Theory è diventato Mr. Money In The Bank dopo aver partecipato a sorpresa nel ladder match come ottavo membro della contesa.
Dopo essere uscito sconfitto dalla sfida con Bobby Lashley perdendo così il suo prezioso titolo degli Stati Uniti, Theory – grazie all’apporto di Adam Pearce – si è portato a casa il premio più grande al termine del main event del Premium Live Event omonimo. Un epilogo scontato che ha rovinato (in parte) il momento più atteso da tutti i fan della WWE, ovvero conoscere il possessore di quella valigetta che per un anno intero metterà in pericolo il regno del campione indiscusso.
La vittoria del protetto del signor McMahon non sembra però essere stata digerita al meglio da chi si aspettava in Seth Rollins o in Riddle l’unico degno erede in grado di spodestare un Roman Reigns, il cui regno del terrore non sembra avere una fine nemmeno se colto alla sprovvista. Theory – per la critica – non è il nome adatto e se il pubblico insorge noi provvederemo a spiegare perché questo alone di scetticismo deve cessare in fretta.
Theory vent’anni dopo la Ruthless Aggression
Dal lontano 2002 sono passati venti anni esatti: la WWF diventava WWE con alcuni spot epici facilmente reperibili se si conserva il DVD del pay-per-view SummerSlam 2002; la compagnia di proprietà dei McMahon aveva salutato l’Attitude Era per entrare in una nuova realtà chiamata Ruthless Aggression, lanciando nuovi volti che di lì a poco saranno anima e corpo della federazione di Stamford. Nel presente, tra le gimmick colorate di NXT 2.0 e i talenti di NXT UK, il main roster ha accolto Theory: 25enne americano (il 2 agosto li compirà ufficialmente) belloccio, spocchioso, arrogante, così tanto sicuro di sé da portare sul ring un telefono con cui scattarsi i selfie dopo aver vinto i suoi match.
L’attitudine non gli manca e lo stesso si può dire per le doti sul ring, già ampiamente mostrate nel suo periodo in Evolve e successivamente ad NXT; piace talmente tanto ai piani alti che il suo personaggio viene affiancato da Vince McMahon in gag più o meno divertenti e in breve tempo conquista gli spot più importanti dello show rosso e ultimo, ma non meno importante, attira l’attenzione di John Cena.
In WWE non si parla d’altro che di un possibile scontro tra il wrestler che per vent’anni ha segnato un’epoca come la Ruthless Aggression e Theory, colui che a tutti gli effetti raccoglierà l’eredità di John Cena nel futuro prossimo. Il nativo di Atlanta nell’arco di poche settimane ottiene così un possibile match contro il Doctor of Thuganomics (possibile scenario, la prossima edizione di WrestleMania) e chiude il main event di Money In The Bank sganciando la valigetta con dentro il famoso contratto spendibile in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo nei prossimi 365 giorni.
La delusione però è crescente: il pubblico rimane completamente impassibile nel finale del PLE, qualcuno esce dall’arena visibilmente scontento e altri sui social network definiscono la vittoria di Theory troppo affrettata, perché un lottatore così giovane non può tenere sulle spalle un’intera compagnia soprattutto dopo che Roman Reigns l’ha trascinata (e ancora la sta trascinando) per quasi due anni.
Un’eredità pesante
La gente sembra aver dimenticato quanto fossero giovani Brock Lesnar, John Cena e Randy Orton (questi sono i nomi più altisonanti della Ruthless Aggression) quando diventarono i volti nuovi della WWE. The Next Big Thing a soli 25 anni diventò il più giovane campione indiscusso sconfiggendo The Rock in un epico Main Event di SummerSlam (proprio di quel 2002 citato in precedenza), prima che il suo record venisse cancellato da Randy Orton sempre nello stesso pay-per-view due anni dopo, laureandosi il più giovane World Heavyweight Champion a 24 anni.
Infine John Cena, dei tre quello che ha vinto il titolo mondiale in un’età leggermente più avanzata (27 anni), ma la cui credibilità si è costruita col tempo partendo dal match di debutto contro Kurt Angle fino ad ottenere vittorie prestigiose ed un record di sedici titolo di campione del mondo. Tre superstar il cui cammino verso lidi prestigiosi è partito nello stesso momento di Theory e sebbene occorrano le dovute proporzioni, è giunto il tempo di lanciare il classe 1997 nell’Olimpo della federazione.
Il compito davvero complicato per Theory sarà raccogliere non solo l’eredità pesante di questi tre mostri sacri, quanto scalzare uno dei campioni più riusciti e meglio costruiti dell’ultimo decennio. Alla WWE si può rimproverare il fatto di aver costruito il giovane Theory come una macchietta all’interno della stable The Way ad NXT e non avergli dato fin dall’approdo nel Main Roster un ruolo credibile, perciò la sua ascesa così repentina ha fatto storcere il naso a molti.
Esclusi i segmenti comedy, a Theory non è stato dato modo di sfruttare le sue doti con il microfono in mano e spesso i suoi match si sono conclusi con vittorie di rapina che non hanno aiutato ad accrescere il suo status sul quadrato. Adesso con l’appellativo di Mr. Money In The Bank la responsabilità si triplica e questo sarà il vero banco di prova per l’ex Austin Theory che in un anno intero dovrà suscitare interesse, spingere il pubblico a chiedere a gran voce il suo incasso e arrivare all’attesa sfida con John Cena (rimandata proprio per renderla più credibile) in cui il passaggio del testimone sarà una pura formalità.
My Time Is Now
Rubando come frase il titolo della theme song di John Cena, è giunto il tempo di dare a Theory lo spazio per brillare come nuovo astro della compagnia. Il regno sin qui magistralmente condotto dal Tribal Chief non dà motivo agli spettatori di voler vedere terminare i quasi 700 giorni da campione di Roman Reigns, nonostante ciò la concorrenza praticamente spazzata via dal samoano non permette grandi manovre se non una trita e ritrita rivalità con Brock Lesnar. I roster della WWE sono pieni di grandissimi atleti – molti dei quali più vicini ai quarant’anni che ai trent’anni – tutti con uno star power degno di poter portare in vita la cintura di campione indiscusso.
Il fatto che la compagnia batta sempre sullo stesso chiodo con superstar già in età pensionabile (o comunque non più nel miglior momento della propria carriera) e con match visti allo sfinimento, dovrebbe portare lo spettatore a chiedere (e pretendere) un personaggio fresco che dia un nuovo tono ai main event. Al momento nessuno è più adatto di Theory, seppur con i suoi limiti e con il rischio di bruciare un astro nascente (anche se i precedenti storici fanno ben sperare) costretto come Atlante a portare il peso dell’intera federazione sulla schiena.
Se Theory è la risposta al ringiovanimento della WWE, bisogna tenere conto però di altri pro-wrestler decisamente meritevoli di una run titolata, così con un solo titolo disponibile l’intera faccenda si complica non poco. Nonostante la sconfitta subita contro Roman Reigns che non gli permetterà più di poter lottare per il titolo finché il Tribal Chief sarà campione, Riddle è il performer più over dell’intera compagnia; con l’avvicinarsi del Premium Live Event gallese e con il merito di aver trascinato l’intera promotion nel periodo della pandemia, anche Drew McIntyre meriterebbe un altro regno titolato; dalla conta non si può escludere Seth Rollins, capace di reinventarsi e venire apprezzato dal pubblico anche nelle vesti di un heel versione “cringe”, il cui talento sul quadrato dovrebbe essere premiato con la vittoria del titolo.
Infine, sebbene sia out a lungo per infortunio, va tenuto in conto il profilo di Cody Rhodes: l’American Nightmare con molta probabilità tornerà per vincere la Royal Rumble e soprattutto il suo ritorno in WWE non è un caso, poiché nel suo futuro c’è di sicuro un regno da campione del mondo. Con questa fila di persone (davanti) e una valigetta del Money In The Bank in mano, Theory dovrà riuscire a cogliere il momento propizio per diventare detentore dell’alloro più prestigioso; tuttavia, qualsiasi esso sia il giorno, di certo non sarà troppo presto per vedere Theory campione indiscusso perché le risposte sono solo da cercare indietro nel tempo.
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