Il BULLET CLUB è una delle stable più famose del wrestling. Scopri la storia, i cambiamenti e il futuro della stable nata in NJPW che approda in AEW e a ROH.
Il BULLET CLUB compirà dieci anni il giorno mercoledì 3 Maggio al prossimo grande evento della New Japan Pro-Wrestling, ovvero Wrestling Dontaku 2023: quest’oggi noi della redazione di The Shield of Wrestling vi raccontiamo, in concomitanza con l’anniversario della fondazione, la storia nel dettaglio della celebre stable, fino a raggiungere la contemporaneità, con qualche previsione per gli scenari futuri.
Dunque, mettetevi comodi e concedetevi del tempo per voi, perché ce ne sarà di cui parlare: ecco a voi la storia e il futuro del BULLET CLUB!
Quando nasce il BULLET CLUB?
Ben 10 anni fa, a Wrestling Dontaku 2013, la New Japan Pro-Wrestling presentò al proprio pubblico, all’epoca non ancora espanso agli Stati Uniti d’America, una nuova stable, il BULLET CLUB.
Da quel momento in poi, fino ad oggi, che piaccia o meno, il pro-wrestling mondiale è cambiato, che sia in positivo o in negativo. Oggi ci avventuriamo in un racconto, che potrà avere anche dei toni quasi fantastici, di quello che potremmo definire il polo attrattivo di tutti i fan del wrestling indipendente o, più generalmente, del wrestling extra WWE.
Perché il BULLET CLUB, nato in Giappone e allargatosi anche all’estero grazie all’espansione della compagnia, è penetrato in tante piccole o grandi federazioni Europee e Statunitensi.
In questo senso, quando si afferma che il pro-wrestling “è cambiato” grazie al BC, si intende anche, e soprattutto, il peso che ha avuto la sua creazione nelle federazioni indipendenti.
Il peso del BULLET CLUB nel mondo del Wrestling
Molto probabilmente, senza il BULLET CLUB, la New Japan Pro-Wrestling non avrebbe avuto quel forte appeal e quella presa sui fan europei ed americani.
E si potrebbe anche azzardare affermando che, senza il BULLET CLUB, forse quest’oggi non avremmo potuto avere nemmeno la All Elite Wrestling – e a riprova di ciò, non è un caso che quando ne ha la minima possibilità la federazione di Tony Khan tenta in ogni modo di ricreare e ripescare la stable anche tra le fila del suo roster.
Certo, l’andamento del BULLET CLUB non è mai stato sempre roseo e, come vedremo in seguito, soprattutto negli ultimi anni si è reso protagonista di storyline non particolarmente memorabili. Ma non è questo il punto, lo si ripete.
Oggigiorno anche il fan più fedele alla compagnia di Stamford sa del BULLET CLUB e conosce alcune della sua gesta più epiche: persino la WWE, di fatti, ha tentato di smuovere quella fetta di pubblico del suo Universe definibile più “hardcore” o “smart” con continui ammiccamenti alla famosa stable.
Il richiamo della Stable in WWE
La WWE ha provato a richiamare la stable sia attraverso Finn Balor durante gli anni d’oro di NXT dal suo approdo in poi, con il “Balor Club”. sia attraverso l’alleanza fra AJ Styles, Karl Anderson e Doc Gallows, conosciuta come il “The Club” o l’”O.C.”.
E allora, giunge spontaneo pensare che, se addirittura la WWE, ovvero la più grande e ricca compagnia di wrestling al mondo, si accorge della popolarità e del successo di una stable di lottatori impegnati in Giappone, vuol dire che, anche agli occhi del fan più scettico, qualcosa di interessante e rilevante c’è.
Fatta questa premessa sull’importanza e sul ruolo giocato dal BULLET CLUB, non ci resta che iniziare: una ricca e dettagliata narrazione dei fatti che hanno portato la New Japan Pro-Wrestling a trasformare un remake del duo di Shawn Michaels e Diesel in una delle fazioni di wrestling più storiche ed impattanti della storia moderna.
Capitolo I – Un Principe irlandese in Giappone
Prima di giungere al 2013, anno in cui ufficialmente nacque il BULLET CLUB, è bene comprendere come ci si arrivò a tale creazione e, per poter fare ciò, dobbiamo iniziare il nostro racconto dal fondatore, dal protagonista assoluto, ovvero Prince Devitt.
Fergal Devitt arrivò in Giappone nel 2005 all’età di 24 anni: attirò le attenzioni della New Japan Pro-Wrestling grazie alle sue gesta in Irlanda, dove lottò fin dalla maggiore età riuscendo anche a fondare un territorio irlandese sotto il controllo della NWA.
Una volta giunto nella Terra del Sol Levante, per circa un anno, fino al suo primo match, era un Young Lion a tutti gli effetti: si allenava al Dojo e si occupava delle mansioni dello stabilimento, cucinando e lavando.
In realtà, contemporaneamente a ciò, con il suo nome e cognome di nascita, lottò svariati match per la federazione sotto il controllo della NJPW di Antonio Inoki, ovvero l’Inoki Dojo, che aveva lo scopo di produrre eventi negli Stati Uniti d’America.
Dopo un incontro di cinque minuti non ripreso dalle telecamere nel pre-show di un evento della New Japan Pro-Wrestling contro Ryusuke Taguchi, uno dei booker della compagnia gli assegnò un match per la settimana successiva ed è da qui che nacquero problemi inerenti il ring name.
Come raccontato da lui stesso al podcast Talks Jericho, nonostante la sua volontà di lottare col suo nome e cognome di nascita, si decise che da lì in poi si sarebbe dovuto chiamare King Devitt. Ma l’idea fu subito subito accantonata in quanto “ha solo 24 anni, è presto per essere un re, forse è solo un principe”.
La nascita di Prince Devitt
Il suo primo match fu contro El Samurai alla prima giornata della New Japan Cup del 2006, al Korakuen Hall: per quasi tre anni il giovane talento continuerà a lottare in single o tag match, proprio come gli Young Lion di oggi, e sarà solo nel 2009 che arriverà la svolta.
Il suo rivale nei try out match, Ryusuke Taguchi, diventò il suo partner nella categoria Junior heavyweight, formando il famoso duo Apollo 55. Il team riuscirà nell’ottenere un grande successo, arrivando a vincere le cinture di coppia nello stesso anno e rendendosi protagonisti di un regno di quasi più di sei mesi.
Ma non sarà l’unico: fino al 2012 vinceranno per ben altre tre volte i titoli, rendendosi protagonisti della storica faida contro un altro famosissimo duo dell’epoca, i Golden Lovers.
Prince Devitt raggiunse il successo anche in singolo, partecipando e vincendo il Best of the Super Juniors e riuscendo a conquistare il titolo della categoria Junior heavyweight nel 2010, sconfiggendo il veterano Naomichi Marufuji al grande evento Dominion 6.19: sarà l’inizio di un regno che durerà un anno, in cui riuscirà a sconfiggere i migliori pesi leggeri dell’epoca del calibro di Davey Richards, TAKA Michinoku, Kenny Omega, Low Ki e KUSHIDA, imponendosi come uno dei più forti wrestler in NJPW.
Negli anni successivi riuscirà a vincere la cintura altre due volte, chiudendo la sua parentesi come wrestler Junior con un regno da oltre 400 giorni.
La fine degli Apollo 55
Arriviamo a questo punto al 2013: la Shin Nihon festeggia i suoi 41 anni di anniversario e, da tradizione, allo show commemorativo il campione Junior e il campione Heavyweight si affrontano in uno special single match.
All’epoca, Prince Devitt dovette dunque affrontare Hiroshi Tanahashi: dopo la vittoria dell’Ace, qualcosa nel giovane irlandese scattò. Nel post match infatti rifiutò di mostrare qualsiasi segno di rispetto per il vincitore, facendo scattare i primi dubbi in Ryusuke Taguchi. Questo fu il segno dell’inizio della fine.
Il mese dopo l’evento di anniversario, al Ryogoku Kokugikan il duo degli Apollo 55 affrontarono i campioni in carica Time Splitters, KUSHIDA e Alex Shelley, per le cinture di coppia dei pesi Junior.
I campioni mantennero i titoli e un furioso Prince Devitt attaccò una volta per tutte il suo compagno di squadra e di vita fino a quei tempi. Ma ciò che attirò davvero l’attenzione del pubblico di Tokyo fu l’arrivo di un gigante, pronto ad unirsi al pestaggio ai danni di Ryusuke Taguchi e dei Time Splitters: King Fale giunse in New Japan Pro-Wrestling, come bodyguard di Prince Devitt.
Fergal Devitt, prima di andare via sulle spalle del suo nuovo alleato, prese il microfono e annunciò la fine degli Apollo 55, di “Mr. Nice Guy”, per introdurre il pubblico al “Real Rock ‘N Rolla”, Prince Devitt, accompagnando a tali parole il gesto della pistola.
Capitolo II – Gli Shooter della New Japan Pro-Wrestling
Giungiamo alla data storica del 3 Maggio 2013: il nuovo duo di Prince Devitt e King Fale affrontano in un tag match il duo di Ryusuke Taguchi e Captain New Japan.
Nella stessa serata, il settimo match dell’evento vedeva contrapposti in uno special single match Karl Anderson, accompagnato da un giovane Tama Tonga, e Hiroshi Tanahashi: dopo la sconfitta del Machine Gun, l’Ace della Shin Nihon fu brutalmente pestato dai due compagni, ma non solo. Subito dopo, raggiunsero il ring proprio Prince Devitt e Fale: i quattro unirono le forze contro il pilastro della New Japan Pro-Wrestling. Le basi del BULLET CLUB furono gettate.
Com’è nato il nome BULLET CLUB?
Merita uno spazio a se l’aneddoto su come si arrivò alla creazione del nome “BULLET CLUB”: Fergal Devitt non voleva un nome breve come quello del nWo, ne tantomeno un nome che iniziasse con l’articolo “The”.
Raccontando alcuni dettagli del backstage della compagnia a Talks Jericho, l’attuale Finn Balor ha spiegato come all’epoca, per prendere in giro Minoru Suzuki, spesso si definiva il “vero shooter” – alludendo allo stile di lotta di MiSu – e, avendo nel gruppo Karl Anderson che si definiva come “The Machine Gun”, decise di creare un nome che ricordasse una pistola.
Da lì nacque il nome “BULLET CLUB”.
Perchè il BULLET CLUB usa il Too Sweet?
Per quanto riguarda il “Too Sweet”, anch’esso nacque da uno scherzo; Karl Anderson e Fergal Devitt si conoscevano dai tempi del Dojo a Los Angeles – l’Inoki Dojo, sopra menzionato – e si divertivano spesso nel citare gli episodi della Attitude Era e del New World Order: nel backstage, spesso si salutavano con tale gesto, per l’appunto.
Una volta che divenne un’abitudine, fu spontaneo sul ring salutarsi in questo modo.
Il creatore del BULLET CLUB: Gedo e la stable dei Gaijin
Gedo, head booker della New Japan Pro-Wrestling, non voleva semplicemente un turn heel di Prince Devitt, da anni e anni proposto come babyface, e ne tantomento desiderava ricreare un duo sulla falsa riga di Shwan Michaels e Diesel.
Il sogno di Gedo era creare una stable di soli Gaijin. Questi avrebbero dovuto recitare il rulolo liberamente, puntare a quello che più desideravano, senza alcun rispetto delle regole e delle tradizioni del wrestling Giapponese. Contemporaneamente, avrebbero tradito il caloroso pubblico di fan che fino a quel giorno li aveva supportati.
Karl Anderson, esprimendosi sui primi anni del BULLET CLUB, ha fatto notare come i fan giapponesi credessero realmente alla loro cattiverie: l’effetto del turn heel di Prince Devitt e il successivo pestaggio ai danni di Hiroshi Tanahashi da parte di tutti e quattro gli “stranieri” ebbe un effetto dirompente e molto sentito sul pubblico abituale della Shin Nihon.
I primi successi del BULLET CLUB
Il BULLET CLUB era nato ufficialmente e i primi successi come fazione arrivarono proprio col suo leader.
Prince Devitt vinse il suo secondo Best of the Super Juniors, da campione in carica, decidendo dunque di sfidare Hiroshi Tanahashi per Dominion, in estate. La motivazione era chiara: bisognava dimostrare al pubblico la forte rottura con il passato.
E grazie all’intervento di Fale, Prince Devitt riuscì nell’impresa di sconfiggere non solo un wrestler Heavyweight, ma anche di sconfiggere l’Ace della compagnia: questo traguardo, con il team Apollo 55, non sarebbe mai potuto essere raggiunto.
Ma non finisce qui: quella serata infatti terminò con un giovane Kazuchika Okada che, dopo una difesa del titolo IWGP Heavyweight, viene immediatamente sfidato proprio da Prince Devitt.
Un junior nell’olimpo dei giganti
In Giappone, a differenza del wrestling Occidentale, la demarcazione fra categorie di peso è ben più netta ed è presente in quasi tutte le federazioni, grandi o piccole che siano.
Il principio sportivo secondo cui vi sono titoli assegnati a specifiche categorie che vanno a dividere il roster in base al proprio peso è molto radicato.
Ed è per questo che risulta essere ancor più storico ed importante ciò che Prince Devitt fece, prima nel battere Hiroshi Tanahashi e poi nel sfidare per la cintura massima il campione in carica.
Ma la risposta di Kazuchika Okada non fu un semplice “sì”: prima di affrontarlo per il titolo, Prince Devitt avrebbe dovuto sconfiggere il suo manager Gedo in un match con il palio la sua corona, la IWGP Junior heavyweight title.
Il tour di Kizuna Road 2013 ebbe dunque questi risultati: alla prima giornata Prince Devitt sconfisse Gedo al Korakuen Hall, in un incontro caotico in cui il BULLET CLUB ha dovuto sorpassare la guardia fatta da Kazuchika Okada e Jado, storico compagno di carriera di Gedo.
In seguito, al Day 9, il Rainmaker sconfisse il suo sfidante: nonostante l’incredulo booking di spingere così in alto un peso Junior, sarebbe stato fin troppo vedere Prince Devitt con la doppia cintura di categoria intorno alla sua vita. Eppure, non era finita qui.
Dieci giorni dopo il tour, iniziò il G1 Climax 2013: questa era l’unica altra possibilità che Prince Devitt aveva per potere ottenere un’altra title shot e dunque, per la prima volta nella storia della New Japan Pro-Wrestling, un Junior partecipò al più grande torneo di pro-wrestling al mondo. Un altro traguardo era stato raggiunto, ma non bastava.
Quell’anno vinse Tetsuya Naito sconfiggendo in finale Hiroshi Tanahashi.
Prince Devitt dovette accontentarsi di 10 punti, con un distacco di un punto da Kazuchika Okada. Una annata non male, potremmo dire.
Capitolo III – Il Principe spodestato
La fine del 2013 e l’inizio dell’anno successivo furono l’inizio della fine, non per il BULLET CLUB, ma per la leadership di Prince Devitt. Parallelamente alla discesa del Principe, vi fu l’ascesa di uno dei tag team più iconici ed incisivi nella storia della disciplina recente: giunsero in Giappone gli Young Bucks.
Ma non solo, sarà proprio in quel periodo che la Bone Soldier T-Shirt, che ha reso iconica ogni introduzione di un nuovo membro nel Club, verrà creata e messa in vendita, segnando l’inizio di un successo commerciale mai visto prima per una stable della New Japan Pro-Wrestling.
Matt Jackson e Nick Jackson furono presentati al pubblico della Shin Nihon proprio da Prince Devitt per il torneo Super Junior Tag League di quell’anno. Il duo vinse la competizione, per poi vincere anche le cinture tag a Power Struggle 2013 contro il Suzuki-Gun, rappresentato da Taichi e TAKA Michinoku.
Il successo del BULLET CLUB non si fermò qui: nella categoria tag heavyweight, Karl Anderson ritrovò lo splendore avuto ai tempi del team Bad Intensions con Giant Bernard riuscendo a vincere la World Tag League 2013 insieme a Doc Gallows e conquistando le cinture a Wrestle Kingdom 8, anche in questo caso contro il Suzuki-Gun, rappresentato da David Boy Smith Jr. e Lance Archer.
La prima sconfitta del BULLET CLUB
In quella stessa serata, nonostante anche la vittoria dei Bucks che difesero le cinture, Prince Devitt perse la cintura Junior ai danni di Kota Ibushi dopo un regno lungo più di anno e dopo aver dominato la categoria.
Ed è da questo punto che dobbiamo ricondurci alla fine della leadership di Prince Devitt, come anticipato all’inizio di questo capitolo. Da Gennaio fino alla primavera l’ormai ex campione dei pesi leggeri si impegnò in svariati tag match e in una prestazione non delle migliori nella New Japan Cup 2014. Bisognerà aspettare di nuovo l’evento Invasion Attack per un turning point decisivo.
Nel primo capitolo abbiamo concluso la nostra breve panoramica sui primi anni di carriera di Fergal Devitt con i primi screzi con Ryusuke Taguchi, per poi giungere all’arrivo di Fale e al tradimento ai danni della controparte del duo Apollo 55.
L’addio di Prince Devitt
Era il 2013 ed ora, a questo punto della nostra narrazione, siamo precisamente ad un anno dopo, al solito evento e alla solita arena, il Ryogoku Kokugikan.
Dopo gli eventi di New Year Dash, in cui Ryusuke Taguchi attaccò Prince Devitt portando a riprendere la faida fino alla primavera di quell’anno, fu deciso che i due si sarebbero dovuti affrontare in un “Loser Leaves Town” ad Invasion Attack 2014, proprio un anno dopo il tradimento e la rottura.
Durante il match, gli Young Bucks hanno ripetutamente cercato di interferire, rimanendo fedele all’ideologia del BULLET CLUB di aiutarsi a vicenda per poter vincere. Tuttavia, qualcosa in Devitt scattò, ma non come nel 2013: non era d’accordo con le interferenze, e la risposta dei suoi compagni fu un attacco al di fuori del ring, che lo portò alla sconfitta.
Fergal Devitt si era redento, grazie ad una stretta di mano con Ryusuke Taguchi: la leadership del BULLET CLUB era finita, e il suo futuro era in WWE. Da lì a poco, sarebbe nato Finn Balor.
Capitolo IV – La doppia leadership
Invasion Attack 2014 non poteva però chiudersi con la vittoria di Ryusuke Taguchi e l’abbandono di Prince Devitt. In quello stesso evento, infatti, debuttò come nuovo membro del BULLET CLUB.
Il nuovo membro esordì attaccando Kazuchika Okada durante un tag match. E l’ultimo introdotto nella Stable arrivava direttamente dagli Stati Uniti. Il suo nome era già conosciuto in tutto il mondo e lasciò gli spettatori a bocca aperta.
AJ Styles esordiva così ufficialmente come nuovo rinforzo della stable, e il suo obiettivo era direttamente la corona massima della New Japan Pro-Wrestling.
Il phenomenal one non ha di certo bisogno di presentazioni: già nel 2014 era uno dei nomi più caldi fuori dalla WWE, e la sua carriera era ricca di successi.
Aveva già vinto gli allori massimi in Ring of Honor, Pro-Wrestling Guerrilla e Total Nonstop Action e il suo nome era già stato associato alla NJPW ma, fino al suo debutto, non c’era niente di certo.
Fu proprio sulla base di un passato in comune in TNA che Styles sfidò per il titolo massimo Kazuchika Okada, accusandolo di esser rimasto un rookie fin da quei giorni di escursione passati sul suolo americano.
La notorietà e la rilevanza di AJ Styles hanno trovato conferma nel concedergli come primissimo match in New Japan proprio l’incontro per l’IWGP Heavyweight title a Wrestling Dontaku 2014. Ancora una volta, questo evento si conferma fondamentale per la storia della stable dei Gaijin.
Il Rainmaker viene sconfitto dal debuttante rivale, grazie all’intervento di Yujiro Takahashi, all’epoca dei fatti membro della stable CHAOS capitanata proprio da Okada.
Il “Tokyo Pimp” attaccò il Rainmaker, favorendo così la vittoria di AJ Styles, mostrò la T-Shirt del BULLET CLUB e si presentò come il primo membro giapponese della fazione, tradendo il suo leader del CHAOS.
La NJPW si espande in America
In realtà con AJ Styles come campione dei pesi massimi la leadership del BULLET CLUB era ancora vuota. Ad oggi viene considerato come il secondo capo nella cronologia della stable, ma non c’è mai stato un momento preciso in cui si era imposto come leader.
Quel periodo fu l’inizio della espansione della New Japan Pro-Wrestling in America grazie alla collaborazione con la Ring of Honor.
I piani alti della compagnia, anche aiutati dall’aumento di popolarità che stava avendo la NJPW in America grazie proprio al BULLET CLUB, avevano consegnato la cintura massima ad un Gaijin al suo primo incontro in Giappone. Sicuramente, una scelta economica e commerciale che ha aiutato ad allargare un brand che stava pian piano ottenendo sempre più successo.
L’era AJ Styles del BULLET CLUB
Molti infatti concordano che con l’arrivo in NJPW di Styles in realtà la leadership fosse stata separata in due parti, concedendo quella interna alla New Japan sul suolo di casa a Karl Anderson, e per gli eventi oltreoceano al neo campione dei pesi massimi.
Spesso si sollevano sul web discussioni anche abbastanza sterili su tale questione: poco importa chi era davvero il leader a quei tempi, poiché quel periodo verrà sempre ricordato come l’era di AJ Styles, grazie anche ai due regni da campione IWGP.
Intanto, Dominion 6.21 di quell’anno segnerà un’altra serata di successo per il BULLET CLUB: Karl Anderson e Doc Gallows vinsero nuovamente le cinture tag team mentre Bad Luck Fale vinse il titolo intercontinentale sconfiggendo Shinsuke Nakamura. Inoltre, pochi giorni dopo, Yujiro Takahashi vinse il titolo NEVER Openweight.
AJ Styles rimarrà campione per circa metà anno, in un periodo in cui, tralasciando la categoria Junior, il BC aveva tutti i titoli della compagnia.
Styles difenderà la cintura sia negli Stati Uniti d’America agli eventi con la ROH sia in Giappone, per poi perdere poco prima di Wrestle Kingdom 9 il titolo ai danni di Hiroshi Tanahashi.
Il 2014 e l’arrivo di Kenny Omega nel BULLET CLUB
Intanto, prima che arrivasse il nuovo anno, a Power Struggle 2014 debuttò tra le fila del BULLET CLUB Kenny Omega. Il canadese, in realtà, era già ben noto agli occhi e ai cuori del pubblico, grazie ai match in coppia con Kota Ibushi, ma non nelle vesti del ”Cleaner”.
Il nuovo membro della stable si presentò come un Gaijin desideroso di fama e vittorie, nonostante vivesse da sei anni in Giappone – con un passato in DDT e AJPW – e nonostante sapesse parlare il giapponese. Il suo scopo era quello di “ripulire” tutta la categoria Junior e conquistare la cintura.
Nel mentre Styles, al suo primo match al Tokyo Dome, sconfisse in uno special single match Tetsuya Naito, così da ottenere un nuovo status da number one contender al titolo. Styles riuscirà infatti nuovamente a vincere la cintura IWGP, durante il tour di The New Beginning, sconfiggendo nuovamente Hiroshi Tanahashi: il cerchio si chiuderà con la perdita del titolo contro Kazuchika Okada a Dominion, in estate.
Dopo aver perso gran parte dei propri titoli in estate, si aprirà un periodo non dei migliori per il BULLET CLUB, nonostante alcuni nuovi innesti, tra cui Cody Hall, figlio della leggenda Scott Hall: e sarà proprio in quei mesi in cui nascerà l’ultima faida in Giappone per AJ Styles.
La fine dell’era AJ Styles
Anche Shinsuke Nakamura fu coinvolto dal tornado del BULLET CLUB: riuscì a riprendersi il titolo intercontinentale da Bad Luck Fale e riuscirà a difenderelo per la prima volta contro Karl Anderson.
Ma la storia non finisce qui: il terzo avversario, sempre dalle fila della stable opposta al CHAOS, era AJ Styles. Da lì a poco avremmo assistito ad uno dei match più iconici della New Japan Pro-Wrestling.
In un Tokyo Dome praticamente tutto esaurito, al suo secondo match a Wrestle Kingdom, AJ Styles perse l’incontro per l’IWGP Intercontinetal title a favore del beniamino di casa, in quello che verrà ricordato come il precursore del successo internazionale della Shin Nihon.
La serata successiva fu fondamentale per il futuro non solo del BULLET CLUB ma di tutta la New Japan: l’atmosfera che si respirava non era delle migliori all’interno della squadra, qualcosa andava cambiato, qualcuno andava cacciato.
Una nuova leadership doveva essere imposta, la gerarchia doveva essere sovvertita: a New Year Dash 2016 Kenny Omega e AJ Styles sconfissero YOSHI-HASHI e Shinsuke Nakamura, con quest’ultimo messo giù proprio dal Cleaner.
Ma la vittoria non fu seguita dai festeggiamenti ma, anzi, si arrivò al cambio di leadership. Dopo l’incontro, Kenny Omega colpì il suo compagno di stable, cacciandolo dal BULLET CLUB una volta per tutte e annunciando il suo passaggio alla categoria Heavyweight, sfidando il campione intercontinentale.
Capitolo V – I buoni contro i cattivi
Abbiamo chiuso il quarto capitolo affermando che non solo da lì a poco sarebbe cambiato il BULLET CLUB con il tradimento ai danni di AJ Styles, ma anche tutta la New Japan Pro-Wrestling.
Il mese di Gennaio del 2016 vede prima l’addio di AJ Styles, che esordirà in WWE alla Royal Rumble, e successivamente vedrà anche Shinsuke Nakamura lasciare la compagnia, dopo anni e anni in vetta alla federazione. Poco dopo, anche il team di Karl Anderson e Doc Gallows, per seguire le gesta di AJ Styles in WWE, lasceranno il Giappone.
Eppure, nonostante la dipartita del King of Strong Style, Kenny Omega non ha staccato gli occhi dal titolo Intercontinentale che è stato reso vacante dalla NJPW dopo l’abbandono dell’ex campione.
Il titolo fu messo in palio in un match fra il nuovo leader della stable e Hiroshi Tanhashi durante il consueto tour di inizio anno di The New Beginning. Sarà proprio The Cleaner a vincere la cintura, segnando il suo primo grande successo come peso massimo.
La nascita del “The Elite”
Quella vittoria, che seguì l’abbandono di ben tre membri sopra menzionati, segnò l’inizio di una nuova era per il BULLET CLUB.
In una prima fase si formò ufficialmente il sottogruppo “The Elite” alla guida della stable e, ad aprile al Ryogoku Kokugikan, debuttò Tanga Loa al fianco del suo fratello e pilastro della stable Tama Tonga, formando i Guerrillas of Destiny e vincendo le cinture di coppia, sconfiggendo i Great Bash Heel e sostituendo il vuoto lasciato dopo la dipartita del team di Karl Andersone e Doc Gallows.
Intanto, negli USA, si aggiunsero altri due nomi fondamentali, almeno per quelli che saranno gli eventi in America della New Japan. Durante l’anniversario per il terzo anno di esistenza, subito dopo Wrestling Dontaku 2016, a War of the Worlds abbiamo l’ingresso di Hangman Page e Adam Cole nel BULLET CLUB. I due furono assoldati dagli Young Bucks e dai Guerrillas of Destiny.
Il 19 Giugno a Dominion 6.19 vi fu una serata all’insegna di vittorie e di sconfitte. Prima gli Young Bucks conquistarono nuovamente le cinture tag team Junior, poi i G.O.D. persero quelle della categoria heavyweight ed infine Kenny Omega, nel primo ed unico ladder match in New Japan, perse la cintura Intercontinentale contro Michael Elgin. Ma non fu affatto un periodo nero, nonostante le sconfitte.
Poche settimane dopo infatti, in estate, iniziò il G1 Climax 26: Kenny Omega raggiunse la finale al Ryogoku Kokugikan vincendo il suo blocco e affrontando l’altro finalista, Hirooki Goto.
In un incontro in cui fu richiamato alla memoria il passato del BULLET CLUB attraverso la Bloody Sunday di Prince Devitt e la Styles Clash di AJ Styles, il Samurai fu sconfitto dal suo avversario. Kenny Omega buttò a terra la bandiera del torneo per alzare al cielo quello della sua squadra: il nuovo leader segnò la storia, diventando il primo Gaijin del puroresu a vincere un’edizione del G1 Climax.
L’ascesa di Kenny Omega a fenomeno globale
Da quel giorno in poi, la carriera in New Japan Pro-Wrestling di Kenny Omega fu tutta in ascesa, affermandosi come uno dei più grandi pro-wrestler che il mondo della disciplina avesse conosciuto.
E tale consacrazione arriverà a Wrestle Kingdom 11, con il main event tra Kazuchika Okada e Kenny Omega valutato con 6 stelle su 5 da Dave Meltzer: un match che riprese la popolarità lanciata dall’incontro tra AJ Styles e Shinsuke Nakamura dell’anno prima e la rese ancora più grande.
Se c’è un artefice del successo internazionale della Shin Nihon, quell’uomo è proprio Kenny Omega. Ma quella serata fu storica non solo per il match per il titolo mondiale: nonostante le sconfitte nei propri match titolati dei G.O.D., degli Young Bucks e di Kenny Omega, arriva un debutto molto importante per il BULLET CLUB.
Difatti, arriva in NJPW un nuovo volto già conosciuto sul territorio Americano, in un match contro Juice Robinson debutta infatti Cody Rhodes. Questo avrebbe portato da lì a poco al downfall del BULLET CLUB con il suo ingresso e con la sua futura faida per la leadership.
Il primo PPV NJPW negli USA
Al quarto anniversario del BULLET CLUB a Wrestling Dontaku 2017, Kazuchika Okada sconfisse il finalista della New Japan Cup di quell’annata Bad Luck Fale. Il Rainmaker chiamò sul ring Kenny Omega. Il Giapponese pronuncerà l’iconica frase sul motivo del suo guanto di sfida: “i fan vogliono vedere un altro match tra Okada e Omega”.
Il terreno per la seconda battaglia fra i due sarebbe stato Dominion, in estate: un incontro che raggiunse il time limit draw di un’ora e che vide il pareggio
A bordo ring, durante le battute finali del match, Cody insisteva nel gettare un panno bianco in segno di resa, nonostante i reclami di Matt Jackson e Nick Jackson. A ciò si aggiunse la sfida lanciata nel backstage a Kazuchika Okada per il titolo massimo da parte sempre di Cody: qualcosa non andava, le intenzioni del figlio d’arte e dell’ex WWE non erano delle migliori per il futuro del BULLET CLUB.
Arriviamo così a NJPW G1 Special in USA, Long Island, California. Questo è il primo evento prodotto dalla New Japan Pro-Wrestling negli Stati Uniti d’America. È anche un segno del successo internazionale che spesso abbiamo sottolineato fino ad ora come frutto della popolarità del BULLET CLUB.
Alla Night 1 dell’evento, Kazuchika Okada mantenne il titolo massimo e sconfigge Cody.
Alla Night 2, terminò un piccolo torneo messo su per decretare il primo campione dei pesi massimi degli US: in finale, dopo un incontro caldissimo e spettacolare, Kenny Omega sconfisse Tomohiro Ishii.
A consegnargli la cintura fu proprio Cody Rhodes. Per il leader del BULLET CLUB nasceva una nuova sfida, quella di diffondere al meglio il puroresu della Shin Nihon anche tra i fan statunitensi, grazie alla nuova cintura marcata IWGP.
Kenny Omega riuscirà nel difendere la nuova corona in svariate occasioni e, poco prima della fine dell’anno, a Power Struggle in uno dei momenti più scioccanti degli ultimi anni, viene sfidato per Wrestle Kingdom 12 da Chris Jericho, apparso in video sul titantron dell’arena.
Al Tokyo Dome, in un incontro senza squalifiche, Kenny Omega sconfisse il veterano e leggenda della disciplina Chris Jericho. Nella stessa serata, Cody venne sconfitto da Kota Ibushi: il giorno dopo, al consueto New Year Dash, l’ex WWE cercò vendetta ma il Golden Lover venne protetto proprio da Kenny Omega.
Il Downfall del BULLET CLUB: l’arrivo di Cody Rhodes
Qualcosa stava cambiando e l’atmosfera pesante avvertita nel post Wrestle Kingdom 10 con AJ Styles sembrava essere tornata. Durante un’intervista dopo New Year Dash Kenny Omega affermò: “abbiamo bisogno di unità”. Subito dopo decise di introdurre un nuovo membro tra le file della sua fazione per rimettere le cose in ordine.
Quest’uomo era Jay White, wrestler figlio del Dojo della New Japan Pro-Wrestling e debuttante al Dome contro Hiroshi Tanahashi per il titolo intercontinentale.
Ma la strategia di Kenny Omega non funzionò: Jay White colpì con una Blade Runner il campione US, lanciandogli una sfida per il successivo evento, The New Beginning.
Ciò che successe quella sera ebbe dell’incredibile, e bisogna andare con ordine: prima di tutto, Jay White mantenne la sua promessa e al suo secondo single match in New Japan vinse il suo primo titolo, sconfiggendo il campione United States.
In seguito, Kenny Omega, in segno di rispetto per il giovane talento, decise di consegnargli la cintura, rifiutando la sfida fin troppo prematura lanciata da Hangman Page al neo campione.
Questo mandò su tutte le furie Cody, che stufo colpì il leader del BULLET CLUB con una Cross Rhodes.
Nel finale, quasi a salvare la totale caduta del leader del BULLET CLUB, vi fu l’abbraccio e la riunione di uno sconfitto Omega e il suo compagno di vita Kota Ibushi.
I Golden Lovers tornarono in azione, in segno dei bei vecchi tempi passati nei Junior, contro gli Young Bucks in un incontro stellare a Strong Style Evolded, il secondo evento in America targato NJPW.
Il “The Elite” salva il BULLET CLUB
I Guerrillas of destiny affermavano che “era tutto ok”, ma la realtà era ben diversa: i conti andavano risolti.
Per questo fu organizzato, per il quinto anniversario del BULLET CLUB a Wrestling Dontaku 2018, un incontro fra Hangman Page e Kenny Omega, che venne vinto da quest’ultimo. Intanto, tra le fila del Club venne introdotto Taiji Ishimori, per contrastare il dominio di Will Ospreay nella categoria Junior.
Il destino degli eventi ci portò a Dominion, in estate, in cui il BULLET CLUB riuscì a ritrovare la gloria di un tempo grazie al successo dell’Elite: nonostante la sconfitta di Taiji Ishimori nella finale del Best of the Super Juniors di quell’anno, vi furono due importantissimi successi.
Dapprima infatti gli Young Bucks riuscirono a conquistare le cinture di coppia della categoria dei pesi massimi diventando il secondo tag team nel raggiungere tale successo mentre, nel main event, Kenny Omega riuscì finalmente dopo quasi tre anni di tentativi nel vincere il titolo massimo della compagnia.
Kazuchika Okada, il campione in carica, e Kenny Omega si affrontarono infatti in un incontro al meglio delle tre cadute senza limite di tempo, in modo tale da evitare un finale in pareggio come nell’anno precedente.
Le parole da spendere su questo incontro non basteranno mai, e non è il luogo e il momento adatto per farlo, per non sviare dal racconto degli eventi del BULLET CLUB.
A festeggiare con Kenny Omega, riuniti sul ring, c’erano sia Matt Jackson e Nick Jackson che Kota Ibsuhi.
La guerra civile del BULLET CLUB
La prima difesa titolata, come era ovvio che fosse, sarebbe stata contro Cody a G1 Special in San Francisco, un altro evento negli Stati Uniti d’America.
Dopo un violento incontro, il campione riesce a mantenere con successo la cintura ma il post match segnò una rottura mai più sanabile all’interno della Stable.
I membri originali del BULLET CLUB, Tama Tonga e Tanga Loa, attaccarono gli Young Bucks e dichiarando l’inizio di una guerra civile fra “The Elite”, ovvero la controparte face, e i “BULLET CLUB OG”, guidati dai Guerrillas of Destiny, ovvero la controparte heel.
Kenny Omega, dopo aver sconfitto Cody negli US e dopo aver dato il via alla guerra civile interna al BULLET CLUB, difenderà la cintura dei pesi massimi altre due volte, prima contro Tomohiro Ishii dopo il G1 Climax 28 e poi in un three way contro Cody e Kota Ibushi.
A Wrestle Kingdom 13, come tutti si aspettavano visti i rumors intorno alla creazione della All Elite Wrestling, il leader del “The Elite” perse il titolo contro Hiroshi Tanahashi.
La guerra civile tra le fazioni interne al BULLET CLUB termina con uno dei momenti più importanti del mondo del pro-wrestling: l’addio alla New Japan Pro-Wrestling da parte di Kenny Omega e dell’intera Elite che entrarono nella nuova formata All Elite Wretling.
Ma tutto questo fece da preludio ad un altro evento che ha segnato la storia della NJPW. Fu proprio a King of Pro-Wrestling, prima dell’evento al Dome, che Gedo tradì Kazuchika Okada in favore di Jay White.
Il neozelandese divenne il nuovo protetto dell’head booker della compagnia e nuovo membro del BULLET CLUB, ormai non più separato in vecchi e buoni dopo la dipartita del sottogruppo The Elite.
Capitolo VI – Un nuovo Re nell’oscurità
La nuova leadership era stata affermata, e non ci volle molto per arrivare al successo: Jay White iniziò l’anno sconfiggendo Kazuchika Okada a Wrestle Kingdom 13, proprio la serata in cui Kenny Omega perse il titolo massimo in un ultimo grande match per il suo amato pubblico giapponese come alla fine del capitolo precedente descritto.
Incredibilmente, la vittoria di Jay White fu una vittoria pulita e lanciò un chiaro statement: voler dominare i piani alti della compagnia.
Il nuovo leader del BULLET CLUB non si fermò a quella vittoria. Il mese successivo sconfisse infatti l’Ace moderno della New Japan Pro-Wrestling durante il tour di The New Beginning, lo stesso in cui l’anno prima vinse la sua prima cintura proprio contro l’ex leader Kenny Omega. Successivamente, ad Osaka, sconfisse anche lo storico Ace Hiroshi Tanahashi, con in palio il titolo massimo.
Gedo aveva creato un’altra macchina da guerra, un altro professional wrestler che avrebbe reso grande da quel punto in poi la sua compagnia, portandolo al successo fin da subito.
L’ascesa e la caduta di Jay White nella NJPW
Purtroppo per lui il regno non durerà molto: nemmeno una difesa all’attivo, e dopo poco più di un mese dovette cedere ad un Rainmaker rientrato nelle sue piene forze.
Dopo un mese dalla sconfitta del titolo maggiore, si giunge al sesto anniversario del BULLET CLUB a Wrestling Dontaku 2019. Durante l’evento debuttò nella stable di Gaijin El Phantasmo, che in coppia con Taiji Ishimori, vincerà in seguito le cinture tag team della categoria Junior sconfiggendo i Roppongi 3K.
Ma la situazione particolare per i wrestler pesi leggeri membri del Club non finì con l’introduzione del nuovo membro.
Al primo show della New Japan Pro-Wrestling in Australia, Southern Showdown, Robbie Eagles viene sconfitto da Will Ospreay per la cintura Junior, e nella Night 2 rifiutò di attaccare il suo rivale, decidendo di unirsi al CHAOS abbandonando i suoi compagni del BC.
In una sensazione di completo cambiamento, si giunge dunque al G1 Climax 29: Jay White riuscirà a raggiungere la finale del torneo ma verrà sconfitto da Kota Ibushi.
Nonostante ciò, grazie alla vittoria del titolo Intercontinentale a Destruction in Kobe ai danni di Tetsuya Naito, riuscirà a inserirsi nel face to face a quattro per la doppia corona della compagnia da contendersi a Wrestle Kingdom 14.
Intanto, proprio all’evento finale del Climax, KENTA si unirà al BULLET CLUB.
Il King Switchblade perse però il titolo Intercontinentale al Tokyo Dome: Tetsuya Naito lo riconquistò, per poi battere anche Kazuchika Okada la notte seguente e vincendo entrambe le cinture massime della NJPW.
Il nuovo entrato KENTA sfida immediatamente il leader dei Los Ingobernables de Japon, venendo però sconfitto e non riuscendo così a riportare la cintura all’interno del BC.
EVIL entra nel BULLET CLUB
Nel mentre arriva il COVID e tutto viene sospeso. Gli eventi iniziano da essere rinviati e diversi membri del BC non possono rientrare in Giappone. La NJPW rimane ferma da Febbraio 2020 fino al 16 giugno 2020.
Intanto però, qualcosa bolliva in pentola: dalle tenebre stava per riemergere il Re dell’oscurità, pronto ad annebbiare il King Swictchblade.
EVIL, membro dei Los Ingobernables de Japon, vince la New Japan Cup 2020 guadagnandosi di diritto una title shot alla doppia corona di Tetsuya Naito, il suo leader.
Qualcosa non andò però secondo i piani del campione in carica: il King of Darkness rispose al pugno puntato in alto di Tetsuya Naito con il Too Sweet, introducendosi nel BULLET CLUB.
A Dominion EVIL riuscirà a vincere le due cinture, quella Intercontinentale e quella dei pesi massimi, sconfiggendo il suo vecchio leader e compagno di carriera Tetsuya Naito. La vittoria arriverà anche grazie al supporto di Dick Togo, che è entrato nella stable in qualità di manager dello stesso EVIL.
Non contento del risultato, EVIL annuncia che a causa dell’assenza di Jay White per la pandemia, sarebbe stato lui il nuovo capo del BULLET CLUB.
In realtà la parentesi EVIL come campione massimo e leader assoluto del BULLET CLUB durò poco: dopo una breve faida con Hiromu Takahashi, infatti, perse le cinture nuovamente per mano di Tetsuya Naito.
Il ritorno di Jay White
Al G1 Climax 30 tornò Jay White, in un torneo vinto nuovamente da Kota Ibushi, questa volta contro SANADA. Il King Switchblade venne fermato alla finale del suo blocco per mano di Tomohiro Ishii.
White sconfisse Kota Ibushi a Power Struggle e diventò il primo wrestler a vincere il diritto di sfidare il campione al successivo Wrestle Kingdom 15.
Eppure, ancora una volta Jay White non riuscì nel raggiungere la vetta. Era nuovamente arrivato in cima, ma è nuovamente caduto rovinosamente.
Kota Ibushi sconfisse alla Night 1 Tetsuya Naito e difese le due cinture proprio contro White durante la Night 2, portando il leader del BULLET CLUB alla decisione di prendersi una pausa dal pro-wrestling.
EVIL, la HOUSE OF TORTURE e la nuova guerra civile
Dopo quelle dichiarazioni, si aprì una parentesi alquanto confusionaria, in cui era difficile cogliere il punto della situazione.
Jay White tornerà in azione ma sul suolo statunitense. Questo ha portato ad una rivalità tra i Good Brothers, Karl Anderson e Doc Gallows, rilasciati dalla WWE e debuttanti ad IMPACT Wrestling, contro gli attuali membri del BULLET CLUB, ancora capeggiati da Jay White.
Intanto, in Giappone, EVIL introdusse SHO come nuovo membro del Club e formò il sottogruppo denominato HOUSE OF TORTURE con Yujiro Takahashi e il suo manager, Dick Togo.
Questa fu una parentesi questa che purtroppo avrà poca fortuna, non solo tra le gerarchie della stable, ma in generale nella New Japan.
Intanto, dopo svariati mesi, Jay White tornò in Giappone, rendendosi protagonista di un breve stint come campione NEVER Openweight e diventando Grand Slam Champion della New Japan Pro-Wrestling.
L’anno successivo il BULLET CLUB si rese protagonista di un’ulteriore guerra civile: dopo la perdita del match valido per le cinture tag di IMPACT Wrestling, il “white leader” decise di cacciare dalla sua stable i Guerrillas of Destiny.
Al loro posto, il neozelandese decise di introdurre, dopo quasi dieci anni dalla dipartita, Karl Anderson e Doc Gallows.
Jay White fu chiaro: o dalla parte sua o dalla parte di Tama Tonga. La prima prima vittima fu il giovane Hikuleo, che non accettò la sua leadership e venne selvaggiamente picchiato.
Intanto il neozelandese tornò nuovamente in Giappone e puntò lo sguardo verso la nuova cintura massima, l’IWGP World heavyweight title, a quei tempi detenuto da Kazuchika Okada, che fu immediatamente sfidato.
E a Dominion di quello stesso anno, sempre davanti al pubblico di Osaka, Jay White raggiunse un altro traguardo: sconfisse il Rainmaker e conquistò il titolo mondiale.
Nella stessa serata, Karl Anderson vinse il titolo NEVER Openweight sconfiggendo Tama Tonga.
Capitolo VII – Non è tutto oro ciò che luccica
Quella calda serata d’estate fu un successo per il BULLET CLUB di Jay White, eppure, avvicinandosi all’inverno e al nuovo anno, non tutto sarebbe andato per il verso giusto. Il King Switchblade rimase campione dei pesi massimi del mondo fino a Gennaio, venendo sfidato dal vincitore del G1 Climax 31 Kazuchika Okada al main event di Wrestle Kingdom 17.
Poche settimane prima dell’evento, ci fu un piccolo sconvolgimento all’interno del Club che segnerà l’inizio della fine del BC targato Jay White: Hikuleo tradì il suo capo di squadra, alleandosi con la sua famiglia, Tama Tonga e Tanga Loa, con la guerra civile che continuava all’interno della stable.
E il Tokyo Dome segnò l’inizio della fine: Tama Tonga vinse nuovamente il titolo NEVER Openweight e la nuova esperienza dei Good Brothers in New Japan terminò, tornando in WWE; al main event, Jay White fu sconfitto da Kazuchika Okada e per la sua cintura.
La fine del BULLET CLUB di Jay White
Nelle settimane successive, Jay White sfogò tutta la sua ira su Hikuleo, accusandolo di essere la causa del disfacimento del BULLET CLUB: e fu proprio per questo che il King Switchblade decise di sfidarlo in un “loser leaves Japan match” durante il tour di The New Beginning,
Ma tutto andò per il peggio per il neozelandese: il giovane talento Hikuleo sconfisse a sorpresa Jay White che, tra le lacrime dell’affezionato pubblico di Osaka a cui più di dieci anni prima giurò amore eterno prima di partire per l’escursione in Messico come Young Lion, dovette abbandonare per sempre il Giappone.
L’addio alla New Japan Pro-Wrestling di White ci fu invece all’evento Battle in the Valley, in America, contro Eddie Kingston: un incontro dal sapore e dalla atmosfera meno sentita, che non creò scalpore, se non per il post match.
David Finlay si presentò al pubblico americano, attaccò lo sconfitto Jay White e si dichiarò nuovo leader del BULLET CLUB. In seguito, il tutto fu ufficializzato alla New Japan Cup 2023, quando si presentò con il nuovo manager, il rientrante Gedo.
Da quel momento in poi, ad oggi, David Finlay ha deciso di fare pulizia all’interno del suo BULLET CLUB, cacciando El Phantasmo e introducendo Clark Connors, direttamente dal brand STRONG.
Ma intanto, dopo mesi e mesi di indiscrezioni, Jay White sorprese il mondo del pro-wrestling debuttando in All Elite Wrestling al fianco di Juice Robinson e creando, la settimana successiva a Dynamite, il cosiddetto BULLET CLUB Black and Gold, pronto a dominare la federazione nata proprio con l’addio di Kenny Omega alla New Japan Pro-Wrestling e poco prima l’ascesa di Jay White a leader del Club.
Conclusione – Scenari futuri
Non è tutto oro ciò che luccica, abbiamo detto all’inizio dell’ultimo capitolo del nostro viaggio tra il Giappone e gli Stati Uniti d’America per raccontare le gesta dei leader e dei membri del BULLET CLUB, ma come mai?
Bisogna ammetterlo: la decisione di far debuttare in All Elite Wrestling uno dei Gaijin più prorompenti nella storia della New Japan Pro-Wrestling al fianco di Juice Robinson per poi concedergli un misero promo backstage e un single match a Dynamite non è stata una scelta di booking delle migliori.
È evidente e chiarissimo che, con i continui Tweet e rimandi alla nuova fazione nata in America col nome Black and Gold da parte di David Finlay, porterà, magari a Forbidden Door 2, ad uno scontro tra i due leader.
Ma davvero si vuole relegare al BULLET CLUB un talento del calibro di Jay White? Se infatti la stable di Gedo può giocare un ruolo decisivo per la carriera di David Finaly, aumentando la rilevanza e lo status visto il suo passato nella midcard della compagnia, dall’altro lato Jay White, l’unico Gaijin a vincere ogni singolo titolo della NJPW, ha dalla sua uno status ben più alto da sfruttare.
Inoltre, il BULLET CLUB di Finlay pare avere l’intenzione di ricrearsi quasi da zero, con l’introduzione del nuovo membro Clark Connors e con il turn su El Phantasmo.
Le dichiarazioni di non voler essere una stable dedita solo alla vendita di T-Shirt ci fa ben sperare in un nuovo BC, fresco di giovani talenti, come il suo leader, e spogliato invece di quelli inutili, a partire dalla fazione della HOUSE OF TORTURE.
Intanto a Dynamite si ha bisogno di chiarezza, perché ora come ora il duo Jay White e Juice Robinson non sembra avere appeal e un ruolo centrale tra la zona alta della compagnia di Tony Khan.
Questo è stato un lungo viaggio: fiumi di parole spese per commemorare, ritornando alla nostra introduzione, una delle più importanti fazioni del pro-wrestling degli anni 2000, sia dal punto vista commerciale che sportivo.
Il BULLET CLUB avrà sempre il suo fascino, al pari dei Four Horseman o della nWo, per tutti i fan della disciplina. Ma è tempo che gli ultimi anni di confusione e booking illogico e discontinuo vengano cancellati con una grande riforma interna, e David Finlay può rappresentare il vero futuro della stable.
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