Braun Strowman contro le tre facce della paura, sembra il titolo di un film horror, e non ci andiamo tanto lontano.
Ho discusso tante volte sulla genialità del personaggio di Bray Wyatt, una ventata d’aria fresca nella promotion di wrestling meno affine al wrestling nel mondo.
La E in WWE, come tutti sappiamo, sta per Entertainment, intrattenimento che Bray in questi mesi è spesso riuscito ad offrire.
Nelle ultime settimane, dopo un mese di pausa circa, Bray ha fatto il suo ritorno a SmackDown, sfidando Braun Strowman. Quello che più è risultato significativo però è stato il ritorno al passato, a cui non dimentichiamo Wyatt è sempre profondamente legato, che ha visto la riapparizione del Guru della Palude.
La scelta di tornare ad indossare i panni del leader della misteriosa Wyatt Family, risulta coerente con la storia che stanno portando avanti, una storia fondata sul passato dei due.
Bray millanta, con ancor più forza in queste vesti, di essere il creatore di Braun Strowman, accusa respinta con forza dal campione universale, assolutamente svincolato, fisicamente e mentalmente, da coloro che lo adottarono in quel lontano 2015.
Le tre facce della paura
Il ritorno al look e alla gimmick del precedente Bray Wyatt ha fatto immediatamente collegare la figura di Bray Wyatt a una delle più grandi stelle dell’Attitude Era, la leggenda Hardcore Mick Foley.
Foley nel corso della sua carriera ha interpretato magistralmente tre distinti personaggi partendo dal folle ed autolesionista Cactus Jack, sulla scia del successo ottenuto con questo ruolo nella brutale creazione di Paul Heyman la ECW.
In WWE sviluppò altri due alter ego, il più vincente Mankind, uno schizofrenico malato mentale, che si copriva il volto con una maschera e amava infliggersi dolore da solo, e Dude Love l’hippy playboy, totale parodia di Shawn Micheals.
I tre personaggi di Foley, esagerati, stereotipati e socialmente scorretti, sono figli del periodo in cui sono apparsi: soltanto la fine degli anni 90 poteva accogliere queste 3 figure, assolutamente irripetibili al giorno d’oggi da una federazione che vuole solo evitare qualsiasi controversia.
Il culmine di questa tripartizione di Foley arrivò nella notte della Royal Rumble 1998 in cui tutti e 3 i personaggi apparvero all’interno della stessa rissa reale, senza che nessuno dei tre trovasse fortuna.
Foley resta tra le figure più iconiche e amate di quegli anni senza alcun dubbio, ma cosa lo lega alla figura di Bray Wyatt?
Direi non ci voglia un detective per capire come il numero tre sia strettamente legato ad entrambi: i tre volti che in Wyatt potrebbero, in qualche modo essere, con i dovuti paragoni e le evidenti differenze, una riproposizione delle tre facce di Foley.
Un passato che Bray sembrava essersi lasciato alle spalle, solo parodisticamente richiamato nella lore della Firefly Fun House, tra i suoi personaggi ricorrenti.
Passato che, come ampiamente detto, si è ripresentato come il fantasma del Natale passato per Braun Strowman, riportando alla luce un personaggio dimenticato.
Bray si ritrova così, in uno stesso periodo storico, ad interpretare tre diversi personaggi, ed ecco che il paragone con il buon vecchio Mick non sembra così peregrino.
Un personaggio solo all’apparenza mite e gentile come il presentatore della Fun House assimilabile al divertente e giocoso Dude Love, una versione maggiormente pericolosa come il Guru delle Paludi affiancato all’estremo Cactus Jack, fino al livello finale, la forma più folle, più tendente alla pazzia, nelle figure di The Fiend e Mankind.
Forse i paragoni potrebbero sembrare esagerati o peggio forzati, ma qualcosa in comune i due innegabilmente hanno.
Resta da capire se la scelta di questa tripartizione di Bray sarà circoscritta al feud col campione universale o se risulterà essere una scelta permanente. Scelta che garantirebbe sbocchi creativi decisamente interessanti, limitando l’utilizzo della versione più estrema del Fiend solo per gli scontri decisivi, lasciando inalterato il suo status, ma permettendo al ex membro del Nexus di gestire le sue necessarie sconfitte grazie ad altri due distinti personaggi.
Rivalità videoludica
Quella con Strowman, tralasciando la breve pausa scherzetti con Miz e Morrison, sembra esser stata impostata come un vero e proprio videogioco a livelli, dove più si va avanti più il livello del Boss aumenta notevolmente.
Toglie ogni dubbio su quale sia la versione più “debole” la scelta di partire, in quel di Money In The Bank, proprio dalla versione in camicia e maglioncino, facilmente battuta dal campione regnante.
Il ritorno del leader della Family apre la strada al secondo livello, in un set assolutamente horror…spero non per noi fan. L’incubo che in questo Wyatt Swamp Fight si riveda lo scempio del House of Horror Match contro Randy Orton tiene sveglie diverse persone la notte, l’ennesimo match cinematografico, di cui forse non se ne sente più il bisogno, in un mondo del wrestling sempre più di ritorno alla normalità.
La seconda e probabile vittoria di Braun aprirebbe le strade al terzo e decisivo scontro, contro la forma finale, quella di The Fiend, probabilmente nella location di SummerSlam dove un anno fa tutto ebbe inizio.
Un paragone scomodo ma efficace e una rivalità sicuramente curiosa nella sua concezione, mai nulla di normale quando si parla del genio di Bray Wyatt.