Mitsuharu Misawa e il King’s Road – Eccovi uno degli articoli provenienti da TSOW Magazine 8!
Amici di The Shield Of Wrestling, in contemporanea all’uscita del quindicesimo numero della nostra rivista, abbiamo selezionato per voi un articolo per ogni numero uscito sino ad oggi.
Direttamente da TSOW Magazine 8, la leggendaria storia di uno dei più grandi esponenti del Puroresu giapponese, Mitsuharu Misawa, e del King’s Road, a cura di Manuel Ish. Buona lettura!
Mitsuharu Misawa e il King’s Road (da TSOW Magazine 8)
«Bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro» così diceva Tucidide, militare ateniese. Facciamo un salto nel 1990, precisamente alla giornata dell’otto di Giugno. Al Nippon Budokan c’è un main event speciale, il giovane Mitsuharu Misawa – da poco smascherato dalle vesti di Tiger Mask II – affronta l’Asso della federazione Jumbo Tsuruta, da poco orfano del titolo Triple Crown, vinto da Terry Gordy. Misawa tiene botta con astuzia e tenacia all’offensiva senza freni di Tsuruta e nel finale un repentino ribaltamento gli consente di schienare Tsuruta per conto di tre. Ventiquattro (compassati) minuti di contesa che han generato nell’arena un mix di emozioni fortissime, il famoso giornalista Dave Meltzer conferma un buon numero di persone crollate in pianto per l’esito dell’incontro. Nessuno avrebbe scommesso un singolo yen sul fenomeno vestito di verde, nel Puroresu ci sono gerarchie ben precise da rispettare e lo shock non è assolutamente all’ordine del giorno. Kenta Kobashi e Toshiaki Kawada portano il poco atteso vincitore sulle spalle, nasce l’era della Super Generation Army. Mitsuharu Misawa all’epoca conosce il passato, è il presente e ha nel palmo della sua mano destra il futuro. «King’s Road» questo è il nome dello stile di wrestling che permette alla AJPW di mandare sold out ogni evento prodotto tra gli anni 1990 e 1997. La narrativa fa da padrona e va a braccetto con uno stile di lotta feroce ma elegante, grandi tempi di recupero ma un emozionante stretch finale all’insegna di kickout (ragionati) e mosse schivate. La assoluta cura nella psicologia degli interpreti fuoriesce specie in incontri in cui tutti e quattro i Four Pillars of Heaven (Misawa, Kobashi, Taue e Kawada) risultano presenti. La spasmodica attenzione nei tempi fa sì che ogni stile che viene dopo si affacci a questo e impari qualcosa.
L’esplosione dei Quattro Pilastri risulta un punto estremamente focale dello sviluppo del Pro-Wrestling mondiale, tutto ciò che viene dopo ha qualcosa di loro, specie nello sviluppo della Pro-Wrestling NOAH. Nel 1999 muore Giant Baba e Misawa prende in consegna le chiavi della promotion ma alla moglie del defunto Baba ciò non sta bene, o almeno così ci racconta parte della storia. Misawa crea allora un’Arca e si erge a Noè, in AJPW rimangono pochissimi nomi e il periodo di crisi è profondo. Lo stile che Misawa consegna alla NOAH (Ark Style) non è poi così tanto differente dal King’s Road, ma lo evolve, l’azione nel mezzo si fa spesso più fitta (per quanto impercettibile possa sembrare). Delle serie di match concluse in AJPW riprendono in NOAH, alcune culminano in capolavori immensi, come la faida maestro-allievo tra Kobashi e Akiyama. Tutto ciò che è passato dalla mente e dalle braccia di Mitsuharu Misawa ha aiutato il mondo del Pro-Wrestling a crescere nella sua concezione artistica. Si sale sul ring e si racconta una storia, ci si prende il tempo di cui si ha bisogno ma lo si farà minuziosamente. Da notare che tra i pochissimi nomi che al momento dell’esodo non lasciano la AJPW c’è Toshiaki Kawada, che secondo molti rimane il wrestler che ha espresso al meglio il concetto di King’s Road. La qualità artistica del Pro-Wrestling trova un decisivo punto di svolta nell’esplosione della All Japan Pro-Wrestling.
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