Dean Ambrose, Seth Rollins e Roman Reigns, durante l’ultima puntata di Monday Night Raw, si sono riuniti per l’ennesima volta.
Trovare una logica narrativa a lungo termine in questo frangente, non è un’impresa semplice. Tuttavia, in qualità di spettatori, bisogna essere sempre predisposti a farsi trasportare da ciò che ci viene raccontato. Lo scorso lunedì, dopo l’ennesimo, bruciante, tradimento, i 3 hanno messo le loro differenze alle spalle per combattere il nemico comune in quel di Fast Lane. Come una pasta cotta e condita in diversi modi, lo Shield continua a ripresentarsi in maniera differente, ma con lo stesso effetto sorbito. Cambiano le salse e le spezie come le storie e i nemici e permane lo stesso retrogusto di già visto che attanaglia i fan, ma che non li ferma dall’esultare come pazzi appena Ambrose tende il pugno. D’altronde, a chi non piace un buon piatto di pasta seppur mangiato spesso? La caratteristica principale della gestione dello Shield negli ultimi 5 anni, è la fretta. La fretta di voler rendere il trio più completo e più ricco di avventure possibile. “Sia mai che quando entreranno nella Hall Of Fame non avremo abbastanza materiale da mandare nei filmati”. La frenesia è nel loro primo split, così come nelle loro innumerevoli reunion, ed è ciò che guasta, in parte, l’entusiasmo dei fan.
Situazione Ambrose
Ciò nonostante, la fretta, in questa ultima reunion, potrebbe avere una parziale giustificazione, nonchè chiave di lettura. Mi riferisco chiaramente all’imminente abbandono di Dean Ambrose, il quale ha rifiutato diverse proposte di rinnovo contrattuale da parte della federazione. Inusuale, comunque, che la WWE renda pubblica una notizia del genere. Il che può indurre le menti più creative a supporre che ci sia un work dietro tutto questo. Informarsi al riguardo non fa altro che alimentare questo dubbio. Sono numerose le interviste passate in cui Ambrose dichiara di avere pochi anni di carriera ancora a disposizione. Altresì vero che la gestione riservata all’ex CZW, successivamente alla notizia, sembri più parte di un piano ben preciso, piuttosto che del classico trattamento riservato ad una superstar prossima all’abbandono. Una gestione lunatica sia dal punto di vista psicologico, che dal punto di vista dei risultati nel ring, talmente tanto da sposarsi bene con le caratteristiche di Dean Ambr..ehm..Jonathan Good, se è veramente così che dovremo chiamarlo tra pochi mesi.