMania 21 diventa il teatro del primo dei 16 successi mondiali ottenuti in carriera.
John arriva all’apice del successo e la WWE sceglie di puntare su di lui come “numero uno” portandolo nello show principale, draftandolo ufficialmente a Monday Night RAW, scambiandolo con Batista che fece invece il salto verso lo show blu.
Qui però qualcosa smette di funzionare e Cena finisce nell’occhio del ciclone: il suo stile da supereroe che subisce per tutta la durata del match fino al decisivo come back risolutivo non piace a una parte di fan che iniziano a fischiarlo duramente.
John vince il suo primo titolo in WWE, lo US Championship contro The Big Show
Let’s Go Cena, Cena Sucks
Come raramente successo prima d’ora la gente si spacca in due su di lui, mettendo in dubbio il lavoro fatto dalla WWE. John perde e rivince il titolo WWE (contro Edge) all’alba del 2006 e esce indenne dalla prima WrestleMania da campione, battendo Triple H, nel test più provante della sua giovane carriera.
La federazione prosegue spedita, crede troppo nel progetto John Cena, nonostante non riesca a ricevere l’amore incondizionato ed universale dei fan. Passa un altro anno al top e John supera anche l’ostacolo Shawn Michaels in un incontro stellare che cementifica la sua forza.
Il 2008 si apre con il suo grande ritorno alla Royal Rumble dopo l’infortunio: la location è la medesima di WrestleMania 20, il Madison Square Garden, che incredulo e eccitato assiste al ritorno del figliol prodigo acclamandolo fino a quando non si ricorda l’odio incondizionato che prova per lui.
Il 2008 però è anche l’anno del passaggio al TV-PG, la scelta più condannata dai fan hardcore della vecchia WWF, di cui presto John, con i suoi modi di fare supereroistici da cavaliere senza macchia, ne diventa il simbolo. Questo rappresenta il punto focale, il grande scisma che attraversa il WWE Universe, non puoi stare nel mezzo, o ami o odi John Cena.
John torna a sorpresa alla Royal Rumble vincendo il match
Once in a Lifetime
John è il numero uno conclamato di questa epoca ormai, volente o nolente, ma mancava ancora un qualcosa che gli altri grandi prima di lui avevano ricevuto, un match leggendario.
È una prassi comune e assodata nel wrestling questa, il famoso passaggio di testimone di generazione in generazione. Stone Cold costruì parte della sua eredità non cedendo in una pozza di sangue a Bret Hart mentre The Rock, da Icona assoluta, toccò il cielo con un dito contro un’altra Icona come Hulk Hogan.
Nonostante la sua carriera fosse piena di match memorabili mancava un match che potesse essere definito epico, l’incontro che segna le carriere, e la WWE riuscì nell’intento di mettere uno contro l’altro due simboli di due generazioni distinte, John Cena e The Rock.
Dwayne aveva abbandonato da tempo il Pro-Wrestling per intraprendere la carriera da attore di action movie che tutti conosciamo, ma il suo amore incondizionato per un business che aveva nel sangue e nel DNA lo portò ad accettare un’ultima run a cavallo tra il 2011 e il 2013.
Annunciato come presentatore di WrestleMania 27, l’evento in sé ebbe il solo scopo di costruire uno dei più grandi Main Event della storia del Grandaddy of them All. A distanza di un anno John e Dwayne giurarono di vedersi faccia a faccia nel ring il 1° aprile 2012 al Met Life Stadium di Miami per WrestleMania 28, non prima di aver fatto squadra alle Survivor Series, ancora una volta a New York, ancora una volta al Madison Square Garden, che questa volta si ricordò da subito di odiare il suo arcinemico.
The Rock a sorpresa vince il grande match ma questo si scopre essere solo un tassello di un piano più grande che vide un pessimo anno di John (che si mischiò addirittura a questioni private come il divorzio) e un meraviglioso inizio di 2013 per Rocky grazie alla vittoria del suo ottavo titolo WWE.
Una storia che da un lato ci priva dell’unicum di un match tra i due ma che dall’altro ci racconta come anche un campione può toccare il fondo ma che alla fine riesce sempre a tirarsi su.
John Cena e The Rock nel loro epico face to face a WrestleMania 28
Le sue preziose sconfitte
Se John costantemente nella sua carriera è stato odiato da una cerchia di fan la colpa è anche del fatto che vederlo perdere, o per essere più precisi schienato o sottomesso, era un evento più unico che raro.
Questa sua incredibile protezione, dovuta al suo ruolo di nucleo centrale del pianeta WWE, ha fatto si che vedere John Cena sconfitto pulito nel ring fosse uno dei più grandi attestati di stima della federazione verso colui in grado di batterlo. Inoltre John, in alcune rivalità che lo hanno visto sconfitto, è stato intelligentemente proposto non come l’underdog ma bensì come l’Elite da distruggere, generando non solo un maggiore heat contro di lui ma anche una forte empatia per il suo avversario.
Ne sono incredibili esempi le sconfitte contro Rob Van Dam e CM Punk, arrivate in due città che parteggiavano esclusivamente per i suoi avversari, in fattori ambientali incredibili ma a lui totalmente avversi. O la grande vittoria di Daniel Bryan che ci ha permesso di inserirlo nella lista dei top name della WWE, in quanto era stato in grado di battere una persona pressoché impossibile da battere.
Lo squash subito da Lesnar, una master class di storytelling, che ci ha invece permesso di capire quanto The Beast fosse un demone indomabile, capace di distruggere il numero uno in pochi minuti senza pressoché subire reazione. O la vittoria di AJ Styles il timbro definitivo per consacrarlo come asso del rinnovato e apprezzabile SmackDown Live.
Tutti incontri simbolo delle carriere di questi grandissimi atleti che in comune hanno anche l’aver ricevuto una mano decisiva dalla persona giusta.
Gli ultimi anni di John hanno inoltre sfatato un altro mito, quella della sua incapacità sul ring. John con diversi avversari ha saputo dimostrare di essere un ottimo wrestler capace di fare miriade di grandi incontri. Le sue open challenge al titolo US sono state dei grandi momenti di wrestling nelle puntate di RAW che hanno ridato lustro, prestigio e rilievo alla cintura.
John Cena vince il suo 16º titolo mondiale eguagliando Ric Flair
Il grande “what if” del turn heel e il parallelismo con Hulk Hogan
Vedere John Cena diventare un cattivo è sempre stato il desiderio di tanti. Un personaggio talmente tanto positivo nei suoi valori che un suo turn heel sarebbe stato epocale. Un solo precedente storico può reggere il confronto quello di Hulk Hogan.
L’Hulkster negli anni 80 è stato quello che John è stato a cavallo dei primi due decenni del 2000, un eroe per i bambini e un esempio per gli adulti. Un personaggio che in questi anni più recenti, che venivano appena dopo l’Attitude Era, non poteva più essere apprezzato.
La tentazione è stata forte ma la WWE ha sempre desistito non solo per motivi pratici come il fatto che vendesse tantissimo merchandise tra i più giovani ma anche perché rappresentava la federazione dentro, ma soprattutto fuori. Una politica che la WWE ha parzialmente accantonato con l’oscuramento del suo Asso.
L’ultimo atto, almeno fino ad oggi, del Leader della Cenation resta il Firefly Fun House Match, un incredibile viaggio mentale nella carriera di John, tra le polemiche, le critiche e addirittura la fantasia di un suo turn heel, con tanto di maglietta del nWo, la storica stable heel di Hogan.
nWo 4 Life
John Cena ha rappresentato una parte importante della storia della WWE, un’assoluta Top Star, che ha rinnovato ed elevato il concetto di Main Eventer e attrazione di uno show. Odiato o amato era impossibile restare indifferenti ad un suo match che lo hanno consacrato come il numero uno della mia generazione e a cui sarò sempre grato perché se amo, scrivo e parlo di wrestling vi assicuro che molto del merito è proprio suo!
*TUTTE LE FOTO PROVENGONO DAL SITO UFFICIALE DELLA WWE*