Si è chiuso nella maniera più bizzarra possibile questo ciclo della WWE. Abbiamo concluso una WrestleMania “Too Big For Just One Night” così Big da avere anche un Dark Main Event che ha fatto da conclusione per la puntata di RAW PostMania.
Tra rivalità costruite male, altre costruite bene e danneggiate dalla grave situazione che affligge il mondo e altre ancora del quale sarebbe meglio non parlare, c’è stata una storia che ha sorpreso per costruzione, narrazione, tempistiche e conclusione. Non si tratta di una rivalità titolata o di una faida tra top name bensì della storia di un brutto anatroccolo che è riuscito a conquistare l’amore grazie al fato, che dopo tante avversità gli è stato favorevole e gli ha permesso di conquistare la bella amata. Se fosse la serata degli Oscar sentiremmo “… And The Oscar Goes To Otis, Dolph Ziggler, Mandy Rose, Sonya Deville and Tucker”. Un cast non composto da top name ma dai nomi giusti, supportato da scrittori che hanno saputo strutturare la storia senza farla pesare ed arricchendola di elementi aggiuntivi quando effettivamente ce n’era bisogno. In quattro mesi abbiamo visto due personaggi antitetici entrare in contatto per un simpatico scambio di regali arrivando a gettare le basi per una love story che non sapevamo di volere ma che ci siamo goduti in ogni suo capitolo, dal salvataggio di Otis alla Royal Rumble che permise a Mandy di non essere eliminata fino all’appuntamento sfumato a San Valentino.
La semplicità spesso paga
Mentre alcuni membri del Booking team si facevano scappare l’occasione di costruire delle storie convincenti per le rivalità di spessore tra AJ Styles e The Undertaker, Charlotte Flair e Rhea Ripley o Kevin Owens e Seth Rollins ce n’erano altri che tassello dopo tassello mettevano in piedi una storia d’amore divenuta, a tratti, anche di cospirazione, che ha avuto il suo inizio e la sua fine nel canonico periodo della Road To WrestleMania, un periodo che, per non so per quale motivo, viene sempre meno considerato per la costruzione delle storie principali, che iniziano veramente troppo prima. Va anche riconosciuto che questo è un anno particolare e che costruzioni di faide come quella tra Edge e Randy Orton, Brock Lesnar e Drew McIntyre o la già citata rivalità per il titolo NXT hanno risentito molto della gestione forzata delle puntate settimanali e ciò ha sicuramente permesso alla storia di Otis di ergersi sopra a tante altre grazie alla sua semplicità ed alla simpatia che ha saputo trasmettere un personaggio buzzurro come il fu Dozovic. Una narrazione che ha subito meno danni, rispetto a tante altre, dall’assenza di pubblico e che grazie all’intreccio che si è venuto a creare con la presenza dell’Hacker misterioso di SmackDown ha subito addirittura un’elevazione non trascurabile. Dolph Ziggler, Mandy Rose, Otis, Tucker e Sonya Deville sono stati cinque interpreti adatti a strapparci delle risate, a tappare alcuni buchi delle puntate di SmackDown, per quel che hanno potuto, regalandoci anche un lieto fine scontato che però non ha deluso nessuno rimanendo coerente alla cafoneria offerta dall’inizio alla fine.