La ROH è pronta a mandare in scena il primo pay-per-view della nuova era – targata Tony Khan – e lo fa con la diciannovesima edizione di Death Before Dishonor.
Il 1° Aprile 2022 la Ring Of Honor sembrava costretta a chiudere i battenti dopo uno degli show più coinvolgenti dell’anno solare corrente, un evento che aveva visto il ritorno di nomi storici (sebbene non abbiano lottato direttamente) quali gli Young Bucks e Samoa Joe. Dopo i numerosi rinvii dei propri spettacoli causa pandemia, la ROH non era più riuscita a mettersi in gioco come aveva fatto nel corso della sua esistenza ventennale ed era stata costretta a posporre Supercard of Honor XIV di due anni.
Il ritorno sul ring della promotion nata a Philadelphia è avvenuto tre mesi dopo Final Battle 2021 e le voci insistenti di una acquisizione da parte di Tony Khan hanno trovato fondamenta durante l’evento svoltosi a Garland, Texas in cui molti degli atleti della AEW si sono portati a casa i propri match e le cinture più ambite della ROH.
La ROH come federazione satellite
Per come la conoscono gli appassionati del pro-wrestling, la ROH è sempre stata la federazione indie per eccellenza e se il marchio ha attirato l’attenzione del patron della All Elite Wrestling per non veder sparire venti anni di storia, un motivo ci deve pur essere. Rob Feinstein ha fondato una compagnia con lo scopo di non deludere i nativi di Philly orfani della ormai defunta ECW e così sull’onda di quella che fu la promotion più estrema e coinvolgente della nazione nacque la Ring Of Honor.
Il primo show dal nome ‘The Era of Honor Begins‘ vide coinvolti due dei nomi più rappresentativi della Extreme Championship Wrestling – nella fattispecie Eddie Guerrero e Super Crazy – ma tracciava già una nuova linea grazie a coloro che verranno poi conosciuti come i padri fondatori della ROH: Christopher Daniels, Bryan Danielson e Low Ki.
Sul quadrato della federazione con gli anni passano leggende del ring, nomi in rampa di lancio e giovani sconosciuti; negli show targati Ring Of Honor vediamo lottare CM Punk, Samoa Joe, AJ Styles, Nigel McGuinness, Homicide, Tyler Black (oggi conosciuto come Seth Rollins), pro-wrestler americani ed internazionali.
Nella decade sotto il controllo della Sinclair Broadcast Group (da cui poi Khan rileverà la proprietà), la promotion viene considerata – al pari di WWE e Impact – una delle major della disciplina, grazie anche alla fucina di talenti che inizia a farsi conoscere in giro per il mondo (oltre che attrarre le attenzioni della World Wrestling Entertainment) e alla nascita di Honor Club, il servizio streaming che permette al mondo di aprire gli occhi sulla ROH.
Oggi la Ring Of Honor è diventata il giocattolo (in senso buono fino a prova contraria) di Tony Khan, magnate che ama mettersi in mostra con la sua creatura numero uno: la All Elite Wrestling. Con l’acquisizione di questa promotion e le numerose (e continue) firme di nuove superstar, il patron della AEW ha in mente di costruire una vera e propria federazione satellite in cui lanciare i campioni del futuro.
Continuando sulla scia di ciò che la ROH ha sempre rappresentato non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per gli appassionati, Khan vuole garantire una luce a tutti quei giovani pro-wrestlers non ancora in grado di esprimersi a trecentosessanta gradi come trascinatori di una major company (“ostacolati” da nomi più influenti e più esperti).
Allo stesso tempo il suo desiderio è poter mantenere lo scheletro portante da cui già era sostenuta la compagnia – tenendo sotto contratto i vari Jonathan Gresham, Briscoe Brothers e Jay Lethal per citarne alcuni – affiancando loro nomi del passato come Claudio Castagnoli, Samoa Joe e sicuramente in futuro CM Punk (visto il legame con gli FTR) e Bryan Danielson (unito ai compagni di stable del Blackpool Combat Club).
Un premio in palio per ricominciare
Il modo migliore per attirare nuovi e vecchi appassionati è sicuramente proporre una card in cui tutti i titoli della federazione sono messi in palio. Questo modus operandi però non è solo una carta vincente per avvicinare gli spettatori, ma anche un incentivo per gli sfidanti a sentirsi già parte integrante del progetto ROH.
Un premio per tutti coloro che hanno sempre combattuto per la causa Ring Of Honor e che hanno accettato di buon grado il loro ruolo nel nuovo corso; parte integrante di questa rinnovata promotion sarà anche la quota rosa che nel corso della serata avrà come protagonista un volto storico e un match nel pre-show con un nome sempre più costante nell’ultimo periodo tra apparizioni ad Impact e nella All Elite Wrestling.
La vera mossa vincente di Tony Khan è stata quella di non stravolgere le regole della ROH, mantenendo intatte le stipulazioni (come il Pure Rules Match o il Two-out-of-Three Falls Match) e il Code of Honor, da sempre fiore all’occhiello della compagnia oggi con stanza a Jacksonville, Florida; senza dimenticarci dei Trios Match, presenza immancabile anche negli show settimanali ‘Dynamite‘ e ‘Rampage‘.
La card principale dell’evento vedrà come precedentemente detto solo incontri titolati, la cui spinta verrà data però nel pre-show dall’incontro tra Allysin Kay e Willow Nightingale. In ordine di importanza ecco fare capolino il match aggiunto di recente, quello valido per i ROH World Six-Man Tag Team Titles in cui The Righteous (Vincent, Bateman e Dutch) e difenderanno gli allori contro Dalton Castle e The Boys (Brandon Tate e Brent Tate).
La faida tra Samoa Joe e Jay Lethal, cominciata durante Supercard of Honor XIV e protratta nel corso dei mesi negli show settimanali della AEW, vedrà il suo culmine con in palio il ROH World Television Championship; la campionessa femminile Mercedes Martinez – alla quinta difesa titolata – dovrà vedersela con la maestra della tecnica Serena Deeb, leggenda della Ring Of Honor dai tempi della Shimmer.
Prima del main event ecco i due match a stipulazione speciale, entrambi possibili show stealers: il decimo ROH Pure Champion e membro del Blackpool Combat Club Wheeler Yuta difenderà per la prima volta in pay-per-view la sua corona contro un esponente della Jericho Appreciation Society nel nome di Daniel Garcia (attualmente anche campione mondiale della PWG); i Briscoe Brothers hanno ottenuto la rivincita dagli FTR in un incontro al meglio delle tre cadute con i titoli di coppia della Ring Of Honor al centro della contesa, dopo che il loro match a Supercard of Honor XIV è stato premiato da Dave Meltzer con le cinque stelle.
Infine, Jonathan Gresham e Claudio Castagnoli metteranno in scena un clinic sul pro-wrestling con in palio non solo il ROH World Championship, ma anche l’appellativo di miglior wrestler tecnico sul pianeta.
Il significato di Death Before Dishonor
In sostanza qual è il significato del termine ‘death before dishonor‘? In italiano è sempre complicato tradurre un concetto prettamente legato ad un’altra lingua, ma le numerose sfumature che può assumere questa “sentenza” non possono essere lasciate al caso. Letteralmente “la morte piuttosto che il disonore”, nello specifico viene preferita la morte alla resa o al disonorare ciò che di più sacro si ha tra i propri valori. Il valore può essere rappresentato dal Code of Honor, quella serie di regole da rispettare quando si divide il ring con il proprio avversario; allo stesso tempo possiamo legarlo al fatto che la ROH sarebbe stata disposta a morire piuttosto che trasformarsi in un qualcosa che non gli apparteneva.
La via tracciata da Tony Khan sembra quella che da sempre ha contraddistinto la Ring Of Honor e cominciare un nuovo percorso con uno show chiamato ‘Death Before Dishonor’ pare decisamente un segno del destino.
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