Drew McIntyre nell’ultimo episodio di Monday Night RAW si è lasciato andare ad un acceso confronto con Kevin Owens riguardo il fatto di essere un pro-wrestler.
Nel segmento magistrale condiviso con il fighter canadese, lo scozzese ha citato i suoi dolori alla schiena come possibile ostacolo nella corsa al titolo di campione indiscusso. Questo problema sarebbe stato causato – figurativamente – dal suo impegno come volto della WWE negli anni della pandemia, in cui il peso dell’intera compagnia gravava sulle sue spalle mentre gli altri rimanevano a casa o lottavano da part-timer.
Con l’arena infuocata dalle parole dei due perfomers, Drew McIntyre ha voluto chiudere il dibattito invitando Kevin Owens a passare all’azione con la frase “we are wrestlers in a wrestling ring, so let’s just freakin’ wrestle”, citando più volte il termine “wrestling” che sotto l’egida di Vince McMahon era ormai caduto in disuso. Non è un caso che il nativo di Ayr abbia sfogato così la sua frustrazione sottolineando implicitamente (o forse no) il motivo per cui lui – e in quel caso Owens – sia presente sul quadrato ogni settimana.
Drew McIntyre ha lanciato un messaggio
Il ritiro di Vince McMahon e la venuta di Triple H sono un susseguirsi di fatti inevitabile dopo lo scandalo che ha coinvolto il padrone della World Wrestling Entertainment e così nell’arco di poche settimane la federazione di Stamford vede cambiare quasi drasticamente la sua esistenza. Il repulisti dietro le quinte è tra i più colossali, ma solo tra gli addetti ai lavori perché Paul Levesque (vero nome di Triple H) è deciso a richiamare tutti quei talenti da lui portati nella compagnia, sedotti nel loro periodo ad NXT e poi abbandonati una volta giunto il loro momento nel main roster.
L’avvenimento più importante per chi respira e trasuda questa disciplina è decisamente la questione legata al lottato: non più una carrellata di segmenti comedy, personaggi al limite del ridicolo umiliati come avessero commesso chissà quale malefatta e soprattutto una serie di match uguali, difficili da valutare se non per i valori dei performers nel quadrato. A questo fa riferimento la frase di Drew McIntyre, poche semplici parole urlate in faccia al rivale del momento, ma che rappresentano il grido di molte superstar tenute con la bocca tappata per il troppo timore di doversi cercare un altro posto di lavoro.
Il messaggio dello scozzese però va oltre al semplice riferimento di professional wrestlers bloccati da una gestione scellerata dei propri talenti. Sì, perché il due volte campione WWE ha scoccato volutamente una frecciata non solo a chi lavorava dietro le quinte, ma anche a coloro i quali hanno utilizzato la compagnia come motel in cui sostare un paio di notti pretendendo un servizio a cinque stelle, abbandonandola dopo aver rimpinguato le proprie tasche. Infine ha portato alla luce il problema di avere un campione indiscusso che può permettersi di apparire solo quando ne sente il bisogno, mentre nel backstage c’è chi lotta ogni sera come fosse l’ultima pur di apparire in uno show televisivo.
È arrivato il momento di cambiare il modus operandi della promotion più famosa al mondo, mettendo da parte tutte quelle chiacchiere superflue e smettendo di trattare i propri dipendenti come fossero attori di cabaret o figurine rare da mostrare al proprio pubblico ogni settimana. I wrestlers vogliono fare wrestling, gli spettatori vogliono vedere i propri wrestlers preferiti lottare e sentire quelle vibrazioni che solo una contesa in un ring può dare. I promo sono parte integrante dello spettacolo made in WWE, ma chi si allena tutti i giorni per ore non lo fa con il solo scopo di tenere un microfono in mano.
Il ritorno del prescelto
Dopo aver trascinato la compagnia nel momento più difficile nella storia recente del mondo, Drew McIntyre è stato relegato ad un ruolo di riserva di lusso da poter sfruttare come tappabuchi, ma mai realmente dandogli il credito che si meritava. A poco più di due settimane dal premium live event europeo – Clash At The Castle – il wrestler scozzese è tornato over con il pubblico e pronto a riconquistare di fronte alla sua gente quella cintura vinta nel silenzio più totale di una empty arena. Non è un caso che nelle ultime settimane Drew McIntyre abbia ripreso il ruolo del prescelto e non per necessità di rinfrescarne il personaggio, quanto per porre fino al mastodontico regno di Roman Reigns.
Nulla da dire al Tribal Chief, il quale ha degnamente costruito il suo regno del terrore spazzando via ogni sorta di avversario negli ultimi due anni, ma il detto “il troppo stroppia” non è mai stato così azzeccato come nell’ultimo periodo in cui il campione indiscusso ha reso prevedibile ogni suo incontro, facendo quasi perdere gusto allo spettatore nel vedere un incontro titolato. La figura di Drew McIntyre – che ricorda molto il Braveheart con protagonista Mel Gibson – sembra decisamente quella adatta (e perciò prescelta) a dare vita ad un nuovo percorso da intraprendere che non esclude a priori la possibilità di uno split tra i due titoli e un draft che rimescolerebbe le carte in gioco.
Non chiamatelo ‘The Chosen One‘ (Il Prescelto) però, lui non è più quello di quindici anni fa entrato in WWE come preferito del capo e poi relegato a ruoli di terz’ordine prima di venir licenziato. Drew McIntyre forse merita di più l’appellativo di ‘The Reborned‘ (Il Rinato), perché per tornare ad esaudire il suo sogno di diventare il volto di una compagnia come quella con sede a Stamford, è dovuto ripartire da zero ricostruendo il suo background, ripulendo il suo nome dall’onta subita in passato e lottando in ogni federazione (indipendente e non) per diventare il Drew McIntyre che conosciamo oggi.
Il pubblico chiama a gran voce un campione indiscusso presente ad ogni singolo show, un campione che non faccia distinzione tra RAW e Smackdown, che sia pronto a metterci la faccia e difendere il proprio onore oltre che le due cinture portate in spalla. Dalla bocca del fiume Ayr fino ai piedi della grande montagna, il viaggio dello scozzese è quello di un guerriero che non si arrende di fronte a nessun impedimento e forse proprio per questo motivo – anche se non è l’appellativo che di certo preferisce – è lui il prescelto per guidare la compagnia: Drew McIntyre, il professional wrestler.