Il RAW di Paul Heyman. Come un fulmine a ciel sereno qualche giorno fa la WWE ha comunicato il sollevamento da direttore esecutivo di Monday Night RAW di Paul Heyman. Rabbia mista a delusione visto che il programma, sicuramente non premiato dai pur comprensibili ratings televisivi, era negli ultimi mesi sicuramente, tra alti e bassi, un valido prodotto nell’ottica WWE.
Il RAW di Paul Heyman dunque il 12 Giugno 2020, dopo circa un anno, è arrivato alla fine della sua corsa, ma cosa ci ha lasciato, quali sono stati i punti a favore e cosa dobbiamo aspettarci dalla gestione di Bruce Prichard? Proviamo a scoprirlo insieme.
Land of opportunity
La terra delle opportunità è stata una definizione tradizionalmente collegata a SmackDown, che nel corso della sua storia ha spesso avuto il merito di costruire e far brillare le stelle del domani. Al contrario lo show del lunedi sera è sempre stato caratterizzato da grandi nomi che impedivano, tranne rari casi, ai nuovi di emergere.
Paul Heyman, noto per essere un eccellente scopritore di talenti, ha voluto mettere questa sua dote al servizio dello show, dando nel corso delle settimane sempre più spazio a persone che raramente ne avevano avuto in passato, nel tentativo di un vero e proprio rinnovamento.
Ricochet fu uno dei primi a beneficiarne, illuminò l’estate contro Samoa Joe e AJ Stlyes arrivando anche a possedere il titolo degli Stati Uniti mentre Cedric Alexander si confermò dopo poco nel corso delle settimane un valido mid carder ottenendo anche incontri di primo piano. I due hanno poi subito, non per volontà del Mad Genius, un notevole depush che li ha portati ad un attuale triste oblio.
Paul ha tanti assi nella sua manica e complice la ridefinizione dei roster dopo il passaggio di SmackDown su FOX, lavorò su un materiale umano di sua scelta.
Il push vintage di Aleister Black ne è un chiaro esempio, passando da jobbers locali fino ad avversari via via sempre più rilevanti che lo hanno confermato fino all’ultimo momento di vita del RAW made Paul Heyman, un sicuro comprimario del roster rosso, con uno status sicuramente importante, seppur mancante di medaglie.
Sulla strada del misterioso ed emblematico personaggio dark, Paul mise davanti un altro suo guy, l’australiano Buddy (nome poi ripudiato dalla federazione) Murphy. I due si affrontarono in una serie di incontri, nel finire dell’anno, dall’indubbio valore, risultando spesso gli show-stealer delle serate. La netta vittoria di Black lo innalzò ancor più di status, ma la sconfitta del mini feud regalò a Murphy un onore parimenti importante, essere il discepolo del Monday Night Messiah. La fede lo portò anche a vincere il titolo di coppia col suo maestro, premio del suo duro lavoro in questo ruolo in cui è riuscito perfettamente a calarsi.
I nomi non mancano sulla lista di Heyman e a beneficiare delle idee del genio sulla gestione del titolo secondario, finalmente usato nella sua antica funzione di trampolino di lancio, risultarono essere anche due messicani Humberto Carrillo, spesso sfidante al titolo e Andrade, che ha goduto di un regno altalenante ma mai manchevole di fiducia nei suoi confronti, nonostante spiacevoli episodi.
Angel Garza, Austin Theory e ora Apollo Crews, recente vincitore e attuale detentore del titolo USA, hanno ricevuto ottimo spazio televisivo, in un programma che ha cercato di sfruttare le sue 3 ore nel migliore dei modi.
Sfruttare al massimo le 3 ore
E quale modo migliore di sfruttare le 3, pesantissime, ore se non offrendo dell’ottimo wrestling lottato. Paul Heyman ha deciso di sfruttare questo potenziale televisivo per mostrare le doti dei suoi diamanti grezzi, regalando meno chiacchiere e più fatti.
RAW ogni settimana riusciva in un modo o in un altro ad offrire dei buonissimi match, dando minutaggio ampio ad alcuni incontri, che in un ambito di valutazione esclusivamente televisivo, risultavano assolutamente apprezzabili.
Anche nelle puntate peggiori raramente mancava un buon incontro in una federazione che si allontana giorno dopo giorno dall’offrire la qualità massima nel ring.
RAW, in maniera diametralmente opposta al gemello blu, aveva sempre qualcosa di apprezzabile da offrire.
La gestione delle storyline non ha sempre e comunque brillato però: riuscitissimi restano sicuramente il turn heel di AJ Styles e di Seth Rollins, come risulta magistralmente condotta (fino all’avvento del virus) la rivalità tra Edge e Orton o il biglietto da visita di Paul al pubblico, l’OMG moment tra Bobby e Strowman. Meno felici restano alcune scelte come il triangolo amoroso Rusev-Bobby Lashley-Lana, l’animale segreto di Rowan o il morso di Shayna Baszler a Becky Lynch, oggettivamente cose evitabili.
Conferme e riscatti
Senza dubbio i volti di RAW del 2019 e del 2020, e assoluti mattatori del presente dello show rosso, sono Seth Rollins e Drew McIntyre, come piace dire a me, una conferma e un riscatto.
Il turn heel di Seth Rollins ha avuto una gestione sublime e maniacale, forse non preparata ma giustamente colta come opportunità. Il promo da vero leader allo spogliatoio di RAW, dopo la débâcle di Survivor Series, resta uno dei punti più alti toccati al microfono dall’architetto. Non repentino ma graduale, il passaggio da trascinatore di folle a villain principale del programma ha elevato ancor di più Seth, con un personaggio più incline alle sue capacità.
Rollins da star affermata e riconosciuta, per i cicli e ricicli storici, si erge a capo di una stable di ragazzi emergenti. Gli AOP raramente hanno hanno avuto modo di brillare, ma la loro inquietante vicinanza, a protezione del Messia, rende giustizia al loro aspetto, un gran peccato l’infortunio di Rezar.
Di Murphy abbiamo già avuto modo di parlare, di come sia stato accolto tra le braccia del Messia dopo la rabbia e la delusione dopo la sconfitta con Black; sorte simile, generata da questi sentimenti dopo l’esclusione dai Zelina’s Boys, anche per Austin Theory, catapultato nel mondo “dei grandi” forse con troppa fretta.
La vicinanza con Rollins ha aiutato tutti questi atleti a ritagliarsi una parte nello show, uno show dominato da Seth, ma di cui loro sono sicuri comprimari.
Ma questo 2020 ha un solo padrone, Drew McInyre. Dominante, e non ci sono altre parole. Push dirompente che ha finalmente avverato la profezia di Mr McMahon di vederlo un giorno campione mondiale. Royal Rumble conquistata, il Paul Heyman’s Guy per eccellenza, Brock Lesnar, distrutto a Wrestlemania e la conferma contro Rollins, lo pongono come numero uno attuale del programma.
La sua gestione come main eventer non è ancora perfetta, ma Drew piace e convince molti, peccato che non stia ricevendo il calore del pubblico che per tanti anni lo ha supportato, sarebbe stato bello sentire il calore della folla dopo la sua vittoria a Wrestlemania.
Il RAW di Bruce Prichard
Bruce Prichard, subentrato ad Eric Bishoff nell’ottobre del 2019, non ha convinto molti, producendo uno SmackDown a tratti imbarazzanti.
Il licenziamento di Paul è stato accolto dal wrestling-web con molto scetticismo, visto il buon lavoro, quasi interamente apprezzato dal WWE Universe. Inoltre sembra che molti talenti si siano sentiti quasi abbandonati dalla notizia, a dimostrazione di quanto Paul credesse in loro e operasse per un necessario rinnovamento.
Bruce ha condotto dunque la sua prima puntata di RAW, nel complesso positiva, seguendo il solco delle storyline già tracciato dal Mad Genius. Puntata in cui però ancora una volta la WWE ha scelto di affidarsi a personalità del passato come Christian, Ric Flair, Big Show. Inoltre, a dispetto di una quasi totalità di difese titolate, la puntata è stata scadente nel lottato, due controtendenze rispetto al RAW di Paul Heyman.
Troppo presto per giudicare, però, a primo sguardo, la sostituzione di Paul Heyman è sembrata una scelta affrettata e inspiegabile, in una federazione in cui la meritocrazia sembra non esistere.
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