Il mondo del wrestling è tornato alla normalità da ormai diverse settimane ma la WWE insiste nel proporre Cinematic Match, ma hanno ancora senso in questo periodo?
Opportunità di diversità
Il 2020 è stato per ora un anno tremendo, la pandemia del Covid-19 si è abbattuta sul globo, costringendo anche il mondo sportivo a effettuare delle riflessioni. Alcuni sport inevitabilmente si sono fermati completamente, ma il mondo del Wrestling ha ragionato singolarmente. Ogni Federazione ha deciso di propria autonomia se continuare o meno. La WWE e la AEW hanno così deciso di proporre ancora i loro show, caratterizzati dall’assenza di pubblico.
La WWE è stata investita nella piena costruzione del suo evento più importante WrestleMania, e a molti era sembrata una scelta logica continuare almeno fino a quell’evento.
La costruzione della card era ormai ben avviata, ma vivere il Grandaddy of Them All senza la giusta atmosfera, sembrava letteralmente un crimine. Il flop di un prodotto scadente, assente anche di un fattore ambientale che potesse colmare una non sempre altissima qualità di proposta nel ring, sembrava annunciato.
La federazione ha così azzardato, giocandosi il tutto per tutto, ricorrendo ad un esperimento che solo l’assenza di pubblico poteva permettere una sua concretizzazione: i Cinematic Match.
Vengono così annunciate due stipulazioni: il Boneyard Match per l’incontro tra AJ Styles e The Undertaker, e il Firefly Fun House Match tra John Cena e Bray Wyatt. Nessuno sapeva bene cosa avrebbe visto, e la curiosità era sicuramente alle stelle.
Nella prima notte di WrestleMania 36 il Main Event è proprio il Boneyard tra AJ e il Phenom, una vera e propria scazzottata in un cimitero, con momenti comici, cringe e assolutamente divertenti. L’esperimento della prima notte era piaciuto molto alla critica, l’idea di rivedere un qualcosa di uguale anche la sera dopo preoccupò molti però.
La WWE stupì ancora nel Firefly Fun House Match, Cena e Wyatt hanno avuto un intenso quarto d’ora di lezione di storytelling. Una riscrittura totale della carriera di John, tra “what if” e paragoni scomodi.
La WWE ancora una volta aveva fatto centro e al termine delle due notti i due incontri risultarono tra le cose più positive proposte dalla 36a edizione dello Showcase of the Immortals. Un egregio utilizzo dell’handicap degli zero spettatori, che hanno permesso a due Match, che nella normalità sarebbero stati mediocri, di essere davvero divertenti da guardare.
Mai fermarsi
La WWE all’indomani di WrestleMania decise così di continuare, una scelta, al netto della situazione globale disastrosa, ritenuta da molti scellerata, nonché rischiosa per gli atleti.
Vince è il boss e Vince decide: la federazione di Stamford continuerà a produrre i suoi show settimanalmente e i PPV mensilmente, tutto al Performance Center di Orlando.
Le puntate tornano ad avere una scrittura più completa, si avvicinano ad un modello di normalità, Money In The Bank segue il filone cinematografico e propone una differente versione del Ladder Match, in una scalata al quartier generale della WWE, divertente oltre ogni modo, la WWE pur con qualche dubbio indovina anche questa scommessa.
Il passare delle settimane e degli eventi però fa perdere interesse verso queste tipologie di incontri, rivelando una netta distinzione tra le due proposte di match cinematografici.
Due facce della stessa medaglia
La WWE nel corso dei mesi ha proposto due distinte tipologie di Cinematic Match: quelli che si prendono sul serio e quelli che non lo fanno.
Osservando i vari incontri si nota come i primi siano nettamente più noiosi e a tratti addirittura ridicoli rispetto ai secondi. Nessuno ha voglia di guardare un corto action movie di venti minuti recitato male (non sono attori) e girato male (non sono registi di film). Il risultato finisce sempre con l’esser una roba inguardabile, che ti fa pensare “ma perché non hanno fatto un match vero?”. Simboli di questo restano il One Final Beat tra Ciampa e Gargano e il Backlot Brawl Match tra Adam Cole e Velveteen Dream, avremmo meritato i match di alto livello che spesso NXT ha offerto nella sua storia.
I secondi invece, puntando sul vantaggio di non prendersi sul serio, risultano essere più dinamici, più intrattenenti e soprattutto lo spettatore tende a perdonare con più facilità una brutta ripresa o una scarsa recitazione. Il folle Money In The Bank resta l’emblema di tutto questo in casa Stamford, un’eccezione che non ha fatto rimpiangere il tradizionale Ladder Match.
Wyatt Swamp Fight
Il Wyatt Swamp Fight di Extreme Rules tra Braun Strowman e Bray Wyatt è stata lo goccia che ha fatto traboccare il vaso, che ha davvero fatto tornare d’attualità il tema. Come ho ribadito nelle pagelle, non giudicherò mai le opinioni e i gusti degli altri, lungi da me, ma posso esprimere meglio in queste righe quello in cui, personalmente, ha fallito la proposta di questo incontro.
Il match risulta essere impostato sulla falsa riga del Firefly Fun House, Wyatt tenta di entrare nella testa di Braun, come fatto con John Cena. Il richiamo a Dante anche in questo caso ci preannuncia che il modello sarà il medesimo. Il campione universale si trova così a sfidare membri della Family, e addirittura sé stesso in un colpo di scena onestamente molto prevedibile.
Il richiamo al suo rapporto con Alexa Bliss risulta essere una delle cose più tristi della contesa, specchio però della pochezza di temi per replicare un qualcosa di eccellente, che ha avuto la fortuna di avere come protagonista una delle figure più importanti della storia del wrestling, ossia John Cena. Ed è questo l’errore di questo Swamp Fight, provare ad imitare nello stile un qualcosa di geniale, pur non avendo lo stesso materiale, e soprattutto copiando un qualcosa che ha avuto successo in quanto unico e mai visto prima: ogni paragone non reggerebbe l’impietoso confronto.
Tra scene pessime di barche che vanno e vengono, Braun sembra avere la meglio del Bray versione Eater Of Worlds, il banner finale del PPV ci mente, e a prevalere è The Fiend, sicuramente il prossimo sfidante allo Universal Championship.
Il risultato resta un venti minuti di nulla, scarso intrattenimento e poca genialità. Un qualcosa di fatto perché si doveva fare.
Hanno ancora senso i Cinematic Match in WWE?
La banalità del Wyatt Swamp Fight ha riaperto il dibattito sull’utilità attuale dei match cinematografici.
Il mondo del Pro Wrestling è tornato ad una quanto più prossima normalità, TSOW testimonia quotidianamente questo: la AEW, per esempio, dopo il bell’esperimento dello Stadium Stampede ha abbandonato l’idea di proporre questa tipologia di incontri, incentrando il suo prodotto sul classico binomio Storyline-Match. Gli eventi delle ultime settimane lo dimostrano, si possono fare grandi puntate anche in questo periodo. Anche la NJPW è tornata a proporre i suoi show a Giugno con la New Japan Cup e successivamente con Dominion, e la qualità del lottato (e anche della narrazione) è stata superlativa.
La WWE insiste e persiste su un prodotto che sta stancando, e i ratings bassi lo dimostrano, la scelta di proporre stipulazioni scellerate e Cinematic Match non sembra così vincente. Tutti sono tornati alla normalità, è ora che anche la WWE segua questa strada.
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